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Benessere

Ragioni e rimedi per la sterilità

01/10/2002

Carriera, lavoro stressante, condizioni economiche che non offrono adeguati margini di sicurezza e poco aiuto da parte delle famiglie di origine, sempre meno numerose ed impegnate. Queste sono le principali cause per cui capita sempre più spesso che una donna decida, insieme al suo compagno, di avere un figlio almeno a 35 anni. Tutto ciò incide sulla capacità di procreazione ma i dati rilevati dagli ultimi studi evidenziano una diminuzione della capacità anche in età più giovane. Il Professore Paolo Emanuele Levi Setti, responsabile dell’Unità operativa di Medicina della Riproduzione di Humanitas, spiega quali sono gli elementi, secondo le linee guida attuali, che consentono di definire una condizione di infertilità di coppia, concetto spesso utilizzato impropriamente.

L’andamento del fenomeno
L’infertilità è un fenomeno che, almeno in apparenza, sta subendo un incremento esponenziale. La necessità di essere cauti in proposito deriva dall’impossibilità di paragonare concretamente le coppie che oggi sono alla ricerca di un figlio con quelle del passato, seppur prossimo. Infatti la maggior parte delle coppie che attualmente si dispone alla ricerca di un figlio ha spesso superato i 35 anni, età che di per sé condiziona fortemente, in maniera negativa, la probabilità di concepire. Inoltre, con l’aumentare degli anni, aumenta anche la probabilità che insorgano altri fattori sfavorevoli, ad esempio la presenza di anomalie funzionali dell’apparato riproduttore o la possibilità di aver contratto o di contrarre infezioni, che di frequente comportano un danno irreversibile degli organi riproduttivi sia maschili, sia femminili. Più preoccupanti sono i dati che evidenzierebbero una diminuzione della capacità di procreazione anche nelle fasce d’età intorno ai 25 anni. Il condizionale è d’obbligo anche in questo caso, dal momento che mancano rilevazioni certe su come fosse la realtà del problema in passato. Ulteriore motivo di cautela è imposto dalla maggiore coscienza e libertà con cui le coppie affrontano il problema, rivolgendosi, anche dopo periodi non troppo lunghi di insuccessi, alle strutture sanitarie. Solo qualche decennio fa il sentimento di vergogna era prevalente nelle coppie che non riuscivano a concepire, mentre la percezione che fosse una malattia, non dissimile da altre condizioni patologiche, era molto confusa. Un nuovo orizzonte internazionale per affrontare il problema in modo corretto è stato sicuramente incoraggiato dalla posizione dello OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che dal 1994 ha definito la sterilità una malattia ed ha definito il diritto delle coppie ad ottenere una risposta medica alle loro sofferenze.

Cosa si intende per sterilità?
Il concetto di fertilità non è astratto, ma viene definito in rapporto alla probabilità media di concepire osservata nella popolazione esaminata. Si definiscono fertili le coppie che ottengono una gravidanza in 12 mesi di rapporti non protetti dall’uso di anticoncezionali, infertili o subfertili quelle che in tale lasso di tempo e nelle medesime condizioni non riescono ad iniziarla. Con il termine sterilità si intende invece l’infertilità totale, dovuta ad una impossibilità assoluta di ottenere una gravidanza per assenza delle ovaie, delle salpingi o, nell’uomo, per azoospermia (mancanza di spermatozoi). La fertilità della specie umana è, per natura, abbastanza bassa se confrontata a quella di altri esseri viventi. Infatti negli animali vi è una diretta connessione temporale tra rapporto sessuale e ovulazione, mentre la probabilità di dare inizio ad una gravidanza è del 98-99%. Nell’essere umano invece l’ovulazione avviene indipendentemente dal rapporto sessuale e le probabilità di dare inizio ad una gravidanza sono solo il 20-25% delle probabilità per ogni mese di tentativi. Questa probabilità viene riferita ad una coppia di 25 anni, età considerata di massima potenzialità riproduttiva.
La fertilità diminuisce con l’aumentare dell’età e in presenza di anomalie dell’apparato riproduttivo, dovute a modificazioni anatomiche o come conseguenza di terapie o interventi chirurgici agli organi pelvici o ancora, per i danni prodotti da alcune infezioni. È invece influenzata in senso positivo dalla frequenza dei rapporti sessuali. Quest’ultimo dato è emerso da uno studio effettuato nel 1953, secondo il quale tre-quattro rapporti alla settimana forniscono maggiori probabilità di concepimento. Quindi spesso età della coppia e frequenza dei rapporti che tendono a diminuire nel tempo si uniscono a ridurre gravemente le possibilità di una gravidanza. Sicuramente un ruolo importante sulla fertilità della coppia viene svolto da fattori “ambientali” come l’esposizione ad alcune sostanze tossiche, tra cui l’inquinamento atmosferico, l’abitudine al fumo, all’alcool, l’uso di droghe e di tranquillanti e le abitudini alimentari.
Di tutti i fattori che possono influenzare la fertilità, tuttavia, solo in una minoranza delle coppie possiamo definire esattamente quanto la presenza di un’anomalia o l’assenza di una patologia pesino sull’infertilità, se non viene rapportato al tempo speso alla ricerca di una gravidanza. In altre parole, in una coppia che non ha mai tentato di concepire la presenza di un’anomalia anche severa spesso viene superata dalla natura in un arco temporale anche breve. In una coppia che per molti anni ha tentato di avere un figlio senza successo la natura ha già speso tutte le sue carte e anche in presenza di alterazioni lievi, la probabilità di concepire sarà molto ridotta.

Età della donna
Si parla tanto di età biologica della donna, ma cosa significa in pratica? Bisogna considerare che il numero di follicoli dell’ovaio (in pratica il numero di cellule uovo) è geneticamente predeterminato e definito nel periodo fetale. Questa riserva non è rinnovabile e si riduce in modo progressivo dalla nascita in poi. Tutti i fattori che possono avere influenza negativa sul patrimonio ovarico lo intaccano in modo irreversibile. In concreto, esaminare tutti i fattori di rischio cui una donna sia stata esposta fin dalla vita prenatale permette una valutazione del suo patrimonio ovarico che non sempre coincide con l’età. Per poter arrivare ad una prognosi riguardo alla capacità riproduttiva di una donna, i dati sull’età devono essere correlati alla funzione ovarica. Alcuni dosaggi ormonali eseguiti al terzo giorno di flusso mestruale sono di grande aiuto nel valutare la riserva ovarica: l’ FSH (esso è presente in quantità indirettamente proporzionali alla riserva di follicoli dell’ovaio), l’estradiolo (la presenza di valori elevati indica un raccorciamento della prima fase del ciclo e spesso una ridotta riserva ovarica), l’ LH (livelli aumentati sono correlabili allo stress, alla presenza eccessiva di ormoni androgeni, e, in genere, ad un’alterazione dell’asse ipotalamo-ipofisaria) e l’inibina beta (esprime la riserva ovarica residua).

Sul versante maschile
È un fatto ormai appurato che anche l’età dell’uomo influisce negativamente sulla probabilità della coppia di iniziare una gravidanza. Indipendentemente dall’età si è osservato che negli ultimi 50 anni il volume dei testicoli si è ridotto significativamente. Il numero totale di spermatozoi e la loro mobilità si sono ridotti a tal punto da costringere l’OMS a modificare per 3 volte in 20 anni (1987, 1992, 1999) i parametri di riferimento normale. Si osserva inoltre un incremento delle malformazioni congenite a carico dei genitali maschili e dei tumori testicolari, un tempo molto più rari.

La sterilità nei numeri
Nel mondo circa il 36,6% di coppie non ha concepito dopo 1 anno di rapporti liberi; il 20,6% dopo due anni. Si stima che in Italia si formino ogni anno 450.000 nuove coppie (matrimoni e unioni di fatto) e che poco meno di un terzo di queste (130.000) non riesca ad ottenere nessuno concepimento dopo 12 mesi di rapporti liberi; numero che diminuisce fino ad arrivare a 93.000 dopo due anni. Ogni anno circa 42.000 nuove coppie di questo secondo gruppo ricorrono a una consulenza medica. L’aiuto della medicina purtroppo viene spesso sopravvalutato e molte coppie ritengono che questa possa offrire comunque e sempre la possibilità di avere un figlio. Numeri così elevati rendono peraltro conto di quanto l’infertilità di coppia sia un problema sociale e medico di dimensioni estremamente rilevanti ed in crescita esponenziale negli anni a venire.

A cura di Giorgia Diana

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