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Prevenzione

Tumori di testa e collo: perché fumo e alcol aumentano il rischio

09/11/2010

Patologie che si possono prevenire con corretti stili di vita e che si affrontano con una chirurgia multidisciplinare.

Otto casi su dieci sono causati dal fumo di sigaretta, dal consumo di alcolici e dall’infezione da papilloma virus. Correggere gli stili di vita è dunque la prima arma contro i tumori di testa e collo. Fattori di rischio, diagnosi e novità terapeutiche: la parola al dott. Arturo Poletti, responsabile di Otorinolaringoiatria in Humanitas.
“I tumori della testa e del collo – spiega il dott. Poletti – sono un insieme di malattie diverse che si sviluppano all’interno o all’estero della gola, della laringe, del naso e della bocca. La maggior parte è di tipo squamoso, cioè dovuta a una proliferazione incontrollata delle cellule degli strati più superficiali; i tumori possono svilupparsi solo in queste aree (in quel caso sono chiamati definiti in situ) oppure possono insinuarsi nei tessuti sottostanti, diventando così invasivi. Esistono poi adenocarcinomi (per lo più nelle ghiandole salivari) e altre tipologie, ma si tratta di casi più rari.
Le neoplasie della testa e del collo rappresentano circa il 10 per cento dei tumori maligni negli uomini e il 4 per cento nelle donne. In Italia si stima che i nuovi casi di tumore del cavo orale e della faringe siano all’anno circa 5.000 negli uomini e 1.500 nelle donne. Le cifre corrispondenti per il carcinoma della laringe sono 5.000 negli uomini e 300 nelle donne. La sopravvivenza è comunque buona, con percentuali che, a cinque anni, si aggirano attorno al 50-60 per cento dei malati e che sono in costante miglioramento anche grazie alle diagnosi sempre più precoci e raffinate”. 

Dott. Poletti, quali sono i principali fattori di rischio?
“Circa otto tumori della testa e del collo su dieci sono causati dal fumo di sigaretta, dal consumo di alcolici e dall’infezione da papilloma virus o, più raramente, da virus di Epstein-Barr (agente infettivo della mononucleosi). Incidono anche un insufficiente consumo di frutta e verdura e una scarsa igiene orale: la prevenzione è dunque possibile tramite l’adozione di corretti stili di vita”.

Come si procede alla diagnosi?
“La prima tappa della diagnosi è l’esame clinico, di norma accompagnato da una serie di esami del sangue e delle urine e dalla raccolta della storia clinica del malato, il più possibile dettagliata (anamnesi). Durante la visita il medico controlla il cavo orale, il naso, la lingua, la gola, anche con l’ausilio di specchietti e luci. Quindi si procede a un’endoscopia, un esame eseguito in anestesia locale che permette di vedere lesioni sospette e di prelevare eventuali campioni di tessuto per l’esame istologico. In genere si consiglia un agoaspirato, cioè il prelievo di cellule della lesione tramite un ago, anche in questo caso per poter esaminare le cellule in dettaglio.
Il livello successivo prevede l’esecuzione di una radiografia, che talvolta può essere fatta con bario (laddove vi siano specifici problemi) e di una panoramica del cavo orale. In seguito o in alternativa viene consigliata una TAC (con o senza mezzo di contrasto), che assicura una visione tridimensionale dei tessuti, o una risonanza, che aiuta a capire i dettagli anatomici. Solo quando c’è un forte sospetto o una diagnosi, si consiglia anche una PET, esame che permette di verificare il livello di attività metabolica delle cellule tumorali presenti. Tutti questi esami, nel loro insieme, consentono di effettuare la stadiazione, cioè di avere un’idea precisa non solo del tipo di cellule che stanno proliferando, ma anche di quanto la malattia è avanzata e, in alcuni casi, di che tipo di mutazioni genetiche la sostengono”.

Quali invece le possibilità terapeutiche?
“Il trattamento dipende dal tipo di tumore, dal suo stadio e dalle condizioni generali di salute del paziente. Per definire l’iter più corretto le diverse problematiche devono essere affrontare non da un solo specialista, ma da un team multidisciplinare che preveda l’intervento dei chirurghi, degli oncologi medici, degli otorinolaringoiatri, dei chirurghi maxillofacciali, degli psicologi, degli esperti in fonazione e in nutrizione, dei dentisti, dei cardioncologi e di tutte le figure professionali che possono entrare in gioco. Per questo in Humanitas vengono organizzate riunione settimanali interdisciplinari durante le quali viene discusso ogni caso.

Chirurgia In questi tumori molto spesso il primo intervento è l’asportazione chirurgica del tumore che però, sempre più spesso, è improntata alla minore invasività possibile. Si cerca di salvare per esempio la lingua o la faringe e, nei casi in cui è possibile, si valutano alternative altrettanto valide quali la radioterapia o la radiochirurgia ad alta precisione. Grazie alla collaborazione con specialisti come i chirurghi vascolari e quelli neurologici oggi spesso si possono operare tumori fino a poco tempo fa ritenuti inoperabili perché posti in aree troppo a rischio o perché troppo estesi. Si tratta spesso di interventi complessi, ma che portano all’asportazione del tumore e aumentano le probabilità di sopravvivenza. L’asportazione del tumore può essere preceduta da uno o più cicli di chemioterapia o radioterapia, per ridurre il volume della massa e intervenire poi in maniera meno distruttiva.

Radioterapia e radiochirurgia La radioterapia e la radiochirurgia possono, in condizioni specifiche, sostituire il bisturi tradizionale. La scelta dipende dal tipo di malattia e dalle condizioni e dalla volontà del paziente, ma il risultato è analogo a quello ottenuto con gli interventi classici. La differenza, per chi preferisce questo tipo di trattamento, è che di solito deve sottoporsi a controlli più serrati rispetto a chi è stato operato.

Chemioterapia La chemioterapia può essere consigliata prima dell’intervento ed è di norma prevista dopo di esso, per diminuire il rischio di recidive. Per questi tumori i farmaci utilizzati nella chemioterapia sono ancora quelli tradizionali, ma si stanno studiando attivamente le terapie a bersaglio molecolare.

Follow up Molte persone che hanno affrontato un tumore della testa e del collo hanno inoltre bisogno di una riabilitazione della voce, della deglutizione, dell’udito. Vengono per questo organizzati specifici programmi, in modo da poter offrire al paziente le tecniche migliori per recuperare la funzionalità degli organi operati. Per ogni malato viene poi impostato un programma di follow up, che prevede controlli periodici per cogliere prima possibile eventuali recidive e per monitorare i possibili effetti negativi delle terapie, per esempio a carico del cuore. Se è stata fatta una radioterapia, tra i controlli vanno sempre inseriti quelli alla tiroide, da fare periodicamente tramite semplici esami del sangue”.

Quali i progressi della ricerca in questo settore?
“La ricerca sta puntando molto sugli approcci che combinano la chirurgia classica con quella radiologica da una parte, e sulla mininvasività dall’altra. Parallelamente, sono in studio farmaci innovativi, già dimostratisi efficaci in altre neoplasie ma non ancora utilizzati in queste”.

A cura della Redazione

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