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Alimentazione

Frutta secca e castagne: il 2 novembre dolci ricchi di fibre e amici del cuore

01/11/2016

Per i golosi più tradizionalisti fra ottobre e novembre non c’è spazio per Halloween – festa che abbiamo importato dalla cultura celtica – cone le sue mele caramellate, i “dolcetti” (o scherzetti?) e i cupcakes. In Italia tradizionalmente si festeggia un rito cristiano: il 2 novembre è dedicato alla commemorazione dei propri cari defunti. L’usanza di ricordarli con affetto e dolcezza si traduce sulle tavole dei ghiottoni con dolci tipici della cucina regionale.

In Lombardia abbiamo il pane dei morti, biscotti fatti con amaretti, frutta secca, cannella e noce moscata a cui a volte si aggiunge scorza d’arancio o cedro candito e infine cosparsi di zucchero a velo. In trentino Alto Adige si trovano ancora i cavalli dei morti, grosse pagnotte dolci fatte in onore di una dea, Eponam protettrice dei cavalli, che secondo la tradizione greca accompagnava i morti nell’aldilà. In Toscana il pan coi santi, una sorta di pane dolce fatto da farina, noci, miele, strutto, uvetta e pepe nero. In Puglia c’è il grano dei morti fatto da grano bollito, vin cotto usato al posto dello zucchero, noci tritate e cannella e, in particolare a Lecce, si preparano le fanfulicchie che sono riccioli di zucchero caramellato attorcigliati al sapore di menta.

Ingrediente principe dei dolci dei morti, la mandorla

In Sicilia ci sono pani dolci a forma di mani e dita, pupi di zucchero e a Messina gli nZuddi biscotti fatti con mandorle, farina, miele e cannella oppure la frutta di Martorana, dolci di marzapane, quindi farina di mandorle e zucchero, a forma di frutta. A Napoli gli o’ morticiello, un torrone di cioccolato che viene servito a fette nelle varianti al caffè, al gianduia o alla crema di nocciole. Ci sono poi tante varianti locali delle ossa dei morti, dolci dalla consistenza croccante: a Parma sono fatti di pastafrolla glassata, nel Senese sono più rotondi e arricchiti con le mandorle, in Sicilia li chiamano crozzi e sono composti da farina, acqua, zucchero, cannella e chiodi di garofano. Anche le fave di morti sono tipiche di tutta Italia, sono chiamate così perché, una volta, l’ingrediente base era la fava, oggi sono fatte con farina di mandorle tritate, l’albume d’uovo, pinoli, zucchero e la buccia di limone grattugiata.

(Per approfondire leggi qui: Halloween, zucca e mele: antiossidanti e fibre contro il cancro?)

Tante forme e nomi ma tutti accumunati da ingredienti semplici e tipici del periodo autunnale, frutta secca, soprattutto mandorle, variamente associata a farina, zucchero, uova intero o solo albume, spezie, cioccolato, marmellata e frutta candita soprattutto arancia e cedro.

«Come tutta la frutta secca, le mandorle sono importanti fonti di minerali, vitamine, proteine, antiossidanti e fibre, ma anche di grassi prevalentemente insaturi. Proprio i grassi sono gli elementi distintivi di questi alimenti perchè aumentano il senso di sazietà, forniscono sapore ai cibi e anche una buona riserva energetica, inoltre contribuiscono al trasporto delle vitamine liposolubili (A, D, E), regolano gli ormoni, intervengono nelle difese immunitarie e sono importanti per il sistema nervoso e cardiovascolare – un dettaglio non da poco – la frutta secca non contiene colesterolo», aggiunge la dottoressa Manuela Pastore, dietista dell’Istituto Clinico Humanitas. «Inoltre l’elevato contenuto di grassi li rende alimenti con un elevato potere calorico, è vero che si dovrebbero consumare solo in occasione di queste festività, ma non posso fare a meno di ricordare di fare attenzione alla quantità consumata», ricorda la specialista.

(Per approfondire leggi qui: La dieta per le donne per invecchiare in salute: noci, arance e lattuga)

L’importante è non esagerare con le porzioni dei dolci

In Umbria mangiano invece il brustengolo, un altro dolce al forno. Questa volta niente mandorle, ma prodotti altrettanto sani e gustosi come le noci, l’uva passa, i pinoli e i fichi secchi. Ma ricordatevi che stiamo parlando di dolci, quindi attenti a non esagerare!

La commemorazione dei defunti cade in autunno, tempo di castagne da cui si ricava una farina utilizzata prevalentemente per ottenere pasta e dolci. Per esempio è l’ingrediente base del castagnaccio, un dolce consumato in Toscana ma non solo, in cui sono presenti anche pinoli e uvetta. «Le castagne hanno un buon contenuto di vitamine e minerali; soprattutto vitamine del gruppo B, compresa la preziosissima B9 o acido folico, vitamina A, sodio, calcio, magnesio. La farina ha un elevato contenuto di carboidrati, simile ai cereali ma non contiene glutine, è quindi indicata in caso di celiachia, contiene una modesta quantità di grassi e un buon contenuto di fibre che aiutano a regolarizzare la funzionalità intestinale. Chi soffre di colite o è in sovrappeso deve limitarsi a piccole quantità perché sono lassative e molto caloriche», conclude la specialista.

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