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Cronaca di una missione in Congo

31/08/2005

Prosegue il racconto della nuova missione di Mirco Neri, infermiere del Blocco Operatorio di Humanitas, partito lo scorso luglio per Walikale, in Congo, con la sezione olandese di Medici Senza Frontiere.
Scopo del viaggio, supportare un ospedale distrettuale e 5 centri salute. Dopo averci parlato del suo arrivo a destinazione e del team con cui lavora ci racconta come si svolge la sua giornata tipo, le sue sensazioni e le difficoltà incontrate.

A che ora inizia il vostro lavoro?
“Ogni mattina tutto lo staff ospedaliero si riunisce alle 7 e 30 circa per fare il resoconto della notte nei vari reparti, e per parlare dei casi problematici che verranno trattati durante la giornata. Poi tutti gli infermieri si dirigono nei rispettivi reparti e preparano il giro dei medici”.

Sono molti gli infermieri presenti?
“Purtroppo no! Il personale infermieristico è scarso, anche se lavora con un entusiasmo tale da far dimenticare questo fatto! Sono davvero tutti da ammirare: lavorano moltissimo, su due turni, giorno e notte, con un salario minimo. A volte mi chiedo come fanno… Nonostante le mie – ormai tante! – esperienze, ogni volta mi sorprendo di quanto efficacemente si riescano ad affrontare situazioni complesse con mezzi insufficienti!”

Quali casi vi trovate ad affrontare più spesso?
“Diciamo che la maternità e la pediatria sono i reparti più affollati! Sempre al completo. Il mese scorso abbiamo seguito oltre 100 parti e in pediatria, predisposta per 24 bimbi, non ce ne sono mai meno di 40! Ma ‘teniamo botta’ come possiamo: se mancano i letti, ci arrangiamo con i materassi, e così via”.

Vi occupate anche di campagne di sensibilizzazione?
“Certamente, perché sono importantissime, soprattutto nel caso dei bambini. E’ infatti fondamentale che vengano portati ai primi sintomi nei posti di primo soccorso e da lì trasferiti in ospedale. La sensazione che si ha è sempre quella di una corsa contro il tempo: i bimbi qui sono molto fragili, magari arrivano in ospedale dopo aver camminato per giorni, ed è necessario iniziare la terapia il più presto possibile per permettere ai farmaci di fare effetto in tempo.
Sarebbero altrettanto utili anche le vaccinazioni, ma purtroppo in un Paese dove la guerra civile ha distrutto tutto sono ancora una realtà lontana”.

Altri aspetti del vostro lavoro?
“Quelli burocratici: statistiche, rapporti… In altre parole il lavoro al computer. Questa forse è la parte che mi piace meno… Ma è comunque importante e va fatta! Basti pensare alla necessità di gestire la farmacia! I medicinali arrivano via aereo da Goma: ci vogliono ore per aprire tutti i cartoni, fare l’inventario, annotare tutte le entrate e le uscite… Ma per fortuna ho un ottimo collaboratore!”.

Buon proseguimento, Mirko! E appuntamento al prossimo racconto…

Di Monica Florianello

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