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Babbo Natale non fuma più. E dà il buon esempio

11/12/2012

Negli Stati Uniti hanno tolto la pipa a Babbo Natale perché rappresentava un cattivo esempio per i più giovani. Ma dare il buon esempio è così importante per non far iniziare a fumare? Ne parliamo con la dottoressa Licia Siracusano del Centro antifumo di Humanitas.

Babbo Natale non ha più la pipa. È così nella nuova edizione dello storico libro di Pamela McColl, che oggi racconta le sue avventure con immagini ridisegnate in un’ottica “smoke-free”. Il motivo? Era un modello negativo per i piccoli, secondo gli esperti americani. E la “censura” è stata raccolta positivamente anche in Italia dove, per fortuna, prevale già l’immagine di Babbo Natale senza pipa. Obiettivo? Dissociare il fumo da questo personaggio amatissimo per ricordare ai ragazzi che fumare fa male e disincentivarli verso il vizio. Per fare, quindi, una prevenzione mirata ed efficace. Ma, allora, anche il cinema dovrebbe abolire le immagini di fumatori carismatici? Insomma, dare il buon esempio è davvero così fondamentale per non iniziare a fumare ancora più che per smettere? Ne parliamo con la dottoressa Licia Siracusano, referente per il Centro Antifumo di Humanitas e specialista dell’Unità Operativa di Oncologia ed Ematologia, diretta dal dottor Armando Santoro.

Dottoressa Siracusano, eliminare il fumo dalle immagini di personaggi amatissimi e carismatici può disincentivare gli adolescenti verso il vizio del fumo?

«Sì, perché i Centri Antifumo nascono per lottare contro la dipendenza dalle “bionde”, ma, a fronte del lavoro di medici ed esperti che combattono contro i danni da sigarette (in primis, tumore, malattie cardiovascolari e respiratorie), c’è una forza potente che si contrappone ed è quella delle multinazionali che puntano proprio sulle immagini come la pubblicità occulta, i film, il cinema, per incentivare al fumo. Mettere la sigaretta in bocca a personaggi famosi e carismatici invoglia gli adolescenti a emularli, come succede normalmente a quell’età. Ed è invece importante unire le forze verso una battaglia comune di salute pubblica».

Quindi, Babbo Natale è senza pipa, ma servirebbe che anche Kate Moss fosse senza sigaretta?

«È bellissimo che Babbo Natale sia senza pipa ma, effettivamente, sarebbe ancora più significativo se smettessero di fumare personaggi più “moderni”, più vicini ai giorni nostri e più giovani. Negli anni Settanta, infatti, la sigaretta era vista come liberazione, anche dalle donne stesse, utilizzata come simbolo di forza. Oggi, invece, c’è stata una rivoluzione culturale per cui fumare sta diventando “out”, che si è svolta di pari passo con la ricerca scientifica che ha messo in evidenza e sotto gli occhi di tutti i gravi danni e malattie provocate dal fumo e i “morti da sigaretta”. Eppure queste sono ancora legate fortemente a molte immagini del cinema o a personaggi pubblici, come se niente fosse».

Il buon esempio è importante per non iniziare a fumare ancora più che per smettere?

«Sì, il buon esempio è importante per non iniziare a fumare che, ovviamente, è sempre meglio che smettere. Ma non è da sottovalutare neppure l’impatto e la riflessione che impone indirettamente anche in chi ha già la dipendenza da nicotina. Babbo Natale è un buon esempio così come i personaggi famosi o attori/attrici che, sulla scia di questo life style, hanno deciso di smettere o di non farsi riprendere in film con la sigaretta in bocca. Ma si può partire anche dalla nostra realtà quotidiana. È un dato di fatto che i figli di genitori che non fumano hanno meno probabilità di iniziare a fumare rispetto ai figli di smokers».

Le immagini shock sulle sigarette, però, pare non servano…

«Il fumatore incallito non ci crede o finge di non crederci. La leva motivazionale che fa scattare la molla per smettere di fumare è un’altra e non sempre è legata alla salute, ma, più spesso, alla bellezza o al partner infastidito dal fumo. Le immagini shock, però, possono servire per tenere lontane dalle sigarette quelle persone che ancora non hanno iniziato a fumarle. Piuttosto, il problema oggi è inverso, cioè si sta creando il mercato della sigaretta “modaiola” o “firmata” da stilisti, con tanto di packaging associato. In alcuni Paesi deve restare anonima, l’una uguale all’altra indipendentemente dalla marca, mentre da noi è permesso diversificarla, rendendola quasi uno status symbol che attira i giovani, che sono terreno fertile per l’industria del fumo».

Medici e mass media dovrebbero, quindi, lottare insieme contro il fumo per ottenere una efficace prevenzione?

«Sì, questo sarebbe l’ideale. Ma purtroppo oggi non sempre accade».

A cura di Lucrezia Zaccaria

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