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Benessere

I probiotici hanno benefici uguali per tutti, vero o falso?

11/01/2019

Molte persone credono che assumere i probiotici presenti negli alimenti o negli integratori, aiuti la flora batterica intestinale e quindi abbiano benefici uguali per tutti. Vero o falso? L’abbiamo chiesto agli specialisti dell’Unità Operativa di Gastroenterologia di Humanitas.

 

Falso. Il nostro intestino è colonizzato da diversi ceppi di microrganismi che costituiscono il microbiota intestinale, con il proprio ed individuale patrimonio genetico, il cui equilibrio (eubiosi) o disequilibrio (disbiosi) influenza varie funzioni fondamentali del nostro organismo, come il sistema immunitario e metabolico. Classicamente, i probiotici vengono definiti come microrganismi viventi che, quando somministrati nel dosaggio adeguato, hanno benefici per la salute di chi li “ospita”. Si trovano in molti alimenti, come le fibre e i cibi fermentati, e integratori da banco che si assumono periodicamente anche in assenza di una reale necessità o indicazione medica. Recentemente, però, sono emerse evidenze scientifiche che hanno rivalutato il ruolo dei probiotici come “panacea per tutti i mali”. Una recente revisione della letteratura sulla sicurezza ed efficacia della somministrazione di probiotici, ha evidenziato che, oltre ai noti effetti benefici di un gruppo ristretto di ceppi batterici in determinate condizioni, ve ne sono altri svantaggiosi o, addirittura, nocivi per la salute dell’organismo. Nello specifico, in alcune situazioni in cui le difese immunitarie sono ridotte, come nei tumori maligni e nei trapiantati d’organo, i probiotici possono provocare effetti collaterali con possibile insorgenza di malattie infettive gravi come la sepsi.

In un altro studio molto articolato ed elegante, pubblicato sulla rivista Cell da un gruppo di ricercatori israeliani, sono emerse alcune osservazioni molto interessanti sull’effetto dei probiotici nel tratto gastrointestinale che, se prima erano note a livello aneddotico, ora trovano conferma in dati scientifici. L’analisi del microbioma, ovvero l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali dei microrganismi della flora intestinale, sia nell’intestino umano che in quello della cavia, ha evidenziato che c’è scarsa correlazione fra il microbioma misurato nelle feci e quello che aderisce effettivamente alla parete intestinale. Ovvero, l’analisi del microbiota nelle feci non riflette l’avvenuta colonizzazione dei batteri lungo il tratto digestivo, indicando perciò che questi test hanno una validità scientifica limitata. Inoltre, il campionamento della mucosa del tratto gastrointestinale, a seguito della somministrazione dei probiotici più comunemente utilizzati in commercio, ha rivelato che ci sono diverse resistenze alla colonizzazione dei batteri assunti con i probiotici, e questo può spiegare il motivo per cui alcune persone non otterrebbero i benefici sperati dall’assunzione di probiotici, neppure durante la terapia antibiotica. Nell’uomo, sembra che la colonizzazione dei ceppi batterici sia correlata alle caratteristiche individuali del microbioma, per cui in futuro la ricerca dovrà essere volta a definire i fattori individuali che determinano la colonizzazione o resistenza ai probiotici, in modo da ottimizzare la terapia.

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