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Benessere

Mal di testa, come farlo passare

13/03/2013

Esistono molte forme di mal di testa. Alcune, come l’emicrania, colpiscono più frequentemente le donne. Altre, come la cefalea  a grappolo colpiscono soprattutto gli uomini.

Gli effetti del mal di testa li conosciamo tutti. Chi più, chi meno. È difficile infatti trovare qualcuno che non ne abbia mai subito le conseguenze, anche se per brevi attimi. Quello che invece non sempre sappiamo è come e perché si forma e come possiamo combatterlo in modo efficace. Ci aiuta a scoprirlo la dottoressa Paola Merlo, responsabile dell’Unità Operativa di Neurologia di Humanitas Gavazzeni e responsabile del Centro Cefalee SISC dell’ospedale.

 

Dottoressa Merlo, come si forma il mal di testa?

«È indispensabile riconoscere immediatamente i quadri tipici (le principali forme di cefalea primaria e i più comuni quadri “sindromici” di cefalea secondaria), mentre sono necessari ulteriori accertamenti e osservazioni nell’ambito di un percorso diagnostico più complesso per verificare ulteriori ipotesi diagnostiche (forme atipiche, complicate, aggravate, trasformate…). Un’accurata anamnesi, che deve essere orientata a identificare con precisione l’andamento temporale della cefalea, la presenza di eventuali deficit neurologici di accompagnamento, l’unilateralità o meno del dolore, l’intervento di meccanismi di scatenamento peculiari (ad esempio la cefalea “da tosse”) e un esame obiettivo ben fatto possono essere, nella maggior parte dei casi, sufficienti a dirimere i dubbi circa la presenza di lesioni di natura organica. Altre volte, invece, la diagnosi passa attraverso indagini strumentali anche sofisticate, in grado di individuare le cause e, di conseguenza, indicare provvedimenti terapeutici mirati”.

Nella cefalea tensiva, ad esempio, un’aumentata attività muscolare è alla base delle forme episodiche, mentre in quelle croniche vi sono modificazioni funzionali del sistema nervoso centrale rinforzate da fattori psicoaffettivi. Esistono inoltre, condizioni “causali” che possono contribuire alla genesi e soprattutto alla cronicizzazione del disturbo: ad esempio eventi psicosociali stressanti, così come gli stati di ansia e di depressione possono svolgere un ruolo sostanziale nelle forme ad andamento cronico. Molteplici possono essere i fattori  precipitanti e scatenanti, a volte anche delle posture non corrette».  

Si dice che il mal di testa colpisca in modo maggiore le donne. È vero?

«Certamente si può definire un disturbo “al femminile”. Le donne possono avere una presentazione del mal di testa soprattutto negli anni attivi dal punto di vista ormonale e durante tutta la fase della vita riproduttiva. In particolare, il 60% dei casi viene in genere scatenato dalla mestruazione e il disturbo si può ridurre durante la gravidanza. Nel periodo che anticipa la menopausa e subito dopo, invece, l’emicrania tende a scomparire o comunque a ridursi di frequenza. Per tutta questa serie di motivi nel Centro Cefalee di Humanitas Gavazzeni è stato creato un ambulatorio interamente dedicato alle donne che presentano problemi di mal di testa».

Qual è, invece,  la forma di cefalea che colpisce in particolar modo gli uomini?

«Nella sua forma più tipica, definita episodica, la cefalea che colpisce maggiormente gli uomini è caratterizzata da periodi attivi o grappoli (cluster) e fasi di remissione. Nelle forme episodiche i periodi attivi possono avere una durata che varia da due settimane a un anno, con fasi di remissione superiori a 14 giorni. Durante i grappoli, le crisi del dolore sopraggiungono quotidianamente, con frequenza variabile da una crisi a giorni alterni fino ad anche otto crisi al giorno,  con orari fissi.

Nella forma cronica, i periodi attivi hanno una durata superiore a un anno senza remissione o periodi di remissione molto brevi. La cefalea a grappolo si caratterizza per l’elevata intensità del dolore, lancinante, di breve durata con una frequenza giornaliera o plurigiornaliera e insorgenza acuta sin dall’inizio. La localizzazione del dolore è strettamente unilaterale nella regione orbitaria e/o periorbitaria e più raramente temporale. L’attacco è accompagnato da sintomi e segni locali quali iniezione congiuntivale, lacrimazione, ostruzione nasale, rinorrea, iperidrosi della fronte e della faccia, miosi, ptosi palpebrale, edema palpebrale e comportamento inquieto del soggetto con agitazione e incapacità a stare fermo».

Dottoressa Merlo, come è possibile riconoscere il tipo di mal di testa che ci affligge, così da poterlo curare?

«Come già ampiamente ribadito è fondamentale capire se il mal di testa abbia un’origine idiopatica o sia causato da altre patologie quali, ad esempio, lesioni di natura organica, fenomeni allergici, disturbi funzionali del tratto gastroenterico. Per questo, l’esame cui i pazienti vengono sottoposti ha l’obiettivo di individuare i fattori che scatenano o che aggravano gli attacchi, consigliare l’adozione di alcune misure precauzionali – come il mantenere un corretto stile di vita e evitare certi specifici comportamenti – e identificare l’idonea terapia sintomatica o di profilassi, se necessario, e  non sempre necessariamente farmacologica.

Per quanto riguarda la terapia sintomatica del mal di testa, è importante intervenire con rapidità all’insorgenza del dolore. La scelta dei farmaci è poi legata ad altri fattori come la tollerabilità ed eventuali patologie concomitanti.

Il consiglio più importante che noi specialisti neurologi desideriamo dare ai pazienti cefalalgici è cercare di non adottare misure terapeutiche del “fai da te”, ma cercare sempre di seguire un adeguato approccio medico. Il rischio di inadeguate risposte ma, soprattutto, di una cronicizzazione del disturbo potrebbe essere in tal caso assai elevato

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