Stai leggendo Cosa fare in caso di punture di insetti?

Benessere

Cosa fare in caso di punture di insetti?

03/05/2018

Arriva la bella stagione e la voglia di passeggiate in campagna, weekend in montagna e picnic sui prati. In primavera ed estate, una bella giornata all’aperto può diventare un tormento a causa di punture di insetti. Zanzare, api, zecche, pappataci, vespe possono richiedere un pronto intervento, e non solo per chi è allergico. «La prima cosa da fare è riconoscere se veramente vi è stata una puntura, ossia verificare la presenza di  rossore, edema e prurito. Molto importante poi osservare la lesione e verificare la presenza sulla puntura di un eventuale pungiglione, intero o meno – spiega il dottor Stefano Ottolini, medico dell’unità di Medicina d’urgenza dell’ospedale Humanitas. – Se comparisse un eritema più o meno generalizzato, febbre, mal di testa, senso di difficoltà respiratoria, tachicardia, è sempre meglio rivolgersi al pronto soccorso». Ecco come affrontare la puntura di un insetto. 

 

Zecche

In alcune zone montane e prati, soprattutto dove l’erba è alta, si possono trovare le zecche dei boschi. L’attività delle zecche è strettamente legata ai valori di temperatura e umidità e, sebbene ci siano alcune eccezioni, in generale la loro attività si concentra nei mesi caldi e in luoghi vicini a stalle, cucce di animali e pascoli. Di dimensione anche molto piccole, alcune zecche sono grandi quanto una capocchia di spillo, il loro morso è indolore perché emettono una sostanza contenente principi anestetici che può rendere difficile accorgersi di essere stati morsi. In genere, il loro morso predilige la zona della testa, collo, dietro le ginocchia, e fianchi.

Per prevenire il morso di zecca e individuare “l’ospite”, è consigliabile:

– camminare nei sentieri battuti

– indossare abiti chiari a maniche lunghe e pantaloni lunghi infilati nei calzini oppure stivali

– in caso di picnic sui prati, meglio usare una tovaglia o telo di colore chiaro che permette di vedere gli insetti (in questo caso, allontanarsi dall’area)

– di ritorno dai luoghi a rischio, controllare la pelle anche servendosi di una lente d’ingrandimento.

Il morso della zecca non è di per sé pericoloso per l’uomo, ma può veicolare infezioni (encefalite da zecca, malattia di Lyme, rickettsiosi, febbre ricorrente da zecche, tularemia, meningoencefalite da zecche, ehrlichiosi) che nei bambini e negli anziani possono essere pericolose. Curabili con terapia antibiotica specifica, in caso di morso di zecca è bene rivolgersi al pronto soccorso.

 

Cosa fare e non fare in caso di morso di zecca

disinfettare la cute, afferrare la zecca con una pinzetta a punte sottili, il più possibile vicino alla superficie della pelle. Tirare dolcemente cercando di imprimere un leggero movimento di rotazione. Attualmente si possono trovare in commercio degli specifici estrattori che permettono di rimuovere la zecca con un movimento rotatorio. Dopo l’estrazione, disinfettare ancora (evitare la tintura di iodio) la pelle, e bruciare la zecca

non schiacciare il corpo della zecca per evitare il rigurgito che aumenterebbe la possibilità di trasmissione di agenti patogeni

non toccare a mani nude la zecca nel tentativo di rimuoverla, le mani devono essere protette (con guanti) e poi lavate

usare un ago sterile per l’estrazione del rostro (l’apparato buccale della zecca) che può rimane all’interno della cute, o rivolgersi al pronto soccorso dove sarà possibile effettuare anche la profilassi antitetanica

non utilizzare mai alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette per rimuovere la zecca. Infatti, la sofferenza indotta può provocare il rigurgito di materiale infetto

al termine di ogni operazione di estrazione, parziale o totale, controllare sempre che non vi siano residui e che l’estrazione sia stata completa.

Nei successivi 30-40 giorni dal morso, potrebbero comparire segni di infezione quale un alone rossastro sulla pelle che tende ad allargarsi oppure febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi: rivolgersi immediatamente al proprio medico alla comparsa dei sintomi

 

Api, vespe e calabroni

Sebbene possano sembrare simili, in realtà solo le vespe sono attratte dal nostro cibo (in particolare frutta, dolci e bevande zuccherate) e, se infastidite, possono pungere anche più volte, senza morire, al contrario di quanto accade per le api. In caso di punture multiple o all’interno di naso, bocca o occhi, o in caso di reazioni severe, recarsi al Pronto Soccorso.

Per evitare di irritare vespe, calabroni e api, allontanando il rischio di essere punti, è consigliabile:

non avvicinarsi troppo ad alveari di api

allontanarsi lentamente e non urlare se si avvicina un’ape o una vespa

evitare profumi, lacche e creme troppo dolci e profumati

non lasciare aperti lattine e alimenti dolci: le vespe possono intrufolarsi all’interno e bevendo potrebbe pungere lingua, labbra o l’interno della bocca (recarsi subito al Pronto soccorso)

non camminare scalzi nei prati per evitare di calpestare vespe o api

vestirsi con colori chiari: meglio il bianco e il verde, così come magliette a maniche lunghe e pantaloni lunghi, per gite in boschi e prati, o per il giardinaggio.

 

In caso di puntura, la reazioni può essere non allergica (gonfiore, che può aumentare nelle 24 ore seguenti alla puntura, bruciore intenso, prurito e dolore nell’area colpita) o allergica (stessi sintomi ma generalizzati tipo orticaria, difficoltà a respirare, dolore al petto, riduzione della pressione arteriosa). In caso di allergia nota alle puntura di api, vespe e calabroni, assumere subito i farmaci antistaminici da tenere sempre con sé, e nei casi più severi recarsi in Pronto Soccorso.

 

 

Puntura di ape o vespa? Cosa fare

– disinfettare la zona colpita con acqua ossigenata o euclorina

– raschiare via il pungiglione con un ago, una lama smussa o una carta plastificata (es. una carta di credito). Evitare la pinzetta perché si potrebbe spremere il veleno rimasto all’interno nel pungiglione della ferita

applicare del ghiaccio o immergere la zona nell’acqua fredda per ridurre il dolore e per rallentare l’assorbimento del veleno

– mantenere immobile la parte colpita

– successivamente può essere applicata una crema al cortisone

 

Tafani (o mosca cavallina)

La loro puntura è molto dolorosa, più di quella delle api, e può richiedere più giorni per guarire e, con molta probabilità, si potrebbero sviluppare infezioni. Per questo è bene prestare molta attenzione alla sua puntura e saperne riconoscere i sintomi come rossore, gonfiore, infiammazione e forte prurito, molto più intenso rispetto alla puntura di una zanzara o di un’ape. Nei soggetti allergici, la puntura di tafano può scatenare una reazione allergica con arrossamento e gonfiore di labbra e occhi, mancanza di respiro, debolezza e vertigini.

 

Cosa fare in caso di puntura di tafano

lavare la zona colpita con acqua e sapone antibatterico

asciugarla tamponando la puntura con un fazzoletto di carta asciutto e pulito

non grattare la pelle per evitare di peggiorare la situazione, anche in caso di forte prurito

applicare sulla pelle un fazzoletto imbevuto di acqua calda aiuta ad alleviare il dolore

applicare del ghiaccio per bloccare il gonfiore

In caso di pus sull’area della puntura, evitare il fai-da-te e rivolgersi al proprio medico per la terapia specifica. Solo in caso di reazione allergica, rivolgersi immediatamente al Pronto Soccorso.

 

Pappataci e zanzare

Entrambi insetti che si attivano con il calare del sole, i pappataci sono piuttosto diffusi nelle aree mediterranee. Rispetto alle zanzare, la vicinanza dei pappataci non è anticipato da alcun ronzio e la loro puntura è in grado di trasmettere malattie infettive all’uomo, come la nota Leishmaniosi, ma anche encefalite e meningite. Il pappatacio punge preferibilmente la parte inferiore del corpo, come caviglie e piedi, perché non vola, mentre la zanzara può raggiungere ogni area del corpo. Rossore, dolore e prurito intenso possono essere alleviati dalle creme “after bite” oppure da creme a bassa concentrazione di cortisone, in caso di ponfi.

 

Puntura di pappataci? Cosa fare

Rivolgersi al medico o al pronto soccorso in caso di:

comparsa di eritema diffuso: potrebbe essere la manifestazione di una reazione allergica

febbre e sintomi simil-influenzali con brividi, dolore muscolare, mal testa e di collo: potrebbero essere i sintomi di encefalite o meningite

 

Come evitare le punture di pappataci e zanzare?

– utilizzare appositi repellenti per pappataci e zanzare spruzzati direttamente sulla pelle e sui vestiti

– di sera, preferire abiti chiari a maniche lunghe e pantaloni

– arieggiare ambienti e non tenere chiuse le persiane durante il giorno: i pappataci amano i luoghi caldi, bui e umidi. Aria e luce sono elementi di disturbo

– evitare zone palustri o lacustri, con ristagni di acqua

Articoli che potrebbero interessarti

Non perderti i nostri consigli sulla tua salute

Registrati per la newsletter settimanale di Humanitas Salute e ricevi aggiornamenti su prevenzione, nutrizione, lifestyle e consigli per migliorare il tuo stile di vita