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Alimentazione

Trasgressione alcolica

23/04/2004

I dati recentemente pubblicati di una ricerca realizzata dall’European Opinion Research Group su incarico dell’Unione Europea e dell’Istituto Superiore di Sanità, indicano una realtà preoccupante per quanto riguarda il consumo di alcol fra giovani e adolescenti.
Nel nostro Paese la vendita di alcolici ai minori di sedici anni è proibita, ma secondo l’indagine dell’Unione Europea l’età limite in cui i ragazzi italiani iniziano a bere è di dodici anni.
“Un dato assolutamente allarmante – afferma il dottor Maurizio Tommasini, responsabile di Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas – poiché, al di sotto dei sedici anni, i danni prodotti dall’alcol nell’organismo sono maggiori rispetto all’adulto”.
I dodici anni rappresentano evidentemente l’età più bassa segnalata, ma è un dato di fatto che in Italia siano circa 800 mila gli adolescenti che consumano alcol e di questi il 7% ha ammesso di bere fino ad ubriacarsi almeno tre volte alla settimana.

Grave anche l’abuso occasionale
“Il fatto che i ragazzi arrivino spesso allo stato di ubriachezza – sostiene il Dottor Tommasini – è uno degli aspetti più gravi del problema. I danni più seri all’organismo si producono dopo anni di abuso “cronico” di alcol, è quindi improbabile che un giovane incorra nelle patologie tipiche dell’alcolismo. Abbiamo invece tassi di morbilità e di mortalità elevati provocati da traumi per incidenti di vario genere, ad esempio sul lavoro e, soprattutto, sulla strada, correlati ad elevati valori di alcolemia (quantità di alcol presente nel sangue). Altrettanto preoccupante nell’intossicazione acuta da alcol (elevate quantità assunte in un tempo limitato), la possibilità di insorgenza di epatite acuta alcolica, una patologia che può avere esito mortale”.
Ma i rischi non finiscono qui. Un altro grosso pericolo per i ragazzi che bevono in modo non responsabile è quello di moltiplicare gli effetti dell’alcol a causa dell’assunzione in contemporanea con droghe o anche semplicemente con terapie farmacologiche. Infine, non va trascurato il pericolo di sviluppare una dipendenza da alcol.

Aumentano i rischi per i bevitori abitudinari
“Il primo contatto con gli alcolici – spiega infatti il Dottor Tommasini – avviene mediamente intorno ai sedici anni: si tratta generalmente di un bere occasionale, caratterizzato da un elemento di socialità e da grosse bevute. L’abuso di alcol è determinato da un desiderio di trasgressione, dalla ricerca di uno stato di alterazione legata a motivazioni di integrazione sociale. Non è quindi infrequente che il ragazzo, per un processo di imitazione, per sentirsi parte del gruppo e migliorare (anche se solo apparentemente) la propria capacità di relazionarsi con gli altri, diventi un bevitore abitudinario, con tutte le conseguenze che il prolungarsi dell’abuso di alcol può portare. Conseguenze che non riguardano solo, come si è portati a credere, patologie epatiche: possono infatti insorgere anche miocardiopatie, anemia, demenza, impotenza, patologie degenerative del sistema nervoso centrale e periferico, fino a neoplasie correlabili all’alcol”.

Gestire il problema
Abbiamo parlato di abusi che, nei giovani, arrivano spesso all’ubriachezza. Ma quali sono i limiti oltre i quali il piacere del bere diventa dannoso?
“Un consumo corretto di alcol – spiega il Dottor Tommasini – non è un problema, e per quantità corretta si intende un contenuto di alcol inferiore ai 28 grammi al giorno. Per dare un parametro, si pensi che mezzo litro di vino contiene 40 grammi di alcol. Questi sono valori medi validi per una persona sana, di sesso maschile (per le donne sono più bassi). Superati questi limiti, si incorre nella possibilità di un danno organico”.
Tenendo conto di questi parametri, dovrebbe essere possibile accorgersi precocemente del problema.
“Dovrebbero essere le famiglie – conclude il Dottor Tommasini – ad individuare i casi a rischio e, se questa consapevolezza insorge quando il problema è ancora controllabile, a gestire la situazione. Non sempre, però, è facile rendersi conto ed accettare che un proprio familiare sta abusando di alcol, in special modo quando si tratta di giovani, che bevono per lo più fuori casa. Se questa consapevolezza si raggiunge quando già ormai il problema è diventato di difficile gestione, è opportuno ricorrere a competenze specifiche che, tramite strutture dedicate, possono intervenire con un supporto psicologico, oltre che medico-farmacologico, per un soddisfacente recupero del ragazzo. Non ultimo, sarebbero molto utili delle campagne informativo educazionali al bere già in età scolare”.

A cura di Paola Gallas

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