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Prevenzione e screening: ecco perché sono importanti

22/09/2020

Molte malattie, se identificate per tempo, hanno maggiori probabilità di guarigione: in particolare, grazie a programmi di screening e campagne di prevenzione, si può individuare una malattia o una lesione che potrebbe indicarne la futura comparsa.

Ma cosa si intende con prevenzione? Gli screening possono essere considerati anch’essi “prevenzione”?

Abbiamo approfondito l’argomento con il professor Armando Santoro, Direttore di Humanitas Cancer Center. 

Cos’è la prevenzione?

La prevenzione è l’insieme delle azioni dirette a eliminare o ridurre il rischio di sviluppare una malattia.

Le campagne di prevenzione sono utili e diffuse, e la loro efficacia si misura in termini di riduzione dell’incidenza delle malattie che si vorrebbero prevenire, della morbilità (il numero di eventi non mortali) e della mortalità (il numero di eventi mortali). 

Per fare in modo che le campagne di prevenzione siano efficaci, è necessario riconoscere e ridurre l’esposizione a determinati fattori di rischio che contribuiscono al loro sviluppo o progressione. 

I metodi per fare prevenzione in sanità sono diversi e si possono classificare in tre macrocategorie: prevenzione primaria, prevenzione secondaria e prevenzione terziaria.

I tre tipi di prevenzione 

La prevenzione primaria è l’insieme di azioni e comportamenti mirati a ridurre la probabilità di sviluppare una malattia nelle persone sane. Le vaccinazioni, l’esercizio fisico, la riduzione del consumo di alcolici e il mantenimento dell’igiene personale sono esempi di prevenzione primaria. Il non fumare rientra in questo tipo di prevenzione.

La prevenzione secondaria permette l’identificazione di una malattia o di una condizione a rischio in una fase molto precoce, in cui la malattia stessa non dà ancora sintomi. Attraverso una serie di esami, si anticipa la diagnosi di una malattia che si renderebbe evidente solo in una fase successiva e, probabilmente, in fase  più avanzata.

La prevenzione terziaria è l’insieme di azioni che controllano o prevengono sia le conseguenze tardive di una malattia, sia le conseguenze derivanti dal trattamento di una precedente patologia. Fanno parte di questa categoria, per esempio, tutti gli interventi che favoriscono il benessere sociale e familiare di una persona colpita da una patologia invalidante, o che abbia un forte impatto dal punto di vista fisico e psicologico.

In generale, la prevenzione terziaria è volta a migliorare la qualità della vita (presente e futura) di una persona che ha affrontato o che sta ancora affrontando una malattia. 

Prevenzione secondaria e screening sono la stessa cosa? 

Prevenzione secondaria e screening non sono esattamente sinonimi. La prevenzione secondaria comprende esami che permettono una diagnosi precoce ancor prima che sopraggiungano i sintomi della malattia. 

Pur non essendo azioni che riducono la possibilità di ammalarsi, questi esami consentono una diagnosi precoce prima che si manifestino sintomi evidenti. L’anticipo diagnostico permette di attivare trattamenti meno aggressivi e con maggiori probabilità di guarigione. 

Quando queste procedure diagnostiche vengono organizzate su vaste fasce di popolazione, con criteri ben definiti di selezione della popolazione stessa, si parla di screening

In quali situazioni lo screening è particolarmente indicato? 

La sopravvivenza delle donne alle quali viene diagnosticato un tumore della mammella è aumentato notevolmente negli ultimi anni, anche grazie all’introduzione di campagne di screening specifico. Altrettanto vale per i tumori della cervice uterina e del colon-retto in cui si sono ottenuti miglioramenti significativi nel migliorare le probabilità di guarigione. 

Nelle malattie cardiovascolari e nelle patologie che riguardano l’apparato respiratorio la diagnosi precoce è fondamentale, soprattutto per i membri di famiglie che hanno un rischio aumentato; l’identificazione precoce di fattori di rischio misurabili, come alti livelli di colesterolo, di trigliceridi o di pressione arteriosa, permette di ridurre il danno derivante dalla somma di più fattori di rischio, inducendo il paziente ad adottare le misure indispensabili per influenzare i fattori di rischio modificabili e a impostare un programma di sorveglianza diagnostica che permetta di monitorare l’eventuale progressione della malattia.

 

 

 

 

 

 

 

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