Cancro alla prostata, con la diagnosi precoce si può guarire completamente

Il tumore alla prostata è il tumore più frequente negli uomini: 2 diagnosi di tumore su 10 negli over 50 è proprio di carcinoma prostatico. Il dato si può spiegare proprio alla luce dei progressi della diagnosi precoce: «Grazie alla ricerca la diagnosi è diventata sempre più precoce con la possibilità di individuare piccoli tumori della prostata completamente curabili e guaribili», afferma il professor Giorgio Ferruccio Guazzoni, responsabile dell’unità operativa di Urologia e Andrologia dell’ospedale Humanitas, nel corso del programma di Rai1 Uno Mattina.

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Contro alcuni tumori della prostata è consigliabile, prima di ogni cura, attendere e vedere come evolve la situazione? «L’uso estensivo del PSA, un marcatore per tumore alla prostata, ha fatto emergere molti tumori in fase iniziale e con una bassa o nulla aggressività. Questi tipi di neoplasie molto probabilmente non progrediranno e eventuali trattamenti di chirurgia e radioterapia potrebbero essere eccessivi».

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Grazie alla ricerca diagnosi precoce meno invasiva

Davanti a casi del genere si ricorre alla cosiddetta “sorveglianza attiva”, come spiega il professore: «Individuiamo un paziente che può avere una malattia indolente e che verrà seguito nel tempo con  visite periodiche. Si valuta il PSA ed eventualmente si ricorre all’esplorazione rettale per rendersi conto delle varie possibilità di crescita della malattia».

I passi in avanti nella diagnosi del tumore della prostata hanno ridotto disagi e fastidi per i pazienti: «Grazie alla tecnica moderna della Risonanza Nucleare Magnetica Multiparametrica si individua direttamente il nodulo su cui eventualmente effettuare la biopsia evitando così biopsie multiple che possono essere anche 10, 12 o 18».

Come si interviene in caso di tumore alla prostata più aggressivo?

«Si può ricorrere a un intervento chirurgico o alla radioterapia. Il trattamento chirurgico più moderno è effettuato con un sistema robotico utile anche per trattare le problematiche correlate all’intervento stesso, ovvero la possibilità che sorgano incontinenza e disfunzione erettile».

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Anche nel caso di intervento chirurgico o radioterapico i pazienti vengono seguiti in maniera costante: «Vengono convocati mensilmente nel nostro ospedale per incontrare il medico clinico, gli infermieri e il fisioterapista che li aiuterà a superare problematiche legate all’incontinenza. È una iniziativa che Humanitas, come altri ospedali, fa per venire incontro al paziente che può sentirsi smarrito una volta entrato in ospedale», conclude il professor Guazzoni.

Redazione Humanitas Salute: