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Prevenzione

I comportamenti a rischio

02/01/2002

Le epatiti virali rappresentano una patologia molto frequente. L’infezione da virus epatitici può essere contratta da qualsiasi persona senza riferimento all’età, al sesso o agli orientamenti sessuali. I virus dell’epatite A, dell’epatite B, dell’epatite C e dell’epatite D sono le principali cause di epatite virale acuta e cronica in Italia, più del 50% dei casi. “La diffusione delle infezioni virali e dei fattori di rischio ad esse correlati ha subito nell’ultimo decennio notevoli variazioni – spiega il dott. Maurizio Tommasini, responsabile dell’Unità operativa di Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas. Il miglioramento generale delle condizioni igienico sanitarie, la vaccinazione obbligatoria per il virus B, la vaccinazione per il virus A, la maggior attenzione in comportamenti a rischio soprattutto per la paura dell’AIDS, il miglioramento dell’igiene nelle procedure sanitarie (materiali monouso, sterilizzazione più accurata, ecc.) e lo sviluppo di test diagnostici che permettono il riconoscimento dei virus (trasfusioni sicure) hanno permesso di ridurre la trasmissione delle epatiti virali”.

Dott. Tommasini, l’epatite C può essere considerata un problema emergente?
“L’identificazione del virus C dell’epatite è avvenuta alla fine degli anni 80, pertanto le conoscenze inerenti questo virus e le malattie ad esso associate non sono ancora del tutto note. Circa 2.000.000 di italiani sono infettati dal virus C, questo dato molto probabilmente è sottostimato dato che la maggior parte degli infettati non ha sintomi. Tuttavia, anche in assenza di sintomi, il virus è in grado di provocare seri danni al fegato, che molto spesso vengono riconosciuti molti anni dopo l’inizio della malattia.
Il miglior modo per identificare i soggetti con la malattia da virus C nelle fasi asintomatiche è valutare la presenza o meno di fattori di rischio”.

Esistono cure per le epatiti virali?
“Il trattamento dell’epatite A, non complicata, non richiede terapie particolari basta solo il riposo a letto ed una dieta controllata. Ottimi risultati sono stati ottenuti recentemente da ricercatori tedeschi nel trattamento dell’epatite acuta da virus C utilizzando l’interferone. Quasi tutti i pazienti trattati sono guariti sia dalla malattia sia dall’infezione virale. Sono anche disponibili trattamenti per l’epatiti croniche B e C. La decisione della terapia più appropriata per il singolo paziente si basa sulla corretta diagnosi e sull’inquadramento clinico generale di ogni malato. I farmaci attualmente utilizzabili sono gli interferoni da soli o in associazione con altri antivirali (ribavirina, lamivudina, amantadina). Sono in fase di sviluppo altre terapie. Comunque il solo modificare alcune abitudini di vita quali limitare o astenersi dal consumo di bevande alcoliche, evitare di utilizzare farmaci se non strettamente necessari e comunque solo se prescritti dal medico e l’evitare di esporsi ad altre infezioni da virus epatitici, permettono una evoluzione più favorevole della malattia epatica”.

Quando è necessario vaccinarsi per i virus epatici?
“La vaccinazione blocca la diffusione dei virus epatici. Attualmente sono disponibili le vaccinazioni per i virus A e B (protegge anche dal D), mentre non esiste quella per il C. In Italia la vaccinazione per il virus B è obbligatoria per i nuovi nati. Esiste un vaccino combinato per i virus A e B. I vaccini derivano dall’ingegneria genetica, quindi sono assolutamente sicuri e non trasmettono malattie virali. La vaccinazione per il virus B è raccomandata a:
 soggetti esposti professionalmente (operatori sanitari o del volontariato in situazioni a rischio)
 conviventi di soggetti infetti
 soggetti che vivono in comunità
 viaggiatori in zone ad alta diffusione del virus (oriente, Africa, in genere tutti i paesi sottosviluppati)
 soggetti con epatopatia cronica non da virus B (ad es i C positivi)
 soggetti che debbono essere sottoposti a ripetuta terapia trasfusionale o a trapianto d’organo

La vaccinazione per il virus A è raccomandata a:
 viaggiatori in aree ad alta presenza di virus A (sud Italia, Africa, America centrale e del sud, Messico, bacino mediterraneo, Caraibi, Oriente)
 soggetti che vivono in comunità
 soggetti con epatopatia cronica (ad es i B e/o C positivi)
L’immunità da vaccinazione è durevole nel tempo; sono comunque raccomandabili ogni 5-7 anni verifiche del titolo (quantità) di anticorpo.

Schede sintetiche

L’epatite A
L’infezione da virus A causa una malattia acuta che non cronicizza. Il quadro clinico è quello di una malattia simil-influenzale con ittero (colorazione gialla della cute) nella maggioranza dei casi, nausea e vomito, stanchezza, perdita di appetito, dolore addominale, o diarrea. Il periodo d’incubazione – tempo tra l’infezione e l’evidenza clinica – è compreso tra le 3 e le 6 settimane, ma può protrarsi a 6 mesi. La maggioranza dei pazienti guarisce senza particolari problemi durante il decorso della malattia. I sintomi sono più severi negli adulti rispetto ai bambini, nei quali la malattia è spesso asintomatica. Il contagio avviene attraverso il contatto oro-fecale – feci infette che contaminano alimenti. La malattia è letale nel 0,02 % dei casi.

L’epatite B
L’infezione da virus B dell’epatite causa sintomi simili a quelli provocati dal virus A, ma a differenza di questo virus nel 5% dei casi l’infezione si cronicizza – mediamente se entro sei mesi dall’inizio della malattia non avviene la guarigione. Il virus B può quindi portare alla cirrosi (cicatrizzazione), al
tumore del fegato (carcinoma epatico) ed all’insufficienza epatica (riduzione della funzione). Queste ultime situazioni a differenza dell’epatite cronica, che può decorrere per decenni senza che vi siano sintomi, rappresentano la fase sintomatica della malattia di fegato. Il contagio avviene per contatto di materiale infettato (sangue, fluidi biologici, strumenti infetti). La malattia acuta da virus B è letale nel 0,5% dei casi.

L’epatite C
L’infezione da virus C cronicizza nel 60-85% dei casi; la malattia acuta è molto spesso asintomatica tanto che la maggior parte delle diagnosi viene fatta molti anni dopo che è avvenuta l’infezione. Anche il virus C può causare cirrosi, epatocarcinoma ed insufficienza epatica. La via di contagio è simile a quella del virus B, essendo tuttavia il C meno infettante. L’epatite C acuta può essere fatale nel 0,1% dei casi.

L’epatite D
Il virus Delta coinfetta o superinfetta i portatori del virus B – in alcune casistiche fino al 50% circa dei casi. L’infezione cronicizza in un tasso elevato di casi ed è letale nel 0,2% dei casi acuti.

Come prevenire le infezioni
L’infezione da virus dell’epatite si può prevenire. Ecco i comportamenti a rischio per il virus A (trasmissione oro-fecale):
 Non lavare le mani dopo essere stati ai servizi o maneggiato pannolini
 Mangiare cibi crudi preparati da una persona infetta che non si è lavata le mani dopo essere stata ai servizi
 Bere acqua o ghiaccio contaminati, o consumando alimenti trattati con acque infette (verdure crude, frutti di mare, ecc)
 Praticare rapporti sessuali oro/anali con persona infetta

I comportamenti a rischio per i virus B e D (trasmissione attraverso il sangue e fluidi biologici):
 Avere rapporti sessuali non protetti con persona infetta
 Utilizzare di siringhe infette, anche una solo volta
 Usare rasoi, spazzolini da denti o attrezzi da manicure precedentemente utilizzati da persona infetta
 Sottoporsi a tatuaggi e piercing con materiale infetto (il piercing nel cavo orale aumenta la probabilità di infezioni attraverso continue piccole lesioni delle mucose)
 Essere operatore sanitario e non rispettare attentamente le precauzioni nella gestione del materiale potenzialmente infetto

Comportamenti a rischio per il virus C (trasmissione sangue-sangue):

PROBABILITÀ MAGGIORE
 Utilizzare di siringhe infette, anche una solo volta (tossicodipendenti)
 Essere stati trasfusi, sottoposti a trapianto d’organo o dializzati prima del 1990
 Aver utilizzato derivati del sangue preparati antecedentemente al 1990 (emofilici)
 Essere stati sottoposti a cure odontoiatriche o chirurgiche con materiale infetto prima del 1992
BASSA PROBABILITÀ
 Avere rapporti sessuali non protetti con più patner infetti, maggior rischio per immuno depressi
 Sottoporsi a tatuaggi e piercing con materiale infetto
 Usare rasoi, spazzolini da denti o attrezzi da manicure precedentemente utilizzati da persona infetta

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