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Benessere

Per una contraccezione consapevole

17/09/2002

La contraccezione è ancora un tema di forte attualità. Se ne parla tanto, ma l’informazione non si dimostra sufficiente per fornire, almeno alle donne, strumenti adeguati. La carenza di conoscenze assume contorni ancora più preoccupanti se si considera che il problema va di pari passo a quello della trasmissione delle infezioni tramite rapporti sessuali. Se questo è vero per una discreta percentuale di adulte, diventa pericolosamente quasi la “norma” per le adolescenti. È questo il quadro che emerge dall’esperienza dei ginecologi in Humanitas.

Quale informazione sulla contraccezione?
“Una chiara conoscenza della contraccezione manca soprattutto tra le adolescenti, le fasce d’età più vulnerabili che rappresentano il gruppo a maggior rischio per gravidanze indesiderate e infezioni trasmesse sessualmente. Un tema, quello della sessualità, che spesso i genitori rifiutano o non si sentono in grado di affrontare e che rimane oscuro per chi si trova a vivere le prime esperienze. I più giovani difficilmente conoscono i metodi contraccettivi e ancor più difficilmente ricorrono ad una contraccezione consapevole. Nella migliore delle ipotesi hanno sentito parlare della pillola, ma non sanno bene come funzioni e, anzi, ne hanno informazioni distorte: per lo più pensano che faccia ingrassare, ciò che funziona da deterrente soprattutto per quelle età. Il metodo più usato tra i giovanissimi è quello del coito interrotto, soprattutto per quelli che hanno rapporti occasionali e, più raramente, il preservativo. Solo raramente capita che una ragazza chieda al medico specialista o al medico di base che le sia prescritta la pillola in vista del primo rapporto. L’imbarazzo nell’affrontare questi argomenti e la paura che i genitori lo vengano a sapere ha quasi sempre la meglio. Diverso è il caso delle ragazze nella fascia di età compresa tra i venti e i trent’anni che sono più consapevoli e si informano sulla necessità di fare esami prima di prendere la pillola. Le donne d’età compresa tra i trenta e i quaranta – quarantacinque anni sono le più informate.
Dopo i 45 anni in genere prende la pillola chi inizia ad avere un ciclo molto irregolare, che salta qualche mestruazione, e non accetta il pensiero di entrare in menopausa, ma ha il terrore di rimanere incinta. Capita che arrivino donne di 52 – 53 anni che magari prendono la pillola da 10 anni pur essendo, di fatto, in menopausa da tempo. In queste situazioni sorge il problema di non poter risalire al periodo in cui le ovaie hanno smesso effettivamente di funzionare. Questo può ritardare l’inizio della terapia ormonale sostitutiva, creando altri problemi.”

Quale scegliere
“La scelta del giusto metodo contraccettivo – continua la dottoressa Meroni – dipende dall’età, ma, soprattutto, dall’avere avuto o non avuto figli. Per le adolescenti che abbiano un’attività sessuale non troppo sporadica (nel qual caso è più indicato il preservativo), con uno o due rapporti alla settimana, è senz’altro più indicata la pillola. In caso di rapporti occasionali è sempre buona regola associare l’uso del preservativo per prevenire le infezioni sessualmente trasmesse. Per le giovani adulte che non abbiano avuto figli e che non abbiano fattori di rischio particolari è preferibile la pillola, mentre, alle altre si può consigliare la spirale. Attualmente si stima che solo il 20% delle donne utilizzi la pillola, mentre la restante parte ricorre al preservativo, al coito interrotto, al diaframma o ad altri metodi. In Humanitas la tendenza è di prescrivere la pillola contraccettiva fino ad un massimo di 45 anni, questo perché oltre quell’età aumentano i fattori di rischio cardiocircolatorio. Per le patologie che possono comparire nella menopausa si interviene allora in altri modi. Nella donna che abbia superato i 40 anni difficilmente la pillola viene prescritta solo a scopo contraccettivo, ma più spesso serve anche per correggere qualche problema, come i cicli più corti, il flusso troppo abbondante, la presenza di un fibroma. Nelle donne che non hanno avuto figli (nullipare) la spirale può facilitare l’insorgere di infezioni che, in rari casi possono anche risalire nella cavità addominale fino a provocare peritoniti. Per questo si tende a non prescrivere tale metodo alle donne in età fertile nullipare.
Per quanto riguarda i cosiddetti metodi naturali, bisogna premettere che questi sono validi solo per donne che abbiano cicli molto regolari. Inoltre è facile incorrere in errori e falsi rilevamenti: la misurazione della temperatura basale, per esempio, può essere falsata anche da un semplice mal di gola, e, per il metodo Billings, non tutte le donne riescono a distinguere la qualità del muco cervicale (filante, tipo chiara d’uovo, quello che si produce durante l’ovulazione), senza considerare che viene prodotto solo due giorni dopo l’ovulazione e quindi permette di sapere solo che si è appena attraversato il momento fertile. Se il ciclo è anche appena sfasato, sono da ritenere più attendibili i moderni dispositivi che, mediante un piccolo computer misurano il picco di ormone LH (luteinizzante) nelle urine, che è un parametro direttamente correlato alla fertilità.
Le creme o gel spermicidi sono molto fastidiosi e creano irritazioni alterando il microclima vaginale: il loro uso è consigliato solo in caso di rapporti molto diradati nel tempo o in associazione all’uso del diaframma.”

I metodi più usati
“La pillola è il contraccettivo più usato. Molto usata è anche la spirale – dice la dottoressa Meroni – soprattutto nelle donne che hanno già partorito (conditio sine qua non). La spirale non ha controindicazioni e la decisione di usarla è soggettiva: da alcune donne viene considerata un corpo estraneo, mentre altre la usano anche per 20 anni e si trovano benissimo. Con la spirale si verificano dei leggeri aumenti del flusso mestruale e questo può essere ritenuto fastidioso da alcune. Inoltre si manifestano perdite di sangue intermestruali, rosate nel momento dell’ovulazione, oltre a maggiori perdite bianche. Segue per frequenza di utilizzo il profilattico, un metodo di protezione ad uso maschile, l’unico per adesso. Questo manifesta una percentuale di fallimento abbastanza alta, intorno al 25 – 30 %, dovuta tanto al non corretto utilizzo, quanto alla rottura di esemplari difettosi che avviene più spesso di quanto si immagini. Il profilattico (preservativo o condom) è più utile per i rapporti occasionali, dato che è il metodo che protegge maggiormente dalla trasmissione delle infezioni. Tuttavia il suo uso comporta una serie di fastidi tra i quali, per esempio, quello di dover interrompere il rapporto per indossarlo. È stato messo a punto negli Stati Uniti un nuovo preservativo per donne, da inserire in vagina, che però ancora non è presente in Italia. Il contraccettivo barriera per donne è rappresentato dal diaframma, un po’ scomodo da usare perché va inserito in vagina prima del rapporto, cui toglie naturalezza dando un tono di programmazione. Deve esser scelto dal ginecologo caso per caso, valutando le giuste dimensioni in base al diametro del collo dell’utero. Il diaframma viene usato da poche donne, alle quali sembra un mezzo più naturale che prendere ormoni. È comunque meno sicuro di altri metodi, anche perché la sua efficacia dipende dal giusto posizionamento.”

Quante si avvalgono di una contraccezione consapevole?
“Da un rapporto ASPER pubblicato nel 2000 – conclude la dottoressa Meroni – risulta che tra le adolescenti solo il 4,8% delle ragazze utilizza la pillola, la maggioranza usa il profilattico o il coito interrotto, e il 16% non usa niente. Un altro problema per le adolescenti è rappresentato dal costo della pillola, circa 8 euro, che per quell’età può risultare una spesa difficile da sostenere mensilmente.”

A cura di Giorgia Diana

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