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Benessere

Quanto è dannoso il fumo di terza mano?

13/04/2010

Tessuti e ambienti impregnati di fumo non sono solo fastidiosi per l’olfatto, ma anche pericolosi per la salute.

È capitato a tutti di tornare a casa da un luogo dove fosse permesso fumare e sentire nei vestiti e nei capelli quello spiacevole odore di sigaretta. C’è di più: oltre a essere un fastidio sensoriale, fa anche male. Talmente male che i dottori del Mass General Hospital for Children di Boston hanno addirittura coniato un termine per definirlo: fumo di terza mano. Con questa espressione s’intende la miscela di gas e particelle che resta attaccata ai capelli, ai vestiti e alle superfici degli ambienti esposti al fumo. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Licia Siracusano, referente per il Centro Antifumo di Humanitas e specialista dell’Unità Operativa di Oncologia ed Ematologia.

Dottoressa Siracusano, perché il fumo di terza mano è dannoso?
“Il fumo di terza mano è una miscela di gas e particelle liberate quando si fuma una sigaretta che, una volta depositate non solo sui vestiti e sui capelli, ma anche sui tappeti e sui tessuti della stanza, possono interagire con altre sostanze presenti nell’aria, formando delle cellule cancerogene denominate nitrosamine”.

Per quanto tempo rimane questa miscela sui tessuti e sui capelli?
“Nel caso di un fumatore, per rimuovere le sostanze che si depositano sui vestiti e sui capelli, è sufficiente restare all’aria aperta per dieci minuti. In generale è importante areare il locale in cui si ha fumato per almeno dieci minuti”.

Per quanto riguarda le sigarette elettroniche, nel caso di prodotti contenenti nicotina, si può verificare il fumo di terza mano?
“Si. Addirittura alcune sigarette elettoniche contengono già tra i costituenti le nitrosamine, le cellule cancerogene provocate dal fumo di terza mano. Ultimamente è stato inoltre verificato che in alcune marche di sigarette elettroniche, l’incontro tra nicotina e vapore acqueo provoca la formazione di agenti cancerogeni. Questi prodotti sono stati ritirati dal commercio”.

A cura di Alice Locatelli

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