Stai leggendo Sempre più italiani attaccano la sigaretta al chiodo

Prevenzione

Sempre più italiani attaccano la sigaretta al chiodo

17/05/2006

Comunicare la necessità di continuare a considerare prioritarie e urgenti le azioni di prevenzione contro l’abitudine al fumo, in vista della prossima Giornata Mondiale Senza Tabacco che si celebrerà come ogni anno il 31 maggio. E’ l’obiettivo dell’incontro organizzato il 17 maggio dalla Sezione Milanese della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Sono infatti allarmanti le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’aumento del numero di morti per patologie cardiache, polmonari e tumorali determinate dal tabagismo che si avranno nei prossimi anni, se non si modificherà il tasso di assunzione di tabacco.

“Nel ventesimo secolo, in tutto il mondo, i decessi per patologie fumo correlate sono stati 100 milioni – ha affermato il prof. Gianni Ravasi, presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Milano – e si stima che entro il prossimo secolo si raggiungerà il miliardo. In Italia ogni anno il tabagismo causa circa 85.000 morti con una spesa sanitaria pari a 35 milioni di euro e a 100 miliardi di euro in Europa. Sono dunque necessarie politiche di prevenzione primaria e costanti interventi di educazione alla salute, partendo dalla scuola. In Italia, infatti, l’uso del tabacco nelle età più giovani è un fenomeno in crescita. Occorre intervenire con programmi di informazione e sensibilizzazione già nelle scuole elementari coinvolgendo sinergicamente tutti i modelli di identificazione comportamentali dei ragazzi: famiglia, amici, insegnanti, educatori. Ma tutto questo non è sufficiente. E’ necessario anche un forte intervento del legislatore. Infatti, da un primo bilancio della legge Sirchia, entrata in vigore da oltre un anno, risultano 500.000 i fumatori che hanno deciso di smettere e il 9,6% della popolazione frequenta più volentieri i locali pubblici. E’ aumentata dunque la propensione a smettere di fumare: si è passati da una media pro capite nazionale di 94 pacchetti nel 2004 a 87,8 pacchetti nel 2005”.

E’ la dimostrazione che un elevato numero di italiani ha deciso di abbandonare definitivamente il fumo, aiutati da una legislazione sempre più severa, dalla volontà dei singoli individui e dal supporto dei presidi antitabagismo. Purtroppo ancora il 24.3% degli italiani adulti dai 15 anni in su continua a fumare benché abbiano la consapevolezza dei danni recati alla salute. “E’ dunque fondamentale non abbassare la guardia. Per questo motivo – ha proseguito Ravasi – la nostra Associazione, da anni impegnata nella lotta al fumo, propone percorsi di disassuefazione attraverso un approccio comportamentale nel quale viene data una particolare attenzione al fumatore valutandone le aspettative, ma anche i dubbi e le paure e supportandolo concretamente anche dopo la conclusione del percorso con feed-back continui. Chi si rivolge a noi per smettere di fumare generalmente si dichiara incapace di farlo da solo ed esprime il timore di malattie future”.

Il fumatore, in genere, conosce i rischi connessi al fumo ma tende a rimuoverli ed evita di pensarci, essendo condizionato dai modelli di comportamento veicolati dalle varie realtà che lo circondano (famiglia, scuola, lavoro, media). “Mi preme ricordare – ha dichiarato il prof. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano – che il fumo di tabacco rappresenta la forma di abuso di sostanza più diffuso ed è la prima causa di morte prevenibile nel mondo. E’ responsabile del decesso di un adulto su dieci, con una vittima ogni 6,5 secondi e con circa 5 milioni di morti ogni anno. Il fumo uccide il 50% dei fumatori abituali; 1.3 miliardi di fumatori sono attualmente vivi, di questi , 650 milioni si pensa che moriranno a causa del fumo e 325 milioni con un’età compresa tra i 35 e i 69 anni. Nei paesi in via di sviluppo e con un’economia di transizione, i fumatori sono 900 milioni. Si prevede che nel 2030 il 70% delle morti causate dal fumo avverrà in questi paesi. Nell’Unione Europea 8 persone su 10 iniziano a fumare nell’adolescenza e ogni anno 650.00 persone muoiono per malattie legate al tabacco.
Sono quindi necessarie misure di intervento nell’ambito della diffusione del tabacco. Tra queste hanno rilevanza l’aumento sul prezzo del pacchetto di sigarette e sulla tassazione dei rivenditori. Misure particolari dovrebbero essere adottate anche nel controllo delle vendite di tabacco ai minori”.

L’incontro organizzato dalla Lega ha anche fornito un quadro sulla situazione del fumo in Italia attraverso un’indagine campionaria condotta dalla Doxa, per conto dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con la Lega contro i Tumori di Milano e l’Istituto Mario Negri, su un campione di 3.039 interviste personali ad un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta di 15 anni ed oltre. “E’ in continuo calo il popolo dei fumatori in Italia – ha commentato il dott. Ennio Salamon, presidente Doxa -. Infatti il consumo medio giornaliero di sigarette è sceso dal 16.8 del 2002 al 13.6 di quest’anno, grazie anche al contributo dei medici di famiglia. Al 22.3% dei fumatori è capitato nel corso degli ultimi 12 mesi che il proprio medico suggerisse spontaneamente di smettere di fumare. Fra i dati più interessanti ci sono quelli relativi a come gli italiani vivono le restrizioni sul fumo. Per esempio riguardo al divieto di fumare sul posto di lavoro nel 2006 i fumatori favorevoli sono il 76,1%, di cui il 37,3% molto favorevoli e il 38,8% abbastanza favorevoli, contro il 68,8% del 2005″.

Dall’indagine è emerso, inoltre, che all’interno delle famiglie sta prendendo sempre più piede la cultura del non fumo. “Nella maggior parte delle famiglie italiane – ha sottolineato il dott. Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio Fumo Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità, non è consentito nemmeno agli ospiti di fumare liberamente all’interno dell’abitazione: nel 54,6% delle abitazioni si può fumare solo all’esterno, nello 0,9% solo in cucina e nell’1,5% non c’è mai nessuno che fuma, mentre sono il 43,1% le famiglie in cui è possibile fumare liberamente anche all’interno dell’abitazione. Sembra invece più tollerante l’atteggiamento dei genitori nei confronti dei figli: nel 44,6% delle famiglie in cui ci sono ragazzi fumatori di meno di 25 anni, è loro consentito di fumare liberamente dove vogliono, nel 29,5% solo all’esterno o in alcune stanze e nel 20,3% non è consentito fumare nell’ambito domestico, nemmeno all’esterno. I dati dimostrano che più le nostre azioni di sensibilizzazione nella lotta al fumo saranno incisive, più avremo vantaggi non solo sulla salute dei fumatori ma anche nei confronti dei loro figli”.

Per informazioni:
Ufficio stampa – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – sez. Milanese
Tel. 02 70603263 – 02 266.277.50
ufficiostampa@legatumori.mi.it
www.legatumori.mi.it

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita