È efficace anche per fastidi osteo-articolari, cefalea, insonnia, ansia… Senza dolore né effetti collaterali. All’agopuntura, ormai riconosciuta ufficialmente come terapia alternativa, si rivolgono sempre più pazienti.
Sono sempre di più gli italiani che desiderano rivolgersi a questa terapia che è in grado di risolvere numerosi disturbi. La Medicina Tradizionale Cinese, infatti, può curare disturbi quali dolori osteo-articolari, cefalea, insonnia, nausea, reflusso gastroesofageo, colon irritabile, fenomeni allergici. Senza indagini invasive, senza dolore né controindicazioni. Questa metodica inoltre è stata riconosciuta ufficialmente dalla Regione Lombardia come pratica di medicina alternativa. Ne parliamo con la dott.ssa Roberta Monzani, responsabile dell’ambulatorio di agopuntura di Humanitas e diplomata in Medicina Tradizionale Cinese presso il Centro Studi So-Wen di Milano, dove attualmente insegna.
Una medicina antichissima cinese
Sono numerosi gli studi, sia in Oriente che in Occidente, che hanno dimostrato la validità scientifica di questa antica pratica, che è considerata a tutti gli effetti una terapia. Nell’ambito dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) c’è stato un riconoscimento ufficiale per il trattamento di alcuni disturbi, ad esempio la nausea e il vomito e il controllo del dolore post-operatorio.
Nel nostro paese esiste una Società Italiana di Agopuntura a cui i pazienti possono rivolgersi per sapere quali sono i medici agopuntori che operano sul territorio nazionale (www.sia-mtc.it)”
I punti energetici dell’agopuntura
Ci si ammala nel momento in cui l’equilibrio energetico viene meno: l’agopuntura riequilibra la circolazione energetica dell’individuo. Il corpo è percorso da meridiani dove sono identificabili punti principali e punti secondari. Ogni meridiano corrisponde a un organo: il cuore, il polmone, lo stomaco, eccetera. A seconda dell’anamnesi raccolta, l’agopuntore è in grado di arrivare a una diagnosi e di approntare così la corretta e personale terapia”.
Un’anamnesi curiosa
Un campo di applicazione molto vasto
Questa tecnica può trovare applicazione anche in campo anestesiologico, dove può essere utilizzata l’elettroagopuntura. Si utilizzano alcuni punti di agopuntura per incrementare la produzione di endorfine, amplificando la nostra fisiologica capacità di rispondere allo stimolo doloroso e tutelarci da esso. La produzione di endorfine endogene, infatti, innalza la soglia del dolore e aiuta l’organismo a gestire lo stimolo doloroso. Si può effettuare un’elettroanalgesia che toglie la sensibilità dolorosa ma mantiene integra l’attività muscolare: gli aghi vengono collegati a un elettrostimolatore che mantiene costante la stimolazione e l’amplificazione dell’effetto. L’elettrostimolazione inizia 45 minuti prima dell’intervento chirurgico e continua per tutta la sua durata. Questo tipo di analgesia potrebbe essere utilizzata in situazioni e per pazienti particolari. Interessante, ad esempio, è il suo utilizzo come analgesia durante il travaglio del parto”.
L’agopuntura è una terapia non dolorosa
Gli aghi vengono inseriti nei punti di agopuntura e lasciati in loco per circa 20 minuti. L’ago può anche essere manipolato manualmente, elettrostimolato (tramite il collegamento a un elettrostimolatore, che ne amplifica l’effetto) o riscaldato.
I punti di agopuntura possono anche essere scaldati, utilizzando la moxa, una specie di sigaro di artemisia, un’erba che ha la caratteristica di bruciare a temperatura costante e di non fare brace. Questi punti possono anche essere semplicemente massaggiati, come avviene nello shiatzu.
Le patologie acute, ad esempio il colpo della strega, possono essere risolte anche in un’unica seduta, soprattutto se si riesce a intervenire tempestivamente. Per le patologie croniche può essere invece necessaria una terapia di mantenimento”.
L’ambulatorio di agopuntura di Humanitas è aperto tutti i mercoledì pomeriggio dalle 14 alle 16 e le prestazioni sono erogate in regime di solvenza.
Per prenotazioni: tel. 02.8224.8224, chiedendo un appuntamento con la dott.ssa Monzani.
A cura di Elena Villa