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Cuore a pezzi, ecco i rischi del doping

15/06/2004

La maggior parte delle sostanze dopanti presenta rischi elevati per l’apparato cardiocircolatorio. Non è necessario un consumo regolare per mettere seriamente a repentaglio la salute del cuore. Infatti, anche un utilizzo occasionale può determinare pesanti effetti negativi. A spiegare cosa rischia chi fa uso di sostanze dopanti sono i professionisti di Humanitas.

Sono rischi elevati
La maggior parte dei farmaci utilizzati nel doping, anche occasionalmente, può avere gravi conseguenze sul cuore. Le anfetamine, ad esempio, possono portare a crisi anginose, o addirittura a infarto del miocardio nei casi peggiori. I farmaci che mirano a incrementare il numero dei globuli rossi, quindi la parte densa del sangue che lega l’ossigeno e lo trasporta ai muscoli, comportano il rischio della formazione di trombi nei principali distretti vascolari; alcuni esempi: trombosi coronarica e quindi infarto del miocardio acuto, occlusione di un’arteria femorale e quindi ischemia grave di un arto inferiore, trombosi di un arteria renale e quindi infarto renale (con possibile insufficienza renale cronica e si può anche finire in dialisi).
Alcuni ormoni anabolizzanti, come il nandrolone e il testosterone, possono provocare danni al sistema circolatorio e gravi e comprovati effetti in ambito oncologico.
La situazione di rischio è ancor peggiore quando ad assumere sostanze dopanti non sono soggetti in perfetta salute, bensì sportivi di livello amatoriale, un po’ in là con gli anni, i quali possono già avere qualche lacuna a carico del proprio sistema circolatorio (ad esempio coronarico o cerebrale).

Il perché di questi rischi
Innanzitutto è necessario fare una premessa: tutte le attività sportive comportano un impegno più o meno elevato dell’apparato cardiovascolare. Il cuore è la pompa idraulica che consente al sangue di circolare e di raggiungere i muscoli e di recapitare a questi ossigeno e sostanze utilizzate come carburante, così che possano lavorare sviluppando energia meccanica. Esistono attività sportive ad alto e a basso impatto cardiovascolare: quelle ad alto impatto sono ad esempio il ciclismo, lo sci di fondo, gran parte dell’atletica leggera, il nuoto, il basket, il calcio, il rugby, tutti sport in cui si richiede un cuore “forte”. La maggior parte delle sostanze dopanti utilizzate nell’ambito di diversi sport e soprattutto tra quelli a elevato impegno cardiovascolare, hanno importanti effetti proprio a tale livello. La loro azione si esplica per lo più a livello circolatorio e ventilatorio, con lo scopo di migliorare la prestazione. Il già elevato grado di impegno viene ad essere ulteriormente sovraccaricato dalla presenza nell’organismo delle suddette droghe; pertanto è comprensibile l’aumento del rischio di gravi complicanze che ne può derivare.
Le sostanze che hanno effetto stimolante sul sistema nervoso, possono determinare conseguenze negative anche sull’attività cardiaca, in particolare sulla regolazione del tono vascolare (dilatazione – costrizione) dei distretti circolatori. Nel corso dell’attività sportiva, quando la pompa cardiaca lavora con impegno elevato, in presenza di richiesta di maggior afflusso di sangue da parte dell’organismo, tali sostanze (ad esempio anfetamine e cocaina) possono essere causa di un potente vasospasmo, cioè una costrizione di arterie e arteriole. In definitiva l’uso di queste droghe, finalizzato a non sentire la fatica e a una forte reattività neuromotoria, può comportare gravi disturbi del ritmo cardiaco ( anche l’arresto del cuore) e ischemia acuta del miocardio. Ci sono condizioni ambientali che peggiorano tale rischio: ad esempio il freddo intenso, che già di per se provoca una fisiologica risposta di vasocostrizione da parte del nostro corpo al fine di risparmiare calore.

Quando il sangue diventa più denso
Altri farmaci dopanti, mirano a incrementare il numero dei globuli rossi, cioè la parte corpuscolata, densa, del sangue, deputata al trasporto dell’ossigeno ai muscoli. Sto parlando della eritropoietina (EPO) e di suoi simili. L’EPO è un ormone normalmente prodotto dal corpo umano; lo stimolo alla sua produzione è l’anemia; è infatti deputata a stimolare la produzione di globuli rossi.
Aumentando la capacità di trasporto dell’ossigeno, dicevamo, si può ottenere un miglioramento della prestazione sportiva. Interessante sottolineare che un risultato analogo si può perseguire con l’allenamento in altura: a certe altitudini la bassa concentrazione di ossigeno atmosferico stimola una risposta fisiologica da parte dell’organismo, per cui aumenta la produzione dei globuli rossi e il loro numero circolante. Oggi sono abbastanza diffuse attrezzature che, usate a livello del mare ( anche in casa propria), ricreano condizioni ambientali analoghe a quelle dell’altura consentendo ad atleti di allenarsi al fine di incrementare la capacità di trasporto dell’ ossigeno senza doversi accollare trasferimenti; quest’ultima modalità di allenamento non è vietata dalle leggi antidoping in vigore.
L’utilizzo di ormone eritropoietico somministrato dall’esterno in un soggetto sano determina un considerevole aumento della parte corpuscolata ( ematocrito) del sangue che può diventare molto denso. Con valori elevati di ematocrito ( oltre il 50%) il sangue così denso circola nei vasi con fatica; ne deriva un aumento del lavoro cardiaco e inoltre si ha il rischio della formazione di trombi arteriosi; le conseguenze ( a volte anche letali) sono quelle già segnalate.
Voglio anche citare l’esempio di farmaci che sono prescritti regolarmente ad atleti per ipotetiche patologie, ma che in realtà sono usati a scopo dopante. Uno di questi è il salbutamolo che viene ampiamente utilizzato per la cura delle forme di bronchite acuta e cronica con componente broncospastica o nell’asma allergico; il suo effetto principale è la dilatazione delle vie aeree ( bronchi e bronchioli) facilitando la respirazione. Nel mondo dello sport viene utilizzato come sostanza dopante, poiché essendo un broncodilatatore facilita la respirazione sotto sforzo; inoltre a lungo termine e se assunto a dosi elevate, esplica un’azione di tipo anabolizzante che può stimolare l’aumento della massa muscolare. Anche questo farmaco tuttavia può comportare effetti collaterali a livello cardiaco; quando assunto a dosi elevate e senza adeguato controllo medico può determinare infatti l’insorgenza di aritmie cardiache con grave rischio per la salute dei malcapitati.

A cura di Elena Villa

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