Julien Absalon: mountain bike, che passione

E’ la più versatile tra le biciclette. Consente di evadere dal traffico cittadino e di godere delle bellezze della natura, di percorrere sterrati o di avventurarsi in salite impegnative. Parliamo di mountain bike con Julien Absalon, oro olimpico ad Atene 2004 e campione mondiale in carica di Cross Country per il secondo anno consecutivo, dopo la vittoria conquistata ai Campionati mondiali di Livigno il 4 settembre. I professionisti di Humanitas illustrano tutti i pregi di questo sport.

Julien Absalon, olimpionico nel Cross Country ad Atene e Campione del Mondo nel 2004, è il faro della stagione MTB. Il fuoriclasse francese, capitano della Bianchi-Agos, dopo avere vinto due prove in Coppa del Mondo ha conquistato a Livigno la maglia di Campione del Mondo 2005.

Absalon, come si sente per la seconda volta consecutiva campione del mondo?
“Sono felice di aver regalato un titolo mondiale al team Bianchi-Agos, e per di più in Italia. All’inizio ho cercato di controllare gli avversari che sapevo essere molto forti. Poi, nel secondo giro, ho dato il massimo per stare davanti. Al primo punto di rifornimento mi sono accorto che stavo perdendo aria, ma non pensavo di avere forato. Quando ho imboccato la salita principale avevo la gomma quasi a terra. Ho perso molto tempo: in quella circostanza sono stato ‘aiutato’ dalla foratura subita da Sauser. Confesso che per un momento ho temuto di non farcela, soprattutto quando sono finito nel torrente. E’ stato importante avere provato prima il percorso ed essermi adattato all’altitudine. L’anno rpecedente volevo vincere le Olimpiadi ed è arrivato anche il Mondiale. Nel 2005 puntavo alla maglia iridata e l’ho conquistata. Per il prossimo anno potrei puntare alla World Cup (già conquistata nel 2003, al debutto nella categoria Elite)”.

Absalon, che cos’è cambiato nella sua vita dalle Olimpiadi di Atene ad oggi?
“E’ indubbiamente cambiato molto, non lo posso negare. Se prima ero conosciuto quasi soltanto dagli appassionati di mountain bike, oggi, perlomeno in Francia, vengo considerato un personaggio ‘trasversale’. La doppietta Olimpiade-Mondiale ha colpito l’attenzione di tutto il pubblico, anche il meno attento alle vicende del ciclismo fuoristrada. L’alloro olimpico ha davvero un valore inestimabile!”.

Non era preparato a tutto questo interesse?
“Non del tutto! Sapevo che il titolo olimpionico avrebbe influito sulla mia popolarità ma non immaginavo a tal punto. E’ proprio vero che per ogni attività serve un training adeguato: il ‘lavoro’ di personaggio pubblico non fa eccezione. Inviti, trasmissioni televisive, premiazioni o magari, semplicemente, l’essere riconosciuti per strada; e il telefono che non smette di squillare… In mezzo a questo scenario un po’ caotico, però, c’è il Julien di sempre: un uomo semplice e un atleta che non ha nessuna intenzione di farsi distrarre dal proprio lavoro”.

La giornata tipo di un giovane campione?
“La mattina la sveglia è verso le 7.45. Dopo aver fatto colazione e controllato la mia posta elettronica, comincia l’allenamento che mi impegna, a seconda del programma, dalle due alle cinque ore. A volte nel pomeriggio, mi dedico al mio hobby preferito: il motocross”.

Segui un’alimentazione specifica?
“Osservo poche semplici regole alimentari che credo siano rispettate da tutti gli atleti. Una dieta sana con pochi grassi e un apporto equilibrato di proteine e carboidrati. Prima di uscire, se ho in programma un allenamento impegnativo, faccio colazione con pane, marmellata, tè, latte e magari una macedonia di frutta. Cerco di lasciare trascorrere almeno un’ora tra la colazione e l’uscita in bici, in modo da non appesantire troppo lo stomaco. Con me porto sempre molti liquidi per evitare di perdere troppi sali minerali”.

Una bicicletta davvero per tutti
Possiamo generalmente identificare tre tipi di biciclette: quella da passeggio, quella da corsa e la mountain bike, la cui scoperta e diffusione risale agli anni Ottanta. Questa bicicletta si caratterizza per avere un telaio più rigido e compatto rispetto a quella da passeggio; il cambio è situato sul manubrio (adesso direttamente nella manopola) e la sezione dei cerchi e delle gomme è molto più larga. Il manubrio è diritto e consente una comoda posizione in sella e di guida. Si pedala quasi sempre seduti, per non perdere aderenza sulla ruota posteriore (dove c’è la trazione), soprattutto sugli sterrati e sui terreni accidentati. E’ una bicicletta nata per il fuoristrada che però può essere impiegata ovunque, tanto che è diventata forse la bici più diffusa. Quando si percorrono discese, sterrati e tratti accidentati si possono accusare maggiori contraccolpi non solo al soprasella, ma anche alla schiena e al collo. Anche per questo motivo è nata l’idea di fornire le mountain bike di ammortizzatori (forcelle ammortizzate) che permettono di attutire i colpi.
Si tratta di una bicicletta sicura: le gomme più larghe consentono una maggiore tenuta di strada anche a coloro che non hanno molta dimestichezza con le due ruote; il cambio nella manopola consente poi di variare il rapporto mentre si pedala senza staccare le mani dal manubrio. Il fatto di poter evadere dal traffico, infine, espone il ciclista a minori pericoli, oltre a dargli la possibilità di pedalare nella natura, lontano dall’inquinamento.

A cura di Elena Villa

Redazione Humanitas Salute: