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Alimentazione

Cuore: la dieta dopo un intervento chirurgico

02/04/2004

Attualmente, alla cardiochirurgia affluiscono pazienti sempre più anziani e con patologie sempre più gravi ed è molto frequente che arrivino all’attenzione del cardiochirurgo con patologie associate come dislipidemie (elevati valori di colesterolo e trigliceridi) e diabete, più raramente è presente anche insufficienza renale già in trattamento. I pazienti sottoposti ad interventi di cardiochirurgia devono seguire delle indicazioni dietetiche che mirano a fornire un corretto apporto nutrizionale e che favoriscono il processo di guarigione. Abbiamo intervistato il cardiochirurgo Giuseppe Caprioli e la dietista Chiara Trombetti, che lavorano presso Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Cosa comporta un intervento cardiochirurgico?
L’intervento, eseguito spesso in circolazione extracorporea (l’apparecchiatura che sostituisce la funzione cardiaco-polmonare durante gli interventi), ha come conseguenza per il paziente l’anemizzazione, la perdita di proteine ed una riduzione di tutti gli oligoelementi; come primo obiettivo quindi c’è quello di riportare l’organismo al suo corretto equilibrio nutrizionale.
Il controllo scrupoloso dell’apporto dietetico, da parte di personale specializzato durante il periodo ospedaliero, deve servire ad aiutare il paziente nella scelta degli alimenti ed insegnargli a variarli il più possibile.

Cosa fare nelle fasi immediatamente successive all’intervento?
All’inizio la dieta sarà semiliquida, leggera, moderatamente ipolipidica e povera in fibre. E’ importante controllare l’ipercalcemia (valori elevati di calcio) che si può verificare in seguito alla circolazione extracorporea. Nella fase postoperatoria il paziente ha meno voglia di alimentarsi e visto che, nella maggior parte dei casi, sono anziani e con difficoltà di masticazione, devono essere invogliati, cercando di rendere i cibi più appetibili, e devono essere, senza esagerare, soddisfatti nelle loro richieste in modo da riportare tutti i valori ematici, inizialmente alterati, a valori normali.
Alla dimissione e per un periodo della durata di almeno due mesi, è opportuno che i pazienti seguano un’alimentazione il più possibile varia e senza alcuna restrizione, fatta eccezione per i pazienti diabetici che, anche in queste fasi, non devono utilizzare dolciumi.

Quali cibi tenere più scrupolosamente sotto controllo?
Una volta ripristinato l’equilibrio nutrizionale dell’organismo la dieta è inizialmente a contenuto quantizzato di sodio, in seguito è possibile anche tornare ad un apporto normale e non più controllato. Un controllo più scrupoloso e duraturo è da fare nei contenuti di grassi ed in particolare di colesterolo. La dieta di questi pazienti, difficilmente, presenta carenze nutrizionali. Capita, talvolta, che vi sia una riduzione degli introiti giornalieri in pazienti con particolari avversioni o intolleranze ai cibi tali da limitare la varietà di scelta , in questi casi si raccomandano delle integrazioni vitaminiche.
I pasti non devono essere troppo ricchi di grassi e di zuccheri perché potrebbero aumentare la viscosità del sangue (cioè renderlo meno fluido); non devono mai essere abbondanti, perché dosi eccessive di cibo possono interferire con la respirazione, alterando la motilità del diaframma e soprattutto incrementando la richiesta della gettata cardiaca attraverso l’aumento delle richieste metaboliche. Gli alimenti freddi sono tollerati meglio (formaggini, macedonie, bevande a base di latte, frutta e succhi di frutta, sorbetti ecc…); la carne, le patate e le verdure vengono introdotte gradualmente, con cautela e se tollerate.

E chi deve seguire una dieta povera di sodio?
Nel caso in cui fosse necessario seguire una restrizione di sodio, si consiglia l’uso di formaggi freschi: ricotta, mozzarella, fior di latte, certosino, crescenza; tra i salumi l’unico a poter essere utilizzato è il prosciutto cotto (il meno ricco di sale rispetto a tutti gli altri salumi); si consiglia di salare la pasta agli ultimi due minuti di cottura in modo che assorbisca meno sale; nei casi in cui la restrizione di sale è molto rigida è preferibile utilizzare pane toscano, senza sale. Vietato l’uso di dadi, maionese, olive, salse varie, salse piccanti, senape. Preferire l’uso di limone, aceto, erbe aromatiche per migliorare il gusto dei cibi.

Come tenere sotto controllo il colesterolo?
Per l’ipercolesterolemia si consiglia l’uso di olio extravergine d’oliva, olio di mais o di soia utilizzati crudi, di limitare l’uso di formaggi stagionati preferendo quelli freschi e, comunque, non consumandoli più di 3 volte a settimana; le uova non devono essere consumate più di una volta a settimana; si consiglia di escludere cibi fritti o conditi con salse grasse, cibi conservati sott’olio, pesci particolarmente grassi ( anguilla, capitone… ), prodotti di pasticceria particolarmente elaborati, burro, lardo, strutto, pane all’olio o condito in genere.

E per chi ha problemi renali?
E’ possibile che in alcuni pazienti si possano verificare problemi renali, conseguenti all’intervento, in questi casi si ha un innalzamento dei valori della creatinina, è opportuno somministrare diete che non contengano più di 2 grammi di sodio al giorno e con un apporto proteico controllato. Di solito queste situazioni sono temporanee e si risolvono spontaneamente entro 7-20 giorni. Se la patologia renale, al contrario, è già presente prima dell’intervento, è quindi da trattare secondo gli schemi dietetici dell’insufficienza renale.

A cura di Francesca Di Fronzo

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