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Alimentazione

Fame e aggressività, sono collegate?

27/09/2018

Per quale motivo una persona semplicemente affamata dovrebbe diventare aggressiva? La spiegazione della cosiddetta “hangry” (l’unione dei termini angry, arrabbiato, e hungry, affamato) è una complicata risposta emotiva che viene causata da una compartecipazione di biologia, segnali ambientali e personalità del singolo paziente. Ciò è quanto affermato da una ricerca pubblicata dall’American Phsycological Society. Secondo i ricercatori l’idea è che l’emozione della rabbia a volte può essere semplicemente causata da una mancanza di glucosio nel sangue. La reazione aggressiva di fronte alla mancanza di cibo prolungata non è immediata e ci sono due criteri fondamentali per stabilire se essa potrà contribuire alle emozioni negative o meno: il contesto e l’autocoscienza. Ne parliamo con Agnese Rossi, psicoterapeuta di Humanitas Gavazzeni.

Fame emotiva e fame reale

“Mangiare è un comportamento complesso che non significa solo nutrirsi, ma implica uno stretto legame tra aspetti fisiologici, psicologici, sociali, familiari, simbolici – ha detto Rossi -. L’interazione di tutti questi fattori dà origine al nostro rapporto con il cibo, che ognuno di noi costruisce a partire dall’infanzia e che è scandito dalla percezione della fame e dalla conseguente sensazione di sazietà. Spesso però non mangiamo solo in risposta allo stimolo della fame fisica, ma il cibo può assumere un ruolo consolatorio immediato, può aiutarci ad alleviare alcune emozioni che non riusciamo a riconoscere o ad esprimere, può calmare stati di ansia o una delusione, può attenuare sensazioni di rabbia, può riempire momenti di noia che non riusciamo a gestire in altro modo.

In questi casi, stati d’animo come la tensione, l’aggressività, l’agitazione, la frustrazione, il senso di vuoto sono confusi con la fame fisica che in questi casi ha però origini emotive. Il cibo allora ci permette di respingere un malessere emotivo “mangiandoci sopra” piuttosto che affrontarlo direttamente, con il rischio di “ingoiare” le nostre emozioni insieme al cibo e di lasciarle inascoltate e irrisolte”.

 

L’esperimento condotto su 400 americani

Per dimostrare ciò la correlazione fra “fame” e rabbia, i ricercatori hanno condotto due esperimenti che hanno coinvolto oltre 400 persone negli Stati Uniti. A seconda dell’esperimento, ai partecipanti è stata mostrata un’immagine progettata per indurre sentimenti positivi, neutrali o negativi. Sono stati poi mostrati un’immagine ambigua e un pittogramma cinese. Gli scienziati hanno chiesto ai partecipanti di valutare il pittogramma su una scala di sette punti che andavano dalla definizione di “piacevole” a quella di “spiacevole”, segnalando allo stesso tempo quanto si sentivano affamati. I tester hanno interpretato associato la fame alla sensazione di spiacevolezza e disagio.

La consapevolezza emotiva alla base del controllo dell’appetito

Le persone che sono più consapevoli del fatto che la loro fame si manifesta come un’emozione hanno meno probabilità di arrabbirsi. In un esperimento di laboratorio che ha coinvolto studenti universitari non ancora laureati, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di digiunare o di mangiare in anticipo. Dopo che a alcuni studenti è stato chiesto di completare un esercizio di scrittura destinato a focalizzare l’attenzione sulle proprie emozioni, a tutti i partecipanti è stato chiesto di partecipare a uno scenario progettato per suscitare emozioni negative. Inoltre è stato chiesto di completare un noioso esercizio su un computer che, a loro insaputa, era programmato per bloccarsi poco prima che potesse essere completato. I ricercatori hanno scoperto che gli individui affamati hanno riportato maggiori emozioni spiacevoli e stress quando non erano esplicitamente concentrati sulle loro sensazioni. I partecipanti che hanno passato il tempo a pensare alle proprie emozioni, anche se affamati, non hanno riferito di cambiamenti nei loro stati d’animo o nelle percezioni sociali. La ricerca ha quindi messo in luce la connessione mente-corpo, dimostrando come i nostri corpi giocano un ruolo importante nel plasmare le nostre esperienze, percezioni e comportamenti.

“Percepiamo la fame quando sentiamo che il nostro stomaco è vuoto, ma talvolta colleghiamo subito questa sensazione ad un’emozione negativa, spesso alla rabbia o al nervosismo – ha aggiunto la psicoterapeuta -. E’ invece importante imparare a distinguere una sensazione corporea (come la fame se non mangiamo da alcune ore o la sazietà dopo un pasto) da uno stato d’animo, come l’inquietudine o l’aggressività, che possono essere una conseguenza di segnali corporei fastidiosi, ma non sono sovrapponibili con le emozioni che suscitano. E’ utile quindi allenarci all’ascolto delle nostre emozioni, imparare a dare loro un nome e comprendere da dove vengono, che cosa le suscita. Solo così possiamo differenziarle da sensazioni come la stanchezza, il dolore fisico o un’infiammazione ed imparare ad esprimerle in vari modi, non reprimerle abbuffandoci col cibo”. “Infatti oggi il cibo è presente sempre e ovunque – ha continuato l’esperta -, siamo sollecitati a mangiare da stimoli di vario genere di cui talvolta non siamo consapevoli; per esempio la pubblicità che vediamo o sentiamo, a volte senza rendercene conto, può esplicitare il desiderio generico di cibo o di uno specifico alimento, e spesso diventa difficile distinguere i segnali di fame e sazietà che il nostro corpo ci invia, in quanto sono influenzati da vari fattori che interagiscono e che alterano la percezione chiara di questi messaggi corporei”.

 

I consigli della psicoterapeuta

Per separare la fame dall’aggressività e imparare a gestirle entrambe in modo adeguato e soddisfacente, è necessario rinforzare un rapporto sano e consapevole con il cibo e con le nostre emozioni, in particolare quelle più difficili da ascoltare, da esprimere e da condividere o da manifestare con modalità costruttive. Alcuni consigli pratici:

– Ascoltare i messaggi che il nostro corpo ci invia, ossia la sensazione di fame e di sazietà, e imparare ad assecondarli senza confonderli con altre emozioni (rabbia, ansia, delusione…);
– Imparare ad apprezzare il sapore degli alimenti dedicando più tempo ai pasti, oggi spesso rapidi, in cui inghiottiamo in fretta senza una masticazione adeguata;
– I pasti dovrebbero essere un momento piacevole di convivialità in cui prestare attenzione alla qualità dei cibi più che alla loro quantità; non imporsi diete ferree, scorrette e frustranti che ci portano a percepire il cibo come qualcosa da temere e a volte difficile da controllare e che può suscitare emozioni come rabbia e nervosismo e favorire la fame emotiva;
mantenere una certa regolarità nei pasti senza saltarli, dando importanza alla colazione che spesso sottovalutiamo;
– un’attività fisica costante e regolare è una buona modalità per gestire emozioni complesse, per allenarci ad ascoltare i segnali del nostro corpo e gestire con più consapevolezza le sensazioni di fame e sazietà.

“Così possiamo prevenire la fame per rabbia e inibire il circolo vizioso fame-aggressività-alimentazione scorretta-rabbia – ha concluso Rossi -, e rispondere alla fame emotiva con altre modalità più appaganti e rispondenti alle richieste del nostro corpo”.

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