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Bicicletta, la sicurezza corre su due ruote

27/04/2010

Il nuovo Codice della strada, in via di approvazione definitiva in Parlamento, prevede caschi a norma e giacche catarifrangenti. In vista della Giornata della bicicletta, attenzione ai pericoli su strada. 

Con l’arrivo della bella stagione sono sempre più le persone che decidono di muoversi in bicicletta: non inquina, fa bene alla salute e non crea problemi per il parcheggio. C’è, tuttavia, un elemento che non va trascurato, soprattutto quando ci si sposta in città: quanto è sicuro muoversi con questo mezzo? In questi giorni ha fatto molto discutere il nuovo Codice della strada che prevede, tra i diversi obblighi, quello di indossare il casco a norma per i ciclisti. Si richiede, inoltre, l’utilizzo di bretelle o giubbini catarifrangenti se si pedala in gallerie o di notte. Abbiamo affrontato il tema della sicurezza in bicicletta con Fabio Baticci, caposezione di Chirurgia d’Urgenza in Humanitas.

Dottor Baticci, secondo lei è necessario l’utilizzo del casco in bicicletta?
“Ridurre il problema della sicurezza in bicicletta all’uso obbligatorio del casco è molto limitativo. L’utilizzo del casco può avvenire in due contesti completamente diversi: quello sportivo e quello per chi utilizza la bicicletta come mezzo di locomozione in città. Per quanto riguarda le attività ricreative e sportive, l’utilizzo del casco è obbligatorio da molto tempo a causa di numerosi incidenti mortali avvenuti durante le gare in bicicletta. In questo contesto è estremamente utile. Il casco offre una protezione che non è sufficientemente adatta per impatti ad alta velocità, come quelli che possono verificarsi contro mezzi quali motociclette o automobili; del resto la sua utilità è stata messa in dubbio da molti autori. Nei Paesi in cui l’utilizzo del casco è stato reso obbligatorio, soprattutto in Australia e in Nuova Zelanda, si è verificata una riduzione dei traumi cranici e della mortalità da trauma cranico. Tuttavia, è stata rilevata, negli stessi anni, una diminuzione di mortalità anche in altre tipologie di incidenti stradali, per cui non è chiaro se il casco sia l’unico fattore di riduzione della mortalità.
C’è un altro dato fondamentale: nei Paesi in cui la bicicletta è estremamente diffusa e il casco non è obbligatorio, come Olanda e Germania, si ha un basso tasso di sinistri. Un’altra cosa da notare è che in molti Stati in cui è stato reso obbligatorio il casco, si è verificata una riduzione del numero di ciclisti, in quanto le persone, piuttosto che indossarlo, hanno preferito non utilizzare più la bicicletta. È difficile dare un giudizio motivato su quale sarà l’efficacia reale di un provvedimento che renda obbligatorio l’uso del casco in termini di mortalità e di riduzione dei traumi cranici: utilizzare il casco è una manovra precauzionale che va assolutamente consigliata, ma non è chiaro se sia conveniente imporla, proprio perché non si può essere sicuri del suo effetto”.

Consiglia quindi anche l’utilizzo del giubbino catarifrangente?
“Assolutamente. È fondamentale, in quanto aumenta la visibilità, da parte degli altri conducenti, dei ciclisti”.

Le capita spesso di intervenire su persone che utilizzano la bicicletta non per gare ma solo per spostarsi in città? Quali sono i danni più diffusi?
“Sì, e in genere sono proprio legati alla traumatologia cranica”.

Qual è l’età media dei pazienti?
“In genere sono gli estremi. Capita spesso di dover intervenire su bambini e anziani. I casi di persone giovani sono meno frequenti”.

Quali consigli si sente di dare a chi utilizza la bicicletta?
“Il vero consiglio lo darei agli amministratori comunali: costruire più piste ciclabili. Il miglior rimedio per diminuire i rischi connessi all’utilizzo della bicicletta è ridurre al minimo le possibilità di contatto tra biciclette e altri mezzi di trasporto. Incrementare il numero di piste ciclabili e spazi dedicati è la soluzione migliore che si possa trovare. Quindi il consiglio per i ciclisti è quello di utilizzare, laddove ci siano, le piste ciclabili, mettersi i giubbini e stare estremamente attenti, evitando soprattutto le vie ad alta velocità”.

A cura di Alice Locatelli

 

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