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Sport: ecco gli atleti di ghiaccio

06/10/2012

Prestazioni migliori nello sport, smaltimento veloce dell’acido lattico post-allenamento e recuperi più veloci dopo un trauma. Come? Grazie al ghiaccio. Non semplici applicazioni, ma immersioni in vasche ad hoc o in camere crioterapiche. Ha, infatti, fatto scalpore recentemente l’atleta Justin Gatlin che si è presentato alla World Championship in Daegu, Corea del Sud, con “i piedi ghiacciati” (in pieno agosto) accendendo i riflettori su questa pratica che sta prendendo sempre più piede tra gli sportivi. Riservato (prima) a una sola élite per le gare agonistiche, sta (ora) diffondendosi anche nel mondo amatoriale. Ma in questo ambito è realmente utile e sicuro? Ed è davvero una novità? Ne parliamo con Piero Volpi, responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia del Ginocchio e Traumatologia dello Sport in Humanitas.

Dottor Volpi, i recuperi dopo un trauma e lo smaltimento dell’acido lattico sono più veloci con il ghiaccio?
“E’ vero. Il ghiaccio fino ad oggi è sempre stato utilizzato molto nella microtraumatologia grazie al suo effetto anestetizzante e al tempo stesso analgesico (si pensi anche al bambino che cade e gli si applica il ghiaccio). Si conosce, infatti, da anni la sua attività di vasocostrizione cui segue, poi, una vasodilatazione quando si torna a temperatura normale. Questo meccanismo migliora la circolazione e il microcircolo velocizzando, inoltre, i recuperi e lo smaltimento delle tossine e dell’acido lattico post-allenamento. Non a caso in passato si consigliava agli atleti di immergere le gambe in una vasca fredda per un minuto e poi in una vasca calda per un altro minuto dopo un allenamento intenso”.

E’ utile anche per migliorare le prestazioni?
“Sì. E’ un concetto antico, ripreso modernamente e applicato non solo dal punto di vista terapeutico e preventivo, ma anche per migliorare le prestazioni ottenendo muscoli, circolazione e metabolismo efficiente. La novità sta nelle camere di crioterapia, che stanno prendendo sempre più piede. Alcune squadre di atleti professionisti si sono recati nei Paesi dell’Est, dove sono diffuse, per migliorare le prestazioni fisiche. In questi casi tutto il corpo viene a contatto con il freddo intenso (e non solo una parte) per un periodo breve. Non sono dolorose, ma devono essere svolte sotto controllo medico (per esempio, si deve prestare attenzione se si è cardiopatici)”.

Le camere crioterapiche esistono anche in Italia?
“Sì, ma non sono così diffuse e per lo più vengono utilizzate come presidio terapeutico. Stanno, infatti, dando ottimi riscontri per le lesioni infiammatorie e post-traumatiche proprio per il concetto scientifico su cui si basano”.

Ma risultano utili per lo sportivo amatoriale?
“Direi proprio di no. Si tratta di forme terapeutiche per sportivi di alto livello che necessitano di osservazione medica. Per gli altri sembrano terapie eccessive. Invece, è utile il ghiaccio. E’ sufficiente avere nella cassetta del primo soccorso una borsa del ghiaccio da applicare sempre dopo un trauma da sport (da sci, da calcetto, da tennis….) o da tenere a portata di mano come post-fatica anche se (fortunatamente!) non ci si è fatti male”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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