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In Danimarca l’empatia si insegna a scuola

30/05/2018

Scienze, matematica, inglese ed empatia. In Danimarca è una materia di studio che si affianca alle materie tradizionali per preparare bambini e ragazzi ad affrontare meglio la propria vita. Ogni settimana gli studenti dai sei ai sedici anni hanno a disposizione la “Klassens tid”. Si tratta di uno spazio in cui tutti possono condividere emozioni, problemi personali e difficoltà e ascoltare o ricevere consigli su come affrontarli meglio. Il tutto con l’aiuto dell’insegnante e di una torta al cioccolato che i ragazzi hanno il compito di preparare e di portano in classe a turno. L’obiettivo? Creare un’atmosfera piacevole, chiamata “hygge” in grado di allenare l’empatia. Ne parliamo con la dottoressa Agnese Rossi, psicologa di Humanitas Gavazzeni.

 

Una materia come le altre

Dal greco en pathos, “sentire dentro”, l’empatia ha a che fare con la capacità di percepire e condividere le emozioni altrui per meglio sintonizzarsi con le persone che abbiamo vicino. La necessità e l’importanza di sviluppare l’empatia e di rafforzarla è dimostrato da uno studio condotto dall’Università del Michigan che ha parlato di un notevole calo del livello di questo sentimento tra i giovani statunitensi di oggi rispetto a quelli degli anni Ottanta e Novanta in relazione all’aumento dei problemi di salute mentale e depressione degli stessi.

“Che sia una materia che si insegna nelle scuole è interessante e di certo utile, ma questa scelta fa riflettere – ha commentato la dottoressa Rossi -: in passato le capacità di base sull’essere empatici si imparavano fin da piccoli, vivendole sulla propria pelle, in famiglia o nei contesti di socializzazione attraverso il gioco, lo stare insieme, il condividere con altri coetanei la maggior parte del proprio tempo e con figure di riferimento adulte ritenute autorevoli; oggi invece, la tendenza della nostra cultura ad un marcato individualismo e all’uso dei computer e dei cellulari come mezzi principali di comunicazione, porta talvolta a indebolire l’acquisizione di competenze relazionali che si devono quindi proporre come materia scolastica”.

 

È davvero così importante imparare a essere empatici?

L’empatia è l’ingrediente fondamentale per creare relazioni interpersonali costruttive e arricchenti. Significa sapersi “mettere nei panni dell’altro” per percepire le sue emozioni, senza però fondersi o confondersi, ossia mantenendo un confine ben definito tra sé e l’altra persona, tra il proprio mondo emotivo e quello dell’altro. Significa imparare a costruire ponti emotivi tra noi e gli altri, intessere legami, comprendersi in profondità, realizzare un contatto emotivo e sentirsi meno soli. Entrare in sintonia con le persone che ci circondano ci porta a costruire legami affettivi.

“Il termine “legame” potrebbe essere inteso come il contrario dell’essere liberi – ha aggiunto la specialista -: in realtà implica la creazione di relazioni che vanno oltre l’anonimato dei rapporti impersonali, funzionali o formali e ci permette di entrare in risonanza emotiva con l’altro. Intessere legami veri significa inoltre rendere più abitabili le nostre case, i nostri luoghi di lavoro, le nostre città, dove spesso sfioriamo molte persone, ma raramente ci incontriamo davvero”.

Concretamente cosa entra in gioco quando si è empatici? A volte può sembrare più comodo dare priorità alla solitudine, perché ci fa sentire indipendenti e autonomi, ci trasmette un’apparente sensazione di libertà senza vincoli, ma rischia di toglierci la ricchezza, spesso anche faticosa, di vivere esperienze relazionali empatiche che muovono dentro di noi stati d’animo che entrano in risonanza, attraverso la condivisione di significati, di esperienze, di progetti, di vissuti, di momenti di solidarietà e sostegno reciproco. “Avvicinarci agli altri in modo empatico – ha aggiunto Rossi -significa anche imparare a gestire i conflitti non secondo la logica del vincere o perdere, ma in modo costruttivo e non aggressivo, con la capacità di gestire emozioni come la rabbia, la delusione, il rancore.

 

Anche le neuroscienze confermano l’importanza dell’empatia

Con le recenti ricerche sui neuroni a specchio presenti in varie zone del cervello, che si attivano quando si osserva un’azione compiuta da una persona e, contemporaneamente, in noi che osserviamo, entrano in gioco gli stessi neuroni coinvolti in questa azione. Ciò indica un coinvolgimento emotivo che i nostri neuroni segnalano quando ci “rispecchiamo” empaticamente nell’altro.

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