La toxoplasmosi è un’infezione causata da un parassita (Toxoplasma gondii) e in alcuni casi passa inosservata. Tuttavia il contagio durante la gravidanza rappresenta un potenziale rischio per il nascituro e per l’andamento della gravidanza stessa, poiché l’infezione può essere trasmessa dalla madre al feto attraverso la placenta.
Come si prende la toxoplasmosi, quali sono i sintomi e come fare prevenzione? Ne parliamo con il dottor Maurizio Zavattoni, Responsabile dell’ambulatorio delle infezioni in gravidanza di Humanitas San Pio X.
Come si prende la toxoplasmosi
Il contagio avviene tramite il contatto e l’ingestione del parassita, presente principalmente nella carne cruda o poco cotta di animali infetti (come bovini, ovini, suini), oppure attraverso il consumo di acqua, frutta, verdura o molluschi contaminati, o ancora tramite il contatto con il terreno contaminato dalle feci di animali infetti.
I sintomi della toxoplasmosi
I sintomi dell’infezione possono essere vaghi e lievi, rendendo difficile individuare il momento e la fonte dell’infezione. Ne sono un esempio:
- ingrossamento dei linfonodi
- affaticamento
- mal di testa
- mal di gola.
Una volta contratta, l’immunità naturale persiste per tutta la vita.
Toxoplasmosi in gravidanza: la diagnosi precoce è fondamentale
La situazione è diversa se l’infezione si verifica per la prima volta durante la gravidanza. In questo caso, l’infezione della placenta durante la circolazione del parassita nel corpo della madre è essenziale per la trasmissione al feto, con il progressivo sviluppo del circolo placentare che rappresenta un fattore determinante. Di conseguenza, la percentuale di trasmissione aumenta con l’avanzare della gravidanza.
Le infezioni materne di toxoplasmosi contratte durante il periodo periconcezionale o nelle prime settimane di gestazione comportano un rischio di trasmissione al feto inferiore al 2%, mentre tale rischio aumenta oltre il 60% se l’infezione avviene nel terzo trimestre. Le infezioni congenite contratte precocemente possono provocare gravi danni al feto, come aborto, ritardo di crescita, morte fetale o parto pretermine, mentre quelle contratte nel terzo trimestre tendono a essere asintomatiche. La toxoplasmosi congenita è asintomatica nell’85% dei casi alla nascita, ma quando si manifesta, due terzi dei segni clinici coinvolgono l’occhio e il sistema nervoso centrale, con presenza di calcificazioni, idrocefalia e convulsioni come principali manifestazioni neurologiche e corioretinite come principale patologia oculare.
Tuttavia, la maggior parte dei bambini nati da madri con toxoplasmosi in gravidanza, se trattati correttamente, non presenta problemi di salute. Pertanto, è importante diagnosticare l’infezione acuta nella madre il più presto possibile per avviare tempestivamente la terapia entro le prime 4 settimane dall’infezione, al fine di ridurre la frequenza e la gravità della toxoplasmosi congenita. La terapia antibiotica mira a ridurre la trasmissione dell’infezione al feto o, se questa è già avvenuta, a limitare i rischi a essa associati.
Toxo-test: cos’è e a cosa serve
Per determinare se una donna è immune alla toxoplasmosi prima del concepimento o all’inizio della gravidanza (entro le prime 10 settimane), viene consigliato il toxo-test (IgG e IgM anti-Toxoplasma), un semplice prelievo di sangue che rileva la presenza degli anticorpi contro il toxoplasma. Se nel sangue non sono presenti anticorpi specifici (IgG e IgM negativi), significa che la donna non è mai stata esposta al toxoplasma prima del concepimento. In questo caso, si consiglia alla donna di seguire le misure preventive igienico-alimentari e di sottoporsi a controlli sierologici mensili, possibilmente fino a un mese dopo il parto, per individuare eventuali infezioni tardive.
Se il primo toxo-test è positivo (IgG positive e IgM negative), significa che la donna è già stata esposta al toxoplasma e ha sviluppato immunità contro l’infezione. In questo caso, non è necessario ripetere il test e non sono richieste precauzioni aggiuntive.
Qualora invece al primo controllo le IgM risultassero positive (infezione sospetta) è necessario eseguire ulteriori test di apprendimento per confermare o escludere l’infezione in atto e rivolgersi a uno specialista per iniziare la terapia antibiotica il più precocemente possibile.
Toxoplasmosi in gravidanza: i cibi cui prestare attenzione
Tra le precauzioni che una donna deve attuare in gravidanza per evitare la toxoplasmosi, ci sono diversi accorgimenti da seguire riguardo ai cibi. In primo luogo, carne, pesce e salumi devono essere sempre ben cotti, anche all’interno, in quanto la cottura ad alte temperature uccide il microrganismo responsabile della toxoplasmosi. È considerato sicuro consumare prosciutto cotto e mortadella, ma è fondamentale assicurarsi che siano ben cotti.
Per quanto riguarda le verdure crude, è importante lavarle con cura, anche utilizzando bicarbonato o altri prodotti, per rimuovere eventuali residui di terra e risciacquarle abbondantemente. Lo stesso vale per la frutta, soprattutto per quella che cresce a contatto con la terra, come le fragole, che devono essere lavate attentamente prima del consumo.
Per quanto riguarda il sushi e il pesce crudo, va detto che non veicolano la toxoplasmosi, ma possono comportare altri rischi di infezioni. Se si desidera consumare sushi, è importante verificare che sia stato trattato secondo le normative di legge (Regolamento 853/2004 CE), ovvero congelato per almeno 24 ore a meno di 20 gradi al suo interno, al fine di eliminare eventuali parassiti o microrganismi dannosi. Queste precauzioni sono fondamentali per proteggere la salute della madre e del bambino durante la gravidanza.
Toxoplasmosi in gravidanza e gatti: quali rischi?
In primo luogo, se il gatto è un animale domestico che vive sempre in casa e non è stato adottato dopo un periodo di randagismo, è molto improbabile che possa essere un veicolo per il parassita responsabile della toxoplasmosi.
Tuttavia, è comunque consigliabile evitare di toccare direttamente le feci del gatto. Nel caso in cui si debba pulire la lettiera, è importante utilizzare guanti monouso e, una volta terminata l’operazione, gettarli immediatamente e lavare accuratamente le mani con acqua e sapone. Queste semplici ma importanti misure possono contribuire a ridurre il rischio di trasmissione della toxoplasmosi attraverso le feci del gatto domestico.
Toxoplasmosi in gravidanza e giardinaggio
Una delle misure più importanti quando si pratica il giardinaggio durante la gravidanza è quella di indossare sempre i guanti durante le attività all’aperto. Questo aiuta a evitare il contatto diretto con la terra che potrebbe essere contaminata con il parassita responsabile della malattia.
Inoltre, una volta terminato il lavoro di giardinaggio, è essenziale lavare accuratamente le mani con acqua e sapone.
Toxoplasmosi in gravidanza: le norme di prevenzione
Le norme igienico-alimentari per le gestanti suscettibili alla toxoplasmosi, stabilite nel documento dell’AMCLI del 2023, forniscono importanti linee guida per ridurre il rischio di contrarre l’infezione da Toxoplasma gondii durante la gravidanza.
Prima di tutto, è fondamentale cuocere accuratamente le carni prima del consumo, evitando assolutamente quelle crude o poco cotte, compresi salumi crudi, molluschi bivalvi, latte non pastorizzato e uova crude.
Inoltre, è importante lavare attentamente frutta e verdure prima del consumo e sempre lavarsi le mani prima di mangiare e dopo aver maneggiato alimenti crudi o non lavati, nonché terra o altri materiali potenzialmente contaminati dalle feci del gatto.
Per attività che comportano il contatto con materiali potenzialmente contaminati dalle feci del gatto, come il giardinaggio o la pulizia della lettiera, è consigliabile utilizzare sempre guanti di gomma.
Se si ha un gatto in casa, è opportuno adottare precauzioni aggiuntive, come alimentare l’animale con cibi cotti o in scatola e affidare a qualcun altro la pulizia della lettiera, igienizzando frequentemente il contenitore.
Infine, è consigliabile evitare viaggi al di fuori dell’Europa e del Nord America e eliminare dalla propria abitazione veicoli animali come mosche e scarafaggi.