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Benessere

Obesità, nemica del sonno

08/04/2014

L’obesità è attualmente la malattia metabolica più diffusa nel mondo. A essa sono tradizionalmente associati disturbi come il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiovascolari mentre meno conosciuto è l’impatto dell’eccesso ponderale sull’apparato respiratorio con manifestazioni spesso inaspettate.

«Tutti noi siamo abituati a vedere che le persone in sovrappeso faticano a respirare quando si muovono, e lo troviamo logico vista la massa che devono spostare, ma pochi immaginano che il momento più critico per l’apparato respiratorio di queste persone è nascosto nella apparente quiete del sonno» ci sottolinea il dottor Lamberto Maggi responsabile dell’Unità Operativa di Pneumologia di Humanitas Gavazzeni.

Dottor Maggi, perché obesità e sonno sono così nemici fra di loro?

«Vi siete mai chiesti perché dormiamo sdraiati? Perché è più comodo, mi risponderete! E questo è vero: ma il motivo principale è che se ci addormentassimo in piedi, a un certo punto, nel sonno più profondo, cadremmo per terra perché in queste fasi del sonno il tono dei muscoli che ci tengono in piedi viene meno e con questi si riduce anche il tono dei muscoli che fanno espandere i nostri polmoni e che tengono aperta la nostra gola. Tutti noi quindi, anche i soggetti più o meno normopeso, respiriamo meno bene quando dormiamo perché i nostri polmoni lavorano meno e la nostra gola si chiude leggermente: tutto ciò nei soggetti senza altre patologie non ha alcun effetto negativo concreto ma in soggetti che sono già affetti da patologie respiratorie croniche (come la BPCO) o che sono in sovrappeso, può avere conseguenze più o meno severe. L’aumento del BMI (Body Mass Index o indice di massa corporea) e della circonferenza del collo sono oramai universalmente riconosciuti come predittori di disturbi respiratori durante il sonno, soprattutto della forma più comune, la Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) caratterizzata da una ricorrente interruzione della respirazione».

Che cosa sono e a che cosa sono dovute queste apnee notturne?

«Nella forma più comune di disturbo del sonno, l’OSAS appunto, si verifica un ripetuto collasso totale (apnea) o parziale (ipopnea) dell’ipofaringe, la gola per intenderci, che determina vere e proprie interruzioni del ritmo respiratorio durante il sonno, con riduzioni dell’ossigenazione in modo intermittente e transitorio. Questi eventi causano numerosi microrisvegli, non sempre percepiti, che sono un meccanismo di difesa del nostro organismo perché fanno riprendere la respirazione, ma che portano a una frammentazione del sonno e a una cattiva qualità del riposo notturno: ecco come il sonno da causa scatenante di questi eventi, diventa anche il principale bersaglio della malattia che vede proprio in un eccesso di sonnolenza diurna la sua principale manifestazione. Questi disturbi possono essere presenti in tutti i soggetti: ma se come manifestazione sporadica sono normali, comuni a tutti noi, nei soggetti in sovrappeso possono diventare estremamente numerosi e severi perché il grasso che infarcisce il collo amplifica enormemente il fisiologico fenomeno delle lieve chiusura delle prime vie aeree durante il sonno, trasformandolo in una vera e propria malattia».

 Tra i disturbi del sonno dei soggetti obesi non si parla comunque solo di “apnee”…

«Sì, certamente! L’obesità, con meccanismi molto più complessi e fortunatamente meno comuni, può causare gravi forme di insufficienza respiratoria con accumulo di anidride carbonica che possono richiedere il ricorso terapeutico ad apparecchiature che aiutano meccanicamente la respirazione. Anche in questi casi, le prime manifestazioni dell’incapacità dei polmoni dei soggetti obesi a eliminare adeguatamente l’anidride carbonica prodotta dal nostro organismo si manifestano durante il sonno, che funziona come un amplificatore di disfunzioni ancora latenti in veglia».

Come possono essere individuate e curate le malattie del sonno che derivano dall’obesità, almeno per quanto riguarda la forma più comune della OSAS?

«Tutto deve sempre partire da una valutazione clinica e anamnestica del paziente, con particolare attenzione al russamento notturno e alla ipersonnia diurna. L’esame strumentale che permette una diagnosi e una gradazione di gravità è la polisonnografia, che viene effettuata attraverso l’applicazione non invasiva di un piccolo registratore con diversi sensori per valutare le variazioni della respirazione durante il sonno. Per quanto riguarda la cura, il primo provvedimento da attuare, di immediata efficacia, è in genere l’utilizzo durante il sonno di un apparecchio, chiamato CPAP, che eroga una costante pressione positiva nelle vie aeree dei pazienti così da evitarne la ritmica chiusura durante il sonno, tipica della malattia. Chiaramente, se si tratta di pazienti obesi dovranno essere intraprese strategie di controllo della alimentazione e di implementazione di stili di vita finalizzati a un calo ponderale, fino a considerare, nelle situazioni di severa obesità refrattaria, il ricorso alla chirurgia bariatrica».

Un’ultima domanda: è opinione diffusa che le apnee notturne colpiscano solo gli uomini. È proprio così?

«È vero: si pensa sempre che si tratti di un problema “maschile” perché abitualmente è visto nella accezione di patologia dei russatori, più o meno obesi; ma l’obesità non fa sicuramente sconti al mondo femminile e in tal caso neppure l’OSAS o le altre più gravi patologie respiratorie correlate».

 

                                                                                            Risposte del dottor Lamberto Maggi

Responsabile Unità Operativa Pneumologia di Humanitas Gavazzeni

A cura di Luca Palestra

 

 

 

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