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Prevenzione

Santoro: fumo e tumore, decisiva la diagnosi precoce

22/01/2007

I fumatori spesso rinunciano a sottoporsi a controlli e a partecipare a programmi di screening per paura di un risultato positivo. Tuttavia il fumo rimane il fattore di rischio di gran lunga più importante per il carcinoma del polmone e l’incidenza della malattia è in forte aumento nelle donne. Per questo dire stop alle sigarette è il modo migliore per diminuire le probabilità di ammalarsi. E fare controlli regolari aumenta quelle di guarire.
Ne parliamo col dott. Armando Santoro, respondabile del Dipartimanto di Oncologia di Humanitas, che insieme al dott. Giovanni Luca Ceresoli, ha recentemente pubblicato due studi che aprono la strada a nuove strategie di diagnosi e cura del mesotelioma, tumore causato dall’esposizione all’amianto.
Il dott. Santoro e il dott. Ceresoli sono intervenuti su questi temi nel corso della trasmissione di Radio 24 “Essere e Benessere” giovedì 18 gennaio e ai carcinomi polmonari è dedicata la rubrica “Lo Specialista risponde” sul sito www.humanitas.it.

Dott. Santoro, qual è l’importanza dei test di screening?
“Sottoporsi ad uno screening può essere solo vantaggioso, non ha alcun senso temere una diagnosi precoce che potrebbe invece costituire la premessa di una guarigione definitiva”.

C’è un aumento di incidenza di tumore al polmone nelle donne?
“Effettivamente mentre l’incidenza del tumore polmonare e la mortalità per il tumore polmonare stesso sono in progressivo declino nel sesso maschile, esse continuano ad aumentare nella donna. Attualmente si stima che il 20 per cento delle donne in età adulta siano fumatrici; il fenomeno è in aumento nelle fasce di età più giovani. Circa dall’inizio degli anni 90 il tumore polmonare è diventato la principale causa di morte per tumore nelle donne, superando il carcinoma della mammella. Come incidenza il tumore della mammella rimane il più frequente, ma il tumore polmonare ha una incidenza nel sesso femminile ormai lievemente superiore anche al cancro del colon retto”.

Qual è la differenza di rischio tra fumo passivo e fumo attivo?
“Il rischio è ovviamente più elevato per il fumatore attivo, tuttavia vi sono ormai da anni evidenze scientifiche su un aumento di rischio anche per i fumatori passivi. Oltre all’esposizione fra le mura domestiche è di particolare importanza l’esposizione negli ambienti pubblici e in particolare sui luoghi di lavoro, fenomeno che riguarda milioni di persone in Europa e in tutto il resto del mondo. Studi epidemiologici hanno dimostrato che l’impatto di questa esposizione sulla salute pubblica è sostanziale, con aumento nella incidenza di patologia respiratoria (bronchite cronica, asma, tumore polmonare) e verosimilmente anche cardiovascolare (cardiopatia ischemica). Pertanto la proibizione del fumo nei luoghi pubblici e di lavoro può avere un impatto molto importante nella diminuzione del rischio”.

Come diminuisce il rischio con la rinuncia al fumo?
“La diminuzione del rischio è naturalmente graduale e si accentua con il passare degli anni. Si stima che una riduzione quasi completa del rischio avvenga dopo 15 anni dalla interruzione, per cui chi smette prima dei 40 anni può arrivare ad un rischio simile a quello del non fumatore. In ogni caso non è mai troppo tardi per smettere; i benefici sulla funzione respiratoria secondo diversi studi si hanno già otto settimane dopo l’interruzione”.

Che controlli consiglia a chi ha smesso di fumare da poco?
“Innanzitutto molta determinazione nel proseguire con questa scelta. Se possibile entrare in un protocollo di screening. In caso contrario regolari visite mediche e molta attenzione a possibili segni e sintomi premonitori quali tosse insistente, difficoltà al respiro, dolore toracico, presenza di tracce di sangue nell’espettorato. Non esitare nel rivolgersi al medico in presenza di questi sintomi, per la esecuzione di semplici accertamenti quali per esempio una radiografia del torace”.

Il tumore del polmone in chi non ha mai fumato.
“Il tumore polmonare insorge in percentuale elevata in pazienti forti fumatori, tuttavia si possono verificare casi in soggetti che non sono fumatori attivi; possono essere responsabili altre cause (prime fra tutte il fumo passivo). In genere il tumore polmonare nel non fumatore ha caratteristiche biologiche peculiari, che negli ultimi anni hanno portato anche allo sviluppo di farmaci più mirati per questo tipo di tumore in questa particolare popolazione. Tuttavia questo non deve costituire assolutamente una ragione o un alibi per il fumatore. Il fumo rimane il fattore di rischio di gran lunga più importante per il carcinoma del polmone.
È molto importante che anche il paziente con diagnosi di tumore polmonare smetta di fumare, poiché è dimostrato che la prosecuzione del fumo aumenta il rischio di complicanze dopo interventi chirurgici, e peggiora la tolleranza ai vari trattamenti quali chemioterapia e radioterapia. Nei pazienti guariti, la prosecuzione del fumo aumenta il rischio di secondi tumori”.

Che peso ha il fattore inquinamento sulla incidenza del tumore polmonare?
“L’esposizione all’inquinamento atmosferico costituisce sicuramente una ulteriore condizione di rischio. Tuttavia l’effetto del fumo è nettamente preponderante. A sostegno di questa tesi sta il fatto che per esempio nella regione Lombardia il maggiore numero di morti per tumore polmonare fra gli uomini si registra nelle zone rurali, mentre nel caso delle donne è nelle grandi città”.

Qual è l’iter diagnostico da seguire per i soggetti a rischio?
“L’iter diagnostico fondamentale prevede la radiografia standard del torace e una TC al torace. In caso di sospetto, va eseguita una biopsia in broncoscopia oppure sotto guida della TAC per la tipizzazione istologica. Successivamente vanno programmate alcuni esami di stadiazione, volti a definire l’estensione della malattia nell’organismo. Questi ultimi comprendono la TC dell’addome e dell’encefalo e, in casi selezionati, la scintigrafia ossea o la PET”.

A cura della Redazione

Nella foto, il dott. Armando Santoro e il dott. Giovanni Luca Ceresoli

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