Cadute da cavallo, attenzione anche alle lussazioni

Traumi da cadute da cavallo. Sono sempre in aumento le notizie di incidenti che arrivano periodicamente dalle cronache. Le conseguenze dei traumi possono essere molto serie: dalla paralisi permanente, come capitò all’attore di Superman Christopher Reeve, alla morte. Tutto il corpo è esposto a rischi: a seconda della caduta stessa, del tipo di esercizi e specialità con cui si cavalca, i traumi possono interessare gli arti inferiori o superiori, la schiena, il bacino, la testa.

Quali sono i traumi più frequenti causati dalle cadute da cavallo?

La sede colpita più spesso è generalmente l’arto superiore con le fratture ad omero, avambraccio e clavicola, e la spalla. Frequenti anche le fratture a carico del bacino e degli arti inferiori. «Le cadute da cavallo avvengono da un’altezza considerevole, di almeno 1,5-2 metri, e sono improvvise, cosa che rende scoordinata la caduta stessa. Chi cavalca e sta per cadere spesso prova a tenersi saldo sul cavallo, per proteggersi. Ma così rischia di cadere di fianco e, ancor peggio, di testa. Le cadute di fianco generalmente causano fratture agli arti superiori, al polso o alla clavicola», spiega il dottor Stefano Respizzi, responsabile di Riabilitazione ortopedica dell’ospedale Humanitas. «La caduta di fianco, inoltre, espone il cavaliere a un altro rischio, ovvero che il cavallo gli passi sopra con gli zoccoli: sul torace può provocare la rottura delle costole e anche uno pneumotorace, una condizione che può portare la persona in rianimazione», aggiunge lo specialista.

Quali i tempi di recupero dopo le cadute da cavallo?

 «Tutto dipende da quale parte del corpo viene colpita e da che tipo di frattura si riporta. Il recupero funzionale segue un periodo di immobilizzazione: l’osso guarisce dai 20 ai 40 giorni, dopo di che si può recuperare dai postumi della frattura – risponde il dottor Respizzi. In alcuni casi è possibile evitare di mettere un gesso, come nel caso di frattura alla clavicola. Si mette un tutore che aiuta a sostenere le spalle e a tenerle aperte».

Un buon addestramento riduce la probabilità di cadere da cavallo

Ma il novero degli infortuni per chi fa equitazione è vario e non include solo le fratture, ma anche lussazioni e distorsioni. «Le lussazioni possono interessare la spalla o il gomito. Non c’è la rottura di un osso, ma si allontanano due capi ossei. Un infortunio che può sembrare meno grave ma non è così. Paradossalmente – continua – è più facile guarire da una frattura che da una lussazione perché l’articolazione resta immobilizzata per un periodo prolungato e il rischio di un nuovo infortunio sale».

Pur essendo diversi i fattori che incidono sulla probabilità che un incidente accada, è possibile abbassare contenere i rischi. Chi cavalca deve indossare l’attrezzatura più adeguata, un proteggi-schiena e un casco ben fissato con la mentoniera. Inoltre una buona preparazione atletica, tanto del fantino professionista o dell’amatore, quanto del cavallo, può permettere loro di superare la fatica e quindi esporli meno ai rischi. Il cavallerizzo, poi, è addestrato sulle tecniche di caduta con cui può attutire i colpi per quanto possibile. «Tutti quelli che fanno equitazione mettono in conto il rischio di cadere da cavallo. L’equitazione resta uno sport bellissimo e divertente, a contatto con la natura e con un animale intelligente e sensibile. Tuttavia è necessario prestare la giusta attenzione ed essere ben addestrati», conclude il dottor Respizzi.

 

Traumi da sport, articoli correlati:

Dott. Stefano Respizzi: