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Prevenzione

Insufficienza venosa: l’importante è sapere come muoversi!

09/03/2016

L’esercizio fisico è una delle armi di cui disponiamo per prevenire l’insufficienza venosa cronica. Vene varicose, comparsa di capillari e macchie cutanee, gambe pesanti, crampi notturni e gonfiore sono i sintomi tipici di una malattia spesso sottovalutata ma che è la prima causa di formazione di ulcere nella popolazione. 

La situazione va inquadrata per tempo: «Il paziente deve essere sottoposto a una valutazione generale. Soprattutto è fondamentale studiare il circolo sanguigno con un esame EcoColorDoppler sia per diagnosticare l’eventuale patologia sia nell’ottica di programmare un eventuale intervento. Nel trattamento delle varici mettiamo al centro il paziente e non la sua condizione patologica; per questo la terapia va tagliata su misura rispetto al singolo paziente», dice la dottoressa Elisa Casabianca, chirurgo vascolare dell’ospedale Humanitas.

(Per approfondire leggi qui: Come sopravvivere alle gambe gonfie?)

Non solo familiarità: la comparsa delle vene varicose dipende anche dagli stili di vita. Per prevenirle è importante, tra le altre cose, anche l’esercizio fisico. Mantenendoci attivi contrastiamo la sedentarietà e l’aumento di peso, due chiari fattori di rischio per l’insorgenza delle vene varicose

Esercizio fisico utile anche per recupero post operatorio

I benefici dell’attività fisica non si limitano alla prevenzione: “mettersi in marcia” aiuta anche nel recupero post operatorio di un paziente sottoposto a intervento proprio per il trattamento delle vene varicose. 

È buona abitudine fare piccoli e semplici esercizi o passeggiare per contribuire a migliorare la circolazione venosa. «L’esercizio fisico è sempre raccomandato – sottolinea la dottoressa Casabianca – perché proprio il movimento è tra i primi fattori responsabili del regolare ritorno del sangue al cuore, evitando il ristagno di sangue e liquidi agli arti inferiori. Associato a piccoli accorgimenti come evitare la stazione eretta prolungata o mantenere, quando possibile, gli arti sollevati, è in grado di ridurre i primi sintomi dell’insufficienza venosa».

(Per approfondire leggi qui: In 15 minuti addio alle vene varicose)

Sono diverse le modalità di trattamento: dal trattamento conservativo, con calza elastica e farmaci flebotonici, alla scleroterapia, all’intervento chirurgico tradizionale di stripping, fino alle nuove tecniche endovascolari come la termoablazione in radiofrequenza.

In particolare l’impiego della radiofrequenza sta trovando sempre più spazio nella pratica clinica: «Le metodiche endovascolari sono raccomandate dalle principali linee guida internazionali e dalla Società Europea di Chirurgia Vascolare e consentono di ridurre moltissimo l’impatto chirurgico garantendo una ripresa molto più rapida del paziente che viene trattato in regime ambulatoriale. Anche in Humanitas abbiamo introdotto con successo questo tipo di intervento», aggiunge la specialista. 

In cosa consiste e quali sono i vantaggi della termoablazione in radiofrequenza? 

«A differenza del trattamento tradizionale che prevede l’asportazione chirurgica della safena e delle vene varicose, con la tecnica in radiofrequenza viene inserito nel segmento venoso un micro-catetere che viene posizionato nelle vene da trattare sotto guida ecografica. Quindi la vena viene occlusa dall’interno applicando alla parete energia termica. Nella maggioranza dei casi non sono necessari tagli chirurgici, non ci sono ematomi causati dal traumatismo dello stripping e si evitano i rischi di recare danni ai nervi periferici. Inoltre la ripresa è pressoché immediata e dopo poche ore il paziente può riprendere le normali attività quotidiane».

Inoltre, grazie alla minima invasività, questa tecnica è applicabile anche a quei pazienti che sono troppo a rischio per essere sottoposti a chirurgia, permettendo anche a malati anziani o con gravi patologie associate di essere curati.

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