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Fibromialgia e depressione: esiste un legame?

04/03/2016

La fibromialgia è una malattia cronica, spesso difficile da riconoscere, caratterizzata da dolore dappertutto; questi due aspetti – dolore persistente e difficoltà di diagnosi – spesso sono causa di disturbi dell’umore con conseguente impatto negativo sulla vita sociale e lavorativa del paziente.

Il grande problema della fibromialgia, malattia che negli ultimi tempi sembra essere sempre più diffusa, è che si tratta di una patologia veramente importante, ma non facilmente diagnosticabile. Chi ne è colpito – si tratta soprattutto di donne con età compresa tra i 40 e i 50 anni – soffre di dolori diffusi in tutto il corpo, spesso associati a sintomi diversi, fra cui stanchezza e insonnia; tuttavia, dal momento che le indagini risultano tutte nei limiti e la visita medica non individua danni alle articolazioni, muscoli o organi, è difficile stabilirne la causa.

I sintomi e la difficoltà nel porre una diagnosi di fibromialgia hanno un effetto deleterio sulla qualità della vita del paziente,  come sottolineano gli specialisti di Humanitas, con conseguente ansia e depressione.

Quali problemi possono sorgere dal non riconoscimento immediato della fibromialgia?

Spesso il paziente, dato che gli esami sono rigorosamente negativi, dato che ha un dolore articolare senza che le articolazioni siano infiammate, si sente dire che non ha nulla e che è un malato immaginario. E per questo, sentendosi sempre più frustrato e depresso, continua a cercare altri pareri medici (il cosiddetto “shopping doctor”) nella speranza di arrivare a una diagnosi e alla terapia. Spesso accade che, una volta posta la diagnosi (il medico di riferimento è generalmente il reumatologo), il paziente si senta già più sollevato.

(Per approfondire leggi qui: Fibromialgia, combattere lo stress per prevenirla?)

Si può dunque dire che vi siano punti di incontro tra la fibromialgia e le forme depressive?

È dimostrato un collegamento tra fibromialgia, ansia e depressione, tanto che alcuni ricercatori ne hanno proposto un meccanismo fisiopatologico condiviso. D’altra parte le persone con patologie dolorose croniche, non solo di natura fibromialgica, è facile che si sentano depresse e in ansia proprio a causa dei loro sintomi difficili da gestire. A sua volta la depressione può aggravare la sintomatologia dolorosa, ed è stato recentemente pubblicato un lavoro che evidenzia che, nei pazienti fibromialgici depressi (più del 60% dei pazienti fibromialgici era depresso), il dolore era più severo, e stanchezza e insonnia più importanti. Per questa ragione, uno degli approcci terapeutici proposti per la fibromialgia si indirizza ai farmaci anti-depressivi. È anche possibile che i mediatori del dolore a livello cerebrale siano, almeno in parte, responsabili anche dell’umore.

(Per approfondire leggi qui: Depressione, dagli smartphone un aiuto per la diagnosi?)

Quali speranze ha un malato di fibromialgia di guarire in tempi brevi da questa malattia?

Le terapie oggi disponibili per la fibromialgia non sono purtroppo risolutive, permettono solo di controllare, spesso solo parzialmente, il dolore e gli altri sintomi. Ma la ricerca medica è molto attiva e ci si aspetta in un prossimo futuro di avere soluzioni che possano permettere la completa guarigione da questa strana malattia. Nel frattempo, seguendo anche le indicazioni dell’Associazione Americana sulla Fibromialgia, è necessario che il medico continui a seguire il paziente con controlli programmati e ravvicinati, e che il paziente stesso venga completamente informato dal medico che la sua malattia non comporta lesioni ad organi o apparati e che non lo condannerà alla carrozzella. Infatti, più infomazioni il paziente riceverà, più cercherà di adattarsi alla malattia, e potrà così tranquillamente condividere con il medico l’approccio terapeutico più adatto; e questo sicuramente  migliorerà la prognosi.

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