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Benessere

Cellulari a rischio tumore?

07/06/2011

L’Organizzazione mondiale della sanità chiede di porre maggiore attenzione sull’uso eccessivo di cellulari e reti wireless in relazione al rischio di insorgenza di tumori. Ma se la pericolosità delle radiazioni elettromagnetiche è ormai appurata, i danni causati dai telefonini non sono ancora dimostrati.

L’International Agency for Research on Cancer (IARC), un’agenzia dipendente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato le radiazioni elettromagnetiche diffuse da telefoni cellulari e reti wireless come possibili fattori di oncogenesi. Un gruppo internazionale di scienziati si è riunito infatti a Lione nei giorni scorsi (dal 24 al 31 maggio), proprio per discutere il problema, mettendo a confronto diversi studi sugli effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici, effettuati sia sugli animali che sugli esseri umani.
La necessità di arrivare ad una tale classificazione si è basata su un aumento dimostrato delle neoplasie cerebrali in assenza di una specifica relazione di causa con particolari fattori di rischio. E’ stata la stessa OMS ad asserire che saranno necessarie ulteriori verifiche e conferme prima di poter giungere a conclusioni definitive sull’entità del fenomeno e soprattutto sulle cause; in particolare, i possibili effetti dell’uso dei telefoni cellulari è per ora considerato solo un possibile fattore di rischio catalogato con il grado 2b. Nella scala di pericolosità ontogenetica, il livello 2b è attribuito dalla IARC a molte altre possibili sostanze, nei confronti di diverse forme neoplastiche; per esempio, oltre alle energie in gioco nell’uso dei telefonini, sotto controllo per il rischio di induzione di tumori cerebrali, anche prodotti di largo consumo come il caffè o i sottaceti cadono nella medesima categoria di rischio per altre forme neoplastiche. Non si può ancora escludere, tuttavia, che il livello di pericolosità venga modificato sulla base di nuovi riscontri. Ne abbiamo parlato con il dott. Luca Balzarini, responsabile dell’Unità Operativa di Radiologia Diagnostica di Humanitas, e il prof. Lorenzo Bello, caposezione di Neurochirurgia oncologica e docente dell’Università degli Studi di Milano, .

Dottor Balzarini, c’è qualcosa di preoccupante nelle dichiarazioni dell’OMS?
“Il fatto che le radiazioni elettromagnetiche, a certi livelli energetici, possano indurre tumori è una certezza; basti pensare agli effetti oncogenetici dei raggi X. Dire invece che l’esposizione a qualsiasi tipo di radiazione elettromagnetica (indipendentemente dalla energia trasmessa e quindi dalla lunghezza d’onda della radiazione) comporti un aumento del rischio di sviluppare delle neoplasie non è altrettanto vero. La pericolosità in tal senso di telefoni cellulari ed apparecchiature wireless attualmente non è stata dimostrata con certezza, seppure non esistano prove scientifiche che consentano di affermare il contrario.
In una fase di possibile rischio e in assenza di certezze, personalmente credo ci si debba avvalere, nei comportamenti quotidiani, di prudenza e moderazione. Se, da un lato, sarebbe assurdo demonizzare all’improvviso una tecnologia che è da più di un decennio molto diffusa (almeno nei paesi sviluppati) e che non può certamente essere considerata la causa esclusiva dell’aumento statistico, così come emerso dalle ricerche recenti, di determinati tipi di tumori, credo che sia comunque appropriato farne un uso responsabile e non esagerato. Non conoscendo la reale portata del problema, penso che non sia sbagliato prendere qualche precauzione nell’uso quotidiano. Si possono considerare delle iniziative adeguate ad una generica prevenzione, come limitare il numero e la durata delle conversazioni o utilizzate il microfono a filo per allontanare il telefono dall’orecchio. Probabilmente questo è già efficace e comunque non crea grandi sconvolgimenti nelle abitudini delle persone”.

La prudenza è la chiave per interpretare quello che vogliono comunicarci gli scienziati della IARC?
“Credo che sia stata proprio la prudenza ad ispirare il comunicato che è stato riportato dai principali organi di informazione. Tutti gli agenti che provocano neoplasie agiscono in base alla frequenza ed al dosaggio di esposizione. Per intenderci, anche se è accertato che il fumo provoca il tumore polmonare, è improbabile che una persona che nella vita ha provato a fumare una sola sigaretta possa sviluppare la neoplasia a seguito di quell’episodio. Gli stessi raggi X, che sono uno dei maggiori fattori oncogenetici noti, se adoperati a dosaggi controllati, non solo non costituiscono un fattore di rischio significativo ma sono utilizzati nella buona pratica clinica per fare diagnosi e addirittura per curare molte forme neoplastiche.
Il problema del rischio di oncogenesi vale per moltissime situazioni di esposizione a sostanze chimiche o agenti fisici, parte delle quali sono ancora sconosciute (la stessa luce del sole è un fattore di rischio nella induzione di certe neoplasie della pelle). La regola di comportamento consigliabile, in particolare nei casi di rischio indeterminato, consiste proprio nell’applicare i criteri di moderazione volti a limitare al minimo la possibile esposizione, pur senza creare situazioni di allarme ingiustificato”.

Il prof. Lorenzo Bello aggiunge: “Nonostante le opinioni discordanti in merito all’associazione fra cancro ed onde elettromagnetiche e la conseguente necessità di ulteriori verifiche, sconsiglierei ugualmente l’uso continuativo che si fa dei telefoni cellulari. Prima di ogni altra cosa, si tratta di un problema educativo: è bene che chi non abbia alcun motivo di farlo, specialmente se giovane o adolescente, eviti l’uso compulsivo che si fa delle apparecchiature wireless e dei telefonini. Ad esempio la Francia, dove per legge non è possibile utilizzare cellulari ed apparecchiature wireless nelle scuole primarie, elementari e medie, ha fatto una scelta decisamente differente, che tende a prevenire determinati comportamenti fin dall’origine. Inoltre, a prescindere dall’oncogenesi, il costante riscaldamento dell’orecchio e della testa, dovuto alla presenza dell’apparecchio, può comunque provocare danni alla coclea ed agli stessi nervi uditivi”.

A cura della Redazione

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