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Benessere

Italiani sempre più depressi, è colpa dello stress?

19/05/2009

La depressione è sempre più diffusa anche nel nostro Paese, soprattutto fra le donne e in questo periodo di crisi economica.

La depressione è una malattia in costante aumento in tutto il mondo al punto che l’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità, lancia l’allarme: entro il 2020 sarà la più diffusa dopo le malattie cardiovascolari. Questi disturbi, inoltre, sono spesso riconosciuti e trattati con grave ritardo, mentre possono essere curati efficacemente. In Italia, la depressione colpisce 15 milioni di persone, pari al 25 per cento della popolazione, quando solo nel 2000 erano poco più di 10 milioni. È la prima causa di disfunzionalità tra i 14 e i 44 anni di età e colpisce soprattutto le donne con un rapporto di 2 a 1 rispetto agli uomini dopo l’età puberale. Ma perché è in costante aumento? Il problema della società moderna è lo stress, che è un fattore di rischio elevato per la depressione. In questo periodo di crisi finanziaria, per esempio, si potranno verificare più facilmente riacutizzazioni della malattia. Inoltre, recentemente ONDa – Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna ha messo in luce come negli ultimi anni le donne abbiano modificato il loro ruolo nella società, sottoponendosi a una tensione emotiva e psicologica notevole per dividersi tra affetti familiari e lavoro. “Le donne” afferma Francesca Merzagora, Presidente di ONDa “non devono farsi sconfiggere da questa malattia, che può rendere la vita alienante. Le armi per affrontare la depressione esistono e sono efficaci, ma occorre conoscerne le cause e i segnali per affrontarla senza vergogna rivolgendosi a centri specializzati”. Abbiamo approfondito l’argomento con la dott.ssa Emanuela Mencaglia, psicologa in Humanitas.

Dott.ssa Mencaglia, la depressione può essere legata allo stress?
“Sembra esserci una complessa relazione tra depressione e situazioni stressanti. È noto, infatti, che alcuni individui sviluppano una depressione in seguito ad un evento stressante accaduto nella loro vita. Eventi come la morte di un proprio caro, la perdita del lavoro o la fine di una relazione hanno una risonanza spesso negativa e traumatica e causano forte stress a molte persone. Ma sono altrettanto stressanti situazioni che appaiono come potenzialmente positive come il proprio matrimonio, trasferirsi di città o iniziare un nuovo lavoro. Non è raro, insomma, trovare nell’anamnesi del paziente affetto da depressione situazioni positive o negative vissute come fonte di stress precedentemente l’esordio del disturbo. Nella maggior parte dei casi, però, queste situazioni non scatenano una depressione. Alle volte, invece, le persone sviluppano una depressione anche senza la presenza di una situazione stressante e tutto sembra apparentemente andare bene. Infine, situazioni che sono eventi scatenanti per una depressione per qualcuno non portano altri ad avere lo stesso disturbo”.

Quali sono i segnali cui prestare attenzione?
“Una persona che si sente triste per gran parte del tempo, ha scoppi di pianto non giustificati o perdita di interesse nelle solite attività potrebbe essere affetta da una depressione maggiore, una condizione patologica psichiatrica che deve essere distinta chiaramente e tempestivamente da una normale, temporanea e adattiva sensazione di tristezza successiva ad una perdita importante come una separazione o la morte di un parente o di un amico. Un altro tipo di depressione è il Disturbo bipolare (in precedenza noto come disturbo maniaco-depressivo), cioè una alternanza di episodi di depressione maggiore a episodi di umore elevato in modo abnorme, chiamato maniacale quando è grave e chiamato ipomaniacale quando ha un’espressione meno severa. Le donne, infine, possono essere colpite anche dalla Depressione post-partum, cioè dalla presenza di sintomi depressivi acuti successivi alla nascita di un figlio. Si può aggiungere, infine, il Disturbo affettivo stagionale, che è determinato dalla presenza regolare di depressione maggiore durante le stagioni con meno luce solare. I segnali principali del disturbo, comunque, sono il sentirsi tristi o svuotati, diminuzione di interesse o di piacere nello svolgere attività, modificazione dell’appetito con perdita o aumento di peso, aumento o diminuzione di sonno, astenia e perdita di energia, sentimenti di inutilità, diminuzione dell’autostima o senso di colpa, sentirsi agitati o rallentati, difficoltà di concentrazione e di pensiero, meditazioni ricorrenti di morte o suicidio. Alcuni possono avere una diagnosi di depressione solo una volta nella vita, sebbene circa la metà dei pazienti che hanno avuto un episodio depressivo posso incorrere in futuro in ricadute. La durata dei sintomi può variare da qualche mese a diversi anni come può cambiare la loro gravità, anche per lo stesso paziente”.

Quali sono i trattamenti?
“Esistono in commercio numerosi ed efficaci farmaci dedicati al trattamento dei sintomi depressivi, da assumere sotto strettissimo controllo specialistico psichiatrico, ma devono essere presi per diverse settimane prima che svolgano la loro azione. Per le depressioni lievi o moderate, trattamenti psicoterapeutici specifici possono essere efficaci come trattamenti psicofarmacologici e dovrebbero essere ipotizzati come opzioni di terapia. È, comunque, sempre opportuno fare riferimento ad uno specialista psichiatra per impostare la cura farmacologica e seguirne il periodo di assunzione con incontri periodici, senza interrompere di propria iniziativa o sospendere le visite specialistiche. Spesso, infatti, pazienti con sintomi regrediti da anni continuano ad assumere una terapia non più efficace e senza senso proprio perché hanno deciso di evitare di proseguire le visite psichiatriche. Nei casi di depressione grave è favorevole associare alla terapia psicofarmacologica una psicoterapia”.

Quali sono i suoi consigli?
“È importante porre attenzione alle prime avvisaglie della modificazione del tono dell’umore, che può significare una tempestiva impostazione di una terapia di sostegno e farmacologica, che potrebbe alleviare ed accorciare quel periodo buio al quale molti pazienti vanno incontro per ‘timore’ di essere stigmatizzati o per avere sottovalutato la situazione. Poterne parlare con il medico curante liberamente può garantire la condivisione della presa in carico del problema e, quindi, sotto i suoi consigli, intraprendere la corretta strada terapeutica in tempi brevi, accorciando il percorso verso la remissione dei sintomi”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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