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Benessere

Tumore del seno, come superare un’esperienza che segna

08/04/2008

Il tumore al seno è una malattia in costante aumento, ma sempre più curabile. Oggi, grazie al miglioramento delle terapie e alla maggior sensibilità delle donne al tema della prevenzione, guariscono 8 donne su 10. Da una parte infatti la prevenzione consente di individuare e curare precocemente le formazioni tumorali, dall’altra la ricerca fornisce strumenti terapeutici sempre più efficaci e mirati, studiati su misura per le pazienti. Inoltre l’approccio coordinato ed integrato di specialisti diversi permette ai medici di prendersi cura di tutti gli aspetti della salute della donna, e la massima attenzione prestata ai disturbi e agli effetti collaterali causati dalla malattia e dalle terapie consente alle pazienti di condurre una vita il più serena e normale possibile.

Il timore della diagnosi
Spiega la dott.ssa Emanuela Mencaglia, psicologa di Humanitas: “Nonostante il concetto di prevenzione sia oggi sempre più diffuso, spesso nelle donne, specialmente meno giovani, prevale la paura della diagnosi. Dal punto di vista psicologico intervengono dei meccanismi difensivi che portano a volte alla totale indifferenza ed incapacità nel percepire i segnali che il corpo ci invia, al non riconoscimento dei sintomi presenti. Malgrado negli anni recenti il cancro sia diventato in molti casi curabile, infatti, nell’immaginario collettivo rimane una malattia legata alla mancanza di speranza, al dolore e alla morte. Fortunatamente, però, sempre più donne fanno proprie le informazioni legate alla maggiore possibilità di trattamento e di guarigione, e questo le spinge a seguire in modo scrupoloso lo screening, intraprendendo la via della prevenzione”.
Di fronte ad una diagnosi di tumore alla mammella, tuttavia, una donna si trova come catapultata in un mondo pieno di incognite e di interrogativi: il mio male sarà curabile? Se dovrò sottopormi alla chemioterapia a quali effetti andrò incontro? Potrò condurre una vita normale? “Convivere con questi ed altri quesiti simili non è affatto semplice – prosegue la dottoressa Mencaglia -, soprattutto per le donne più giovani, tra i 18 e i 50 anni, presumibilmente perchè meno abituate ad affrontare problemi di salute. L’incertezza legata alla malattia ed ai trattamenti terapeutici le porta a mettere in discussione le aspirazioni sia familiari sia lavorative, influenzando negativamente le relazioni interpersonali e soprattutto il rapporto di coppia”.

Le ferite della psiche
La vicinanza del partner è un elemento fondamentale, in generale per tutte le pazienti cui è stato diagnosticato un tumore, ma ancora più nel caso di un intervento al seno. Un’esperienza, questa, che spesso lascia un segno profondo. “In questo caso infatti – spiega la dottoressa Mencaglia – alla paura della morte si sommano timori più o meno importanti nei riguardi dell’aspetto fisico: un intervento di tipo demolitivo, anche se conservativo, compromette nel suo significato il concetto di femminilità, legato al valore simbolico che il seno rappresenta.
Cercare di stare ‘vicino’ in tutti i sensi alla propria compagna diventa necessario per sostenerla nei momenti più difficili. E’ bene, però, rispettare da una parte la sua figura di paziente e la sua autonomia, cioè il diritto di essere la principale referente dei medici, dall’altra i suoi tempi di adattamento. Spesso infatti l’intimità viene compromessa in quanto, non riconoscendosi più come ‘donna’, la paziente rifiuta persino di guardarsi allo specchio, e quindi anche di mostrarsi al proprio partner. E’ importante non avere fretta e sostenerla nel non semplice cammino di adattamento alla malattia e ai cambiamenti fisici e psicologici che essa comporta. Parlare di quello che sta succedendo è utile, come riuscire a comunicare le difficoltà e le paure che emergono durante il percorso terapeutico, incoraggiare le speranze e l’ottimismo. Non è invece sempre utile spingere le pazienti a reagire. In alcuni casi si sentono mancare le energie. Ciò è dovuto a un momento depressivo che, fisiologicamente, il paziente oncologico può attraversare. Inoltre, le terapie antitumorali che spesso seguono la chirurgia possono indurre depressione e stanchezza. In questi casi può essere utile sapere aspettare e accettare gli eventuali momenti di chiusura. È diverso invece se la sintomatologia depressiva perdura nel tempo. In questa ipotesi è bene rivolgersi a uno specialista”.

IL PERCORSO SENOLOGICO DI HUMANITAS
In Humanitas le pazienti con un nodulo sospetto o con una diagnosi di tumore al seno hanno a disposizione una linea telefonica dedicata (02.8224.6252, attiva tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 12) alla quale rivolgersi sia per un primo contatto e per avviare immediatamente tutte le procedure necessarie a stabilire l’entità del problema, sia per avere assistenza e indicazioni nelle fasi successive della terapia.
Inoltre il Centro di Senologia costituisce un punto di riferimento importante anche per i medici di base del territorio, che possono avviare immediatamente i casi più critici verso indagini rapide e complete.

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