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Alimentazione

Colesterolo, non serve dire addio alle uova

17/01/2015

Per alcuni un antico adagio potrebbe suonare così: è nato prima l’uovo o il colesterolo? Le uova scontano un pregiudizio diffuso ed errato che allontana molti dal consumo, dimenticando i benefici di questo alimento, anche per chi ha il colesterolo alto. Approfondiamo l’argomento con i professionisti.

Le uova sono un cibo altamente nutriente, fonte di proteine e vitamine del gruppo B e micronutrienti tipo lo zinco. È vero che le uova sono alimenti ricchi di colesterolo, ma posseggono anche sostanze importanti dal punto di vista nutrizionale e quindi in assenza di patologie particolari, per le quali è consigliabile chiedere consiglio al medico, se ne possono consumare 3-4 alla settimana.

Il ruolo del colesterolo

La battaglia contro il colesterolo fa spesso dimenticare che la sua presenza nell’organismo è indispensabile, perché rappresenta un importante costituente della membrana cellulare e dal colesterolo parte la sintesi della struttura di molti ormoni.

Solo il 20% del colesterolo arriva dall’alimentazione, mentre l’80% viene sintetizzato dall’organismo. Quindi eliminare le uova è sbagliato, ma limitarne l’uso consigliato. Il consumo di uova è controindicato per chi soffre di calcoli alla cistifellea, ma possono essere consumate con moderazione per chi soffre di ipercolesterolemia.

Le uova sono, invece, un argomento interessante per accendere un faro sul colesterolo. Se è alto e non cala con una dieta drastica solo lo specialista di malattie metaboliche può aiutare a capire il perché. L’ipercolesterolemia può anche non dipendere dall’eccessivo apporto di grassi animali con la dieta, ma essere causata da una eccessiva produzione del soggetto, come nelle cosiddette ipercolesteolemie familiari di origine genetica, e pertanto maggiormente indicate per la terapia farmacologica.

Bisogna distinguere tra colesterolo buono e colesterolo cattivo

I valori del colesterolo alto vanno letti con attenzione, distinguendo tra quello buono (HDL) e quello potenzialmente dannoso rappresentato dal colesterolo non-HDL, quindi ldl e Vldl. Il passo successivo è la terapia.

«Oltre a una dieta adeguata e all’attività fisica bisogna ricorrere a un trattamento farmacologico specifico – dice lo specialista –, che attualmente è rappresentato dalle statine». Ma attenzione, non si può ricorrere a terapie periodiche o a cicli. Lo ricorda lo specialista: «È sempre il medico che deve prescrivere e monitorare la terapia, che deve essere quotidiana e continuativa».

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