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Alimentazione

Su Lancet la dieta universale “salva pianeta”: più vegetali, meno carne

08/03/2019

Salva contemporaneamente la salute delle persone e quella del pianeta. È la nuova dieta prescritta dalla rivista Lancet, risultato dello studio della Commissione Eat-Lancet presentato a Oslo e pubblicato sull’omonima prestigiosa rivista. Il mantra? Raddoppiare il consumo di vegetali e dimezzare quello delle carni, in particolare quelle rosse. Il pull di esperti infatti ha ribadito che le cattive abitudini a tavola provocano rischi più alti per la salute del tabacco, del sesso non protetto e dell’alcol, tutti insieme. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Elisabetta Macorsini, biologa nutrizionista di Humanitas.

 

Una “dieta sana universale di riferimento”, l’ambizioso obiettivo di Lancet

Per salvare noi e il pianeta occorre raddoppiare i consumi di frutta, verdura, legumi e noci e ridurre di oltre il 50% quelli di zuccheri e carni rosse a livello globale entro il 2050. Queste, in estrema sintesi, le indicazioni della Commissione Eat-Lancet presentata a Oslo e pubblicata dalla prestigiosa rivista scientifica. La commissione, finanziata dalla Fondazione Eat della coppia di miliardari norvegesi Petter e Gunhild Stordalen, riunisce autori ed esperti proveniente da tutte le Università del mondo, Fao e Oms. Fra questi anche il professore di Harvard, Walter Willett, e l’inventore del “chilometro zero” Tim Lang, considerati tra i massimi esperti di nutrizione e sostenibilità.

Ogni individuo è unico, quindi va da sé che non potrà esistere una dieta in grado di rispondere a bisogni di tipo collettivo. Nonostante ciò, l’ambizioso obiettivo della rivista Lancet è proprio quello di proporre una dieta sana universale di riferimento”, basata su criteri scientifici che, al di là delle necessarie personalizzazioni, possano indicare la strada della nutrizione sostenibile. Gli esperti si rivolgono quindi alla platea più vasta possibile: una popolazione mondiale di 10 miliardi di persone, con lo scopo di arrivare al 2050 evitando fino a 11,6 milioni di morti l’anno dovuti a malattie legate ad abitudini alimentari non sane.

Una dieta mediterranea dall’impatto sostenibile

Uno dei riferimenti espliciti del gruppo di studiosi è la dieta mediterranea, nella versione “frugale” praticata in Grecia alla metà del secolo scorso. La dieta universale prevede infatti l’assunzione di cereali integrali, frutta e verdura, latticini, carni (bovine o suine o ovine), pollo, uova, pesce, legumi, noci, e pochi zuccheri (aggiunti e non). Condimenti consigliati: gli oli vegetali, extravergine di oliva o colza. Necessaria, a quanto pare, una sensibile riduzione dei consumi di carne per nutrire il pianeta in modo sostenibile.

Oltre a cambiare i consumi, riducendo gli sprechi del 50%, gli autori del rapporto fissano obiettivi-limite nell’utilizzo di terra, acqua e nutrienti per la produzione agricola sostenibile. E indicano una grande varietà di aree di intervento per raggiungere questi risultati coinvolgendo governi, industrie e società, come ad esempio l’educazione e l’informazione, l’etichettatura, le tasse sul cibo, il sostegno economico e la produzione di alimenti sani.

 

Il parere di Humanitas

“Entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà la quota di 10 miliardi di persone e di conseguenza sarà necessario trasformare le abitudini alimentari in modo da migliorare la produzione di cibo e ridurre lo spreco“, ha detto la nutrizionista.

“Per cercare di raggiungere questo obiettivo la “dieta universale” proposta, che ha come base la dieta mediterranea, prevede l’assunzione di 2.500 chilocalorie al giorno divise in dosi di 230 g di cereali integrali, 500 g di frutta/verdura, 250 g di latticini, 14 g di carne (bovina/suina/ovina), 29 g di pollo, 13 g di uova, 28 g di pesce, 75 g di legumi, 50 g di noci, 31 g di zuccheri (aggiunti e non), contando anche i condimenti con olio extravergine di oliva/colza o vegetale: dosi apparentemente “impraticabili”, ma non dimentichiamo che il tutto parte dalla dieta mediterranea e quindi perché non continuare a proseguire con un regime alimentare collaudato?

Nel novembre 2010 la dieta mediterranea è stata infatti riconosciuta dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Il termine “dieta” è inteso in senso etimologico, cioè come uno stile di vita da seguire in virtù dei suoi effetti benefici sulla salute: la dieta Mediterranea è infatti più che una dieta, ma un vero e proprio modello nutrizionale che si ispira agli stili alimentari di alcuni Paesi del bacino del mediterraneo, è stata studiata ed analizzata da professionisti della nutrizione che si sono trovati d’accordo nel definirla come la dieta che garantisce la migliore valenza salutistica.

Parlando di modello nutrizionale, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha recentemente pubblicato dei consigli nutrizionali per il 2019 per una corretta alimentazione: la dieta deve essere varia ed equilibrata, i legumi rappresentano una valida alternativa alle proteine animali e i cereali integrali apportano una maggiore quantità di fibre. È bene poi limitare e ridurre il consumo di sale, di grassi, di zuccheri e ovviamente di alcol”.

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