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Benessere

Traumi da cinture slacciate

21/07/2003

Fare osservazioni precise, misurare le evidenze scientificamente, avanzare ipotesi basandosi su dati di fatto, tenere conto di più punti di vista: sono le regole del mestiere di Sherlock Holmes, ma anche di un buon medico. D’altra parte, a ben vedere, il luogo che fa da sfondo al primo incontro tra Watson e il detective è proprio un ospedale e lo stesso Sir Arthur Conan Doyle lavorò come medico all’ospedale di Edimburgo.
La capacità di non trascurare alcun dettaglio appartiene a tutti i medici, soprattutto a chi deve affrontare le emergenze.

“Un buon medico del pronto soccorso quando vede arrivare una persona che ha appena avuto un incidente in auto cerca subito di scoprire se la cintura di sicurezza fosse allacciata e in che modo. C’è chi si meraviglia di questa nostra indagine preventiva. Qualcuno pensa addirittura che abbiamo in qualche modo a che fare con le assicurazioni. Invece si tratta di un’informazione che può avere importanti risvolti clinici”.
Prima ancora di sentire la mia domanda, Mauro Zago, chirurgo con diversi anni di esperienza nei pronto soccorso, mette subito le cose in chiaro. 

Perché, che cosa c’entrano le cinture di sicurezza con il mestiere del medico?
“Spesso un medico deve dimostrarsi un abile investigatore ed essere in grado di ipotizzare la possibile presenza di un trauma o di una lesione prima ancora di aver fatto gli accertamenti strumentali. Lasci che mi spieghi con un esempio. Nel caso di un incidente automobilistico, senza dubbio le conseguenza sono diverse se le cinture erano allacciate in un modo piuttosto che in un altro: a seconda dei casi si determinano dinamiche che possono provocare traumi differenti. È per questo motivo che al pronto soccorso, un buon medico fa delle ipotesi circa il modo in cui la cintura di sicurezza era allacciata, sempre che lo fosse. Insomma diventa un investigatore e va alla ricerca di fatti salienti che lo aiutino a fare una diagnosi corretta”.

Ci sono dei traumi da cinture allacciate?
“Tutti sanno come è fatta una cintura di sicurezza: c’è una parte obliqua che va a coprire il torace e una orizzontale in basso. Non tutti però sanno che, ad esempio, la banda orizzontale dovrebbe stare al di sotto delle prominenze ossee del bacino e non sull’addome. Nel caso di un incidente e quindi di una violenta decelerazione, la fascia orizzontale, se è posta sulla pancia, va a colpire i visceri addominali come il pancreas e il duodeno. Può anche causare fratture vertebrali da flessione: traumi che è importante scoprire il più presto possibile. Ma anche l’uso adeguato delle cinture di sicurezza dà delle lesioni soprattutto a torace e bacino, ma, naturalmente, senza le cinture molto probabilmente non ci sarebbe stata neanche la possibilità di verificare una lesione. Quindi lasciamo perdere le leggende su cintura sì o cintura no nel caso di donne incinte, la cintura va sempre indossata”.

E che cosa accade a chi sta sul sedile posteriore?
“Il sedile posteriore delle vetture di qualche anno fa ha solo una cinghia obliqua sui lati e una orizzontale al centro. Nel primo caso, il passeggero viene trattenuto solo a livello del tronco. Così, in caso di scontro, tende a scivolare sotto la cintura e a procurarsi dei traumi alle gambe, al bacino e ai visceri. Mentre le lesioni di chi indossa solo la barra orizzontale sono dovute al fatto che, in questo caso, la persona tende ad essere proiettata in alto e in avanti con la testa, verso il cruscotto, per questo i traumi tenderanno ad essere encefalici, della colonna vertebrale o da impatto diretto”.

In quali altri casi al medico serve avere il fiuto di un segugio?
“Ogni trauma va studiato e capito a fondo, non ci si può basare solo sulla visita del paziente perché molto spesso i sintomi non si manifestano ancora. Così, ad esempio, nel caso di cadute è importante accertare l’altezza da cui il paziente è precipitato e la parte del corpo che ha impattato. Un conto è cadere in piedi: l’impatto violento può provocare oltre la frattura delle gambe e del bacino, la rottura del diaframma o, addirittura, dell’aorta che, apparentemente, non c’entra niente con gli effetti della caduta”.

Questo metodo vale anche in altre situazioni da pronto soccorso?
“Certo. Per gli ustionati, ad esempio. Qual è la causa della scottatura? Una fiammata del fornello, la troppa esposizione al sole o un prodotto chimico? Nel secondo caso ci può essere insieme all’ustione anche il rischio di un’intossicazione. Se poi la bruciatura è causata da un’esplosione c’è il rischio che oltre al corpo (bruciature ed eventuali frammenti dell’esplosione) siano state compromesse anche le vie respiratorie e quello che il paziente avverte come un semplice mal di gola è invece un’ustione alla trachea o alla faringe. Il paziente può’ avere difficoltà respiratorie gravi da un momento all’altro”.

Così il medico che presta il primo soccorso deve essere in grado di immaginare la dinamica dell’incidente e se chiede al ferito (o a un altro passeggero) se e come indossava le cinture non è perché segretamente lavora per qualche assicurazione, ma per prestare il giusto soccorso il più presto possibile. Ciò che spesso fa la differenza in questi casi è infatti la celerità dell’intervento e a volte lesioni interne molto gravi sulle quali è necessario intervenire al più presto non sono subito avvertite dal paziente con dei dolori.
“Il medico – conclude Mauro Zago – non può basarsi solo sui sintomi che il paziente riferisce per ipotizzare la presenza di questi traumi nascosti. Qualche sospetto gli può invece sorgere ipotizzando la dinamica dei fatti. Infatti, la conoscenza delle conseguenze sul fisico di uno scontro arriva in primo luogo dall’osservazione. In questo senso è fondamentale non sottovalutare tutto ciò che può essere implicato nell’evento. La più piccola abrasione, il modo in cui erano allacciate le cinture, il posto occupato in auto, la causa di un’esplosione, l’altezza della caduta: tutto può diventare in questo senso illuminate”.

A cura di Marco Renato Menga

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