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I farmaci e le terapie per curare le malattie infiammatorie intestinali

14/10/2008

Morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa sono malattie infiammatorie croniche intestinali (in inglese IBD, inflammatory bowel disease). Negli ultimi 10 anni, in Italia la diagnosi di nuovi casi e il numero di ammalati sono aumentati di circa 20 volte. Ne parliamo con gli specialisti di Humanitas.

Familiarità

Le IBD presentano una certa “familiarità”, ovvero la tendenza ad un maggior rischio nei parenti delle persone affette, ma non sono malattie ereditarie. Colpiscono con la stessa frequenza i due sessi, con un esordio clinico che in genere si colloca fra i 15 e i 45 anni.

Diagnosi

Gli esami strumentali che aiutano una corretta diagnosi delle IBD sono: la colonscopia con eventuale ileoscopia retrograda; la definizione del quadro anatomo-patologico delle biopsie intestinali mediante esame istologico; l’ecografia addominale e dell’intestino con radiografia del tenue, tac enteroclisi o risonanza magnetica addominale; gli esami ematici (emocromo ed indici di infiammazione).

Cure

Le IBD necessitano di terapia medica, stretta sorveglianza clinica e un appropriato regime terapeutico. L’insorgenza di complicanze può porre l’indicazione alla terapia di tipo chirurgico (come nel caso di stenosi intestinali).

Sostegno ai pazienti

Per sostenere i pazienti affetti da queste malattie sono nate in questi anni diverse associazioni. Fra queste AMICI – Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, impegnata a diffondere informazioni e promuovere la ricerca su queste malattie invalidanti ma spesso misconosciute, in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica.

Humanitas, le ultime scoperte e pubblicazioni

Gli studi di ricerca scientifica di base attivi presso il Laboratorio di Immunopatologia gastrointestinale di Humanitas, sono molteplici e si focalizzano su più aspetti delle malattie infiammatorie intestinali.

JAM-A: una fortezza per la difesa dell’intestino

Uno studio pubblicato su Gastroenterology lo scorso maggio ha dimostrato l’importanza della proteina JAM-A nel mantenere unite le cellule che compongono la barriera intestinale: in pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche dell’intestino questa proteina è scarsamente presente. Tali risultati aprono una nuova strada per la cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali: la messa a punto di farmaci in grado di reintegrare questa fondamentale proteina nell’organismo, in modo da rafforzare la barriera intestinale, prima fortezza di difesa contro il mondo esterno. Al momento è infatti allo studio una nuova classe di farmaci che agirebbero in questo modo nei pazienti affetti da malattia di Crohn.

L’angiogenesi nelle IBD

Il primo studio (Angiogenesis as a novel component of inflammatory bowel disease pathogenesis) pubblicato su Gastroenterology, ha identificato la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi) come una nuova componente dell’infiammazione intestinale, che rende disponibili un maggior numero di sostanze nutritizie ai globuli bianchi responsabili del danno infiammatorio.
La seconda ricerca (Angiogenesis Blockade as a New Therapeutic Approach to Experimental Colitis) pubblicata su GUT, riguarda un nuovo approccio terapeutico (un farmaco anti-angiogenico) per curare la colite cronica: si blocca il modo in cui i globuli bianchi ricevono i nutrienti, dunque si affama l’infiammazione.

NEMO, lo scudo dell’intestino

In un articolo su Nature è stata resa nota la scoperta di NEMO, una proteina presente nell’epitelio dell’intestino, in grado di riconoscere e combatte i batteri presenti nella flora intestinale prevenendo malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa. la scoperta potrebbe aprire nuovi importanti scenari clinici, come la creazione di un farmaco che re-integri l’attività di questa proteina fondamentale. L’azione di NEMO è inoltre direttamente implicata nell’azione patogenica della molecola TNF (Tumor Necrosys Factor), presente nella mucosa intestinale e citochina chiave nei processi infiammatori: la scoperta ha dato un’ulteriore conferma del ruolo cruciale della TNF nelle IBD.

L’IBD Chip

I fattori genetici giocano un ruolo molto importante nella fisiopatologia delle malattie infiammatorie croniche intestinali. A livello sperimentale in Humanitas, unico ospedale italiano coinvolto nel progetto europeo, viene utilizzato un test genetico, l’IBDchip: un chip di DNA che permette lo studio simultaneo, mediante tecnologia laser, di 61 polimorfismi (variazioni genetiche, SNPs) localizzati su 40 geni, selezionati per la loro potenziale influenza sulla suscettibilità a sviluppare morbo di Crohn o rettocolite ulcerosa.

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