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Alimentazione

Farmaci “antifame”. Perdere peso senza perdere la salute!

10/09/2003

In un recente incontro con i giornalisti a Milano, metà luglio 2003, è stato fatto il punto sui farmaci che aiutano a perdere peso. Il problema torna alla ribalta con la triste storia di una signora di Legnano che per perdere i chili di troppo ha messo insieme anfetamine, diuretici e caffeina. Il risultato di questa prescrizione” fai da te” è stata la morte. I farmaci usati avevano indicazioni diverse dalla cura dell’obesità: i diuretici, infatti, non fanno dimagrire, le anfetamine, poi, non possono essere prescritte in Italia. Viene quindi da chiedersi chi ha dato indicazioni alla signora e chi le ha fornito il preparato. Molto spesso queste terapie dimagranti vengono praticate utilizzando erbe e/o preparazioni artigianali, per le quali non vengono chiaramente indicati i possibili effetti avversi.
Diverso il caso dei medicinali che nascono, invece, con questa indicazione.
Al momento attuale, molti farmaci in grado di attenuare il senso di fame con una azione diretta sul sistema nervoso centrale non sono più in commercio a causa della loro pericolosità. Per il trattamento dell’obesità sono disponibili solo due farmaci, l’orlistat e la sibutramina. Attenzione, invece, ai prodotti che promettono di far perdere peso in modo semplice e rapido perché disinformazione e comunicazione errata possono causare gravi danni all’organismo.
Parliamone con il dott. Maurizio Tommasini, Responsabile dell’Unità operativa di Medicina Generale e Epatologia di Humanitas.

Le anfetamine: come funzionano?
“Le anfetamine” spiega il dott. Tommasini “agiscono sull’attività dei neurotrasmettitori che sono le sostanze chimiche prodotte dal nostro corpo per favorire la comunicazione degli impulsi tra le cellule nervose, importanti per il nostro comportamento e il nostro umore e sono l’adrenalina, la noradrenalina, la dopamina, l’acetilcolina e la serotonina. Le anfetamine spostano la soglia della fatica, cancellano le sensazioni della stanchezza, della fame e del sonno, aumentano la capacità di concentrarsi, esaltano l’umore e portano una ventata di allegria. Sono nate nel 1887 come sostanze di sintesi e furono utilizzate per la loro azione contro la fatica solo nel 1940 dai soldati al fronte che potevano marciare a lungo ignorando la fatica e il dolore, affrontando le battaglie con sicurezza. Diventarono poi di uso frequente tra gli studenti per preparare gli esami e tra gli sportivi per migliorare le loro prestazioni fino ad arrivare, da ultimo, nel campo dietetico come farmaci anoressizzanti”.

Perché sono vietate in Italia?
“Le anfetamine” chiarisce il dott. Tommasini “sono vietate perchè danno assuefazione e dipendenza. Il loro effetto ha una durata breve, in base ai dosaggi dalle 2 alle 4 ore, e provoca a lungo termine logoramento degli organi come il cuore che sono sottoposti a eccessiva sollecitazione. Questi prodotti, infatti, spostano la soglia della fatica che è il segnale con cui il corpo ci avvisa che necessita di riposo e di recupero delle energie, per cui lo si priva delle sue naturali difese contro lo stress e la stanchezza fisica, oltrepassando il limite. Nel tempo questa sollecitazione può portare a danni irreparabili e persino alla morte”.

Come agisce, invece, l’orlistat?
“L’orlistat” spiega il dott. Tommasini “è un farmaco che agisce inibendo alcuni enzimi preposti alla digestione dei lipidi, le lipasi pancreatiche, impedendo la trasformazione dei grassi in particelle più piccole che vengono assimilate dall’intestino. I grassi non digeriti (circa il 30 %) vengono eliminati con le feci”. “Occorre, però” continua il dott. Tommasini “sempre associare una dieta equilibrata sotto controllo medico, altrimenti l’eccessiva espulsione di grassi produce effetti sgradevoli come l’incapacità di riconoscere lo stimolo a defecare, flatulenza e diarrea. Il successo di questa cura, quindi, dipende dalla ristrutturazione dello stile di vita integrando dieta e attività fisica, che resta indispensabile”.

E la sibutramina?
“La sibutramina” spiega il dott. Tommasini “è una molecola che l’industria farmaceutica sperava di utilizzare come antidepressivo, ma gli studi hanno evidenziato le sue proprietà anti-fame cambiandone il destino. Questa molecola, a differenza dell’orlistat, agisce a livello del sistema nervoso centrale aumentando la secrezione dei neurotrasmettitori del cervello (noradrenalina e serotonina) consentendo alla sazietà di manifestarsi precocemente e aumentando anche il dispendio energetico (non ha, quindi, nulla a che spartire con le anfetamine). E’ efficace” continua il dott. Tommasini “ma non priva di effetti collaterali perché potrebbe aumentare la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca. E’ indispensabile, quindi, la valutazione medica e la sua prescrizione è riservata a poche categorie di specialisti come i cardiologi, i diabetologi, gli endocrinologi, gli specialisti in medicina interna e in scienza dell’alimentazione. La sibutramina, inoltre, è stata oggetto di una temporanea sospensione perché ritenuta responsabile della morte di due persone, ma i dati raccolti dalla Farmacovigilanza ne hanno riaffermato il buon rapporto efficacia-tollerabilità riammettendola in commercio”.

Risolvono il problema dell’obesità?
“Orlistat e sibutramina” spiega il dott. Tommasini “non devono essere considerati come la soluzione al problema del sovrappeso, ma solo un aiuto. Molte persone, infatti, dopo essere dimagrite durante il periodo del trattamento, una volta sospesa la terapia riacquistano il peso perduto. Questi farmaci, quindi, vanno sempre utilizzati sotto controllo medico nell’ambito di interventi generali che prevedano anche una dieta ipocalorica condivisa dalla persona e un programma di attività fisica al fine di abituare la persona a ridurre il consumo di cibo”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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