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Chirurgia generale

Spalla, cosa sono le lesioni SLAP?

16/01/2018

Un anello di fibrocartilagine che si “lacera” e la spalla perde funzionalità. In particolare diventa dolorosa e limitata nei movimenti “di lancio” eseguiti con l’arto superiore. È la cosiddetta lesione SLAP, ovvero la lacerazione antero-posteriore del labbro glenoideo superiore, che in alcuni casi può richiedere anche l’intervento del chirurgo. Ne parliamo con il dottor Alessandro Castagna, Responsabile di Ortopedia di spalla e gomito di Humanitas.

Il labbro

L’articolazione della spalla è formata da diverse ossa tra cui l’omero, l’osso del braccio, il cui capo prossimale (la testa dell’omero) è accolto sulla superficie glenoidea (che fa parte della scapola). Il margine esterno di questa superficie presenta un anello di tessuto fibro-cartilagineo che prende il nome di cercine o labbro glenoideo. Questa fibro-cartilagine rende più profonda la cavità glenoidea e contribuisce a rendere stabile l’intera articolazione gleno-omerale.

La porzione superiore del labbro è quella soggetta a lesione SLAP: «SLAP è un acronimo coniato nel 1990 dal chirurgo americano Stephen Snyder e sta per Superior Labrum from Anterior-to-Posterior Lesion e indica la lesione del cercine o labbro glenoideo superiore. La lesione coinvolge il sistema di ancoraggio del capo lungo del tendine del bicipite sulla cavità glenoidea», spiega il dottor Castagna.

I sintomi

Una caduta sulla spalla, magari con il braccio in estensione, ma anche movimenti ripetuti dell’articolazione sono tutte possibili cause delle lesioni SLAP: «È una lesione non pericolosa ma che può provocare dolore e limitare la funzionalità della spalla in particolare nei soggetti giovani impegnati nell’attività sportiva», ricorda lo specialista.

«Negli Stati Uniti – continua – è un infortunio tipico dei lanciatori nel baseball ma non è infrequente riscontrarlo fra chi pratica tennis o pallavolo. Tutti i movimenti di lancio o cosiddetti overhead, in cui il braccio viene portato in alto, sono fattori predisponenti alla lesione del labbro glenoideo».

I sintomi tipici di questo infortunio sono il dolore, una sensazione di instabilità e la riduzione della mobilità: «Se ne distinguono quattro tipi ma quello più rilevante è il tipo 2, con l’avulsione completa del cercine superiore».

Intervento e ritorno allo sport

Il trattamento è indivuiduale e mirato ai sintomi e alle esigenze del paziente e può essere conservativo o meno: «La tipologia di paziente e le sue esigenze funzionali orienteranno la scelta del trattamento della lesione SLAP. Per esempio nei pazienti di età più avanzata si può valutare l’opportunità di recidere il tendine del capo lungo del bicipite fissandolo nella sua sede anatomica (tenotomia con tenodesi). In questi pazienti la lesione SLAP è molto spesso associata alla lesione della cuffia dei rotatori. Nel paziente più giovane, magari impegnato nell’attività sportiva, si può invece riparare la lesione reinserendo il tendine superiore con un sistema di fissaggio grazie, per esempio, all’utilizzo di ancorette bioriassorbibili. L’intervento si esegue in artroscopia».

Dopo l’operazione è necessario proteggere la mobilità del braccio: «Il paziente sottoposto a riparazione della lesione SLAP deve indossare un tutore per quattro settimane. In seguito potrà essere avviata la fase riabilitativa. Il ritorno all’attività sportiva con l’esecuzione di lanci non avverrà prima dei 4-5 mesi. In caso di tenotomia la ripresa è invece più immediata».

La riabilitazione è un presidio fondamentale anche per ridurre il rischio di un’ulteriore lesione SLAP: «Bisogna evitare l’insorgenza della contrattura della capsula articolare posteriore gleno-omerale che pregiudica la rotazione e tende a spingere in alto e in avanti la testa dell’omero. Questa sollecitazione meccanica è causa di dolore e può danneggiare il cercine superiore. Si parla di GIRD, Glenohumeral Internal Rotation Deficit, una limitazione della rotazione interna che invece deve rimanere libera».

«Grazie alla riabilitazione si impara a correggere il gesto atletico, si mantiene la rotazione interna completa e si rinforzano i muscoli stabilizzatori della scapola. Assieme alla buona postura sono gli elementi fondamentali per prevenire un nuovo infortunio», conclude il dottor Castagna.

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