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Prevenzione

La Giornata Mondiale senza tabacco punta sulle tasse!

29/05/2014

Il 31 maggio si celebra per la 27a volta (la prima fu nell’ormai lontano 1988) la Giornata mondiale senza tabacco, il cui scopo è di incoraggiare le persone ad astenersi per almeno 24 ore dal consumo di tabacco. Questa ricorrenza, istituita dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze negative che il tabagismo comporta sulla salute umana, è diventata negli anni l’appuntamento più significativo per quanti lottano contro il fumo, per riunirsi e fare il punto dei successi ottenuti e di quanto resta ancora da fare.

Il tema di questa edizione è l’aumento della tassazione sui prodotti derivati dal tabacco, allo scopo di scoraggiare i consumi. Può essere davvero una strategia fruttuosa? I nuovi ausili per smettere, fra i quali spicca il caso controverso della sigaretta elettronica, possono essere efficaci per tutti i fumatori?

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Margherita Autuori, psicologa di Humanitas e con la dottoressa Licia Siracusano, oncologa e referente del Centro antifumo di Humanitas Cancer Center.

Dottoressa Siracusano, aumentare le tasse e quindi il prezzo delle sigarette ha veramente un impatto sul consumo di tabacco e sulla decisione dei fumatori di smettere?

«Molte ricerche sostengono che possa incidere sul consumo da parte dei tabagisti e soprattutto sulle fasce di fumatori giovani e a basso reddito. Si tratta dei fumatori che vengono raggiunti più difficilmente dalle campagne di sensibilizzazione e che (questo vale specialmente per i giovani) possono avere i maggiori benefici a lungo termine dallo smettere di fumare. C’è poi senz’altro un ulteriore, notevole vantaggio: i maggiori incassi che verrebbero generati in termini di tasse potrebbero essere impiegati per aumentare la spesa sanitaria. Parliamo di cifre ragguardevoli, che nei Paesi meno ricchi potrebbero migliorare non di poco la situazione sanitaria e permettere investimenti a medio e lungo termine che con i fondi attuali sarebbero impensabili».

Dottoressa Autuori, visti i dati più recenti, piuttosto incoraggianti, la sigaretta elettronica e i prodotti affini possono essere considerati il mezzo giusto per smettere di fumare?

«La sigaretta elettronica può essere un buon mezzo per avvicinarsi alla consapevolezza di avere un problema di dipendenza dalla sigaretta e può costituire l’inizio del processo di disassuefazione. Purtroppo, però, una buona percentuale dei fumatori, che diventa più ampia quando si parla di “grandi fumatori” (per intendersi, chi fuma più di venti sigarette al giorno) ha un problema che va oltre la dipendenza fisica dalla nicotina. Questo tipo di fumatore, sebbene possa riuscire a smettere con l’aiuto della sigaretta elettronica avrà comunque il problema che accomuna tutte le dipendenze: non ricadere, non ricominciare. Ogni dipendenza, se non viene elaborata profondamente, anche con l’aiuto di un psicologo che aiuti a comprendere quali siano i motivi sottostanti, da molte probabilità di ricaduta. Quindi, se gli studi dimostreranno definitivamente l’efficacia della sigaretta elettronica come ausilio per chi vuole smettere di fumare, sarà comunque necessario affiancare il counselling psicologico all’intervento medico, come già oggi è prassi nel nostro centro antifumo».

 

Risposta della dottoressa Licia Vanessa Siracusano

oncologa e referente del Centro Antifumo di Humanitas Cancer Center

 

 

 

 

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