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Benessere

Le donne e la paura della solitudine

22/06/2004

Sembrano arriviste, iperorganizzate, addirittura sfacciate. Sono le donne del nuovo Millennio, quelle in carriera, quelle che sembrano aver perso il ruolo mogli e di madri. Un ruolo che, invece, è ben radicato nel DNA femminile e che si è consolidato negli anni. Addirittura nei secoli. Purtroppo, però, sono anche sole. O hanno terribilmente paura di diventarlo.

“In una società che ha ribaltato i ruoli, la donna è una figura diversa che ha esigenze diverse e che vuole affermare la propria individualità, la propria autonomia e la propria professione”, sottolinea la dottoressa Emanuela Mencaglia psicologa presso Humanitas. “Ma al tempo stesso la società esige e richiede loro due quesiti fondamentali: quando ti sposi? Quando avrai dei figli? La tendenza ad essere autonome ed indipendenti va a scontrarsi con il ruolo ancestrale della donna, che è moglie e madre”.

L’autonomia vuole esigenze diverse anche e soprattutto nei confronti del partner: pretendendo più libertà si limita l’azione dell’uomo e non c’è più, quindi, lo spazio mentale dell’uomo nella coppia. Più precisamente? “L’uomo deve saper far tutto – continua la dottoressa Mencaglia – deve diventare autosufficiente, fatica a trovare la moglie-mamma. In quest’ultimo periodo c’è stato un cambiamento sostanziale del ruolo femminile e l’uomo non incontra le esigenze della nuova donna. Infatti lamentano un compagno che non ritengono all’altezza delle loro aspettative, un uomo che cerca i vecchi ruoli, perché rassicuranti. Sono divenute più emancipate, più aggressive, fino ad incutere diffidenza; di fatto il gioco dei ruoli nella seduzione è stato ribaltato, denaturato, delegittimato: non si sa più chi è chi, chi è il cacciatore e chi la preda. Ora le cacciatrici sono loro e in alcune situazioni sembrano addirittura sfacciate”.

Un ruolo che spaventa l’uomo che tende a tirarsi indietro e che condanna alla solitudine la donna, perché focalizza la sua vita più su aspetti narcisistici: “Guardandosi indietro spesso trovano solo quanto seminato, lavoro e affermazione personale, ma non un rapporto interpersonale duraturo: il problema è che in un rapporto di coppia c’è da mediare e condividere e loro non ci stanno, si sentono strette e si ritirano. Però è l’orologio biologico che si fa sentire: riemerge il desiderio ‘arcaico’ di essere moglie e madre: la paura è quella di non poter trovare un compagno con il quale avere un figlio. E il mondo crolla come fosse un castello costruito sulla sabbia per quelle che programmano la loro vita, perché il figlio deve arrivare, per forza, perché pianificato come tutto il resto e non più come desiderio d’amore e di coppia”.

Sole e organizzate. Dure e altere, ma fragilissime. Narcisiste e paurose, alla ricerca di un compagno che non c’è più ma che mostrano di non volere. Come si potrebbe invertire questa rotta? “Difficile cambiare rotta, forse è necessaria la consapevolezza che uno sviluppo armonico avviene quando esiste la possibilità di vivere anche le emozioni, di comprendere i nostri limiti e quindi che, in qualche caso, non è possibile ‘avere tutto’, che le situazioni passano e non sempre si possono rimandare. E quando sono passate l’importante è non rimpiangerle”.

A cura di Raffaele Sala

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