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Alimentazione

Spuntini ipercalorici, occhio al fegato

12/06/2014

Il fegato tende a ingrassare di più quando vengono assunti grassi, calorie e zuccheri distribuiti in più spuntini piuttosto che, in egual misura, nei pasti principali. Questo il risultato di uno studio effettuato da ricercatori olandesi del dipartimento di endocrinologia dell’Academic Medical Center di Amsterdam, che hanno analizzato le reazioni di 36 uomini a una dieta ipercalorica di tre settimane.

Il gruppo è stato diviso in due parti. Alla prima delle due è stata assegnata una dieta ipercalorica distribuita nei pasti principali, alla seconda la stessa dieta, distribuita però in spuntini frequenti. Il risultato lo descrive il dottor Pietro Invernizzi, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Generale ed Epatologia, e del Centro Ricerca e Cure delle Malattie Autoimmuni del Fegato di Humanitas:

«I risultati sembrano parlare chiaro: coloro che hanno assunto cibi ipercalorici distribuiti in più spuntini hanno mostrato, dopo le tre settimane un maggior ingrassamento del fegato rispetto agli altri. Questo significa che l’accumulo dovuto a spuntini frequenti, dal punto di vista epatologico, è più dannoso dell’accumulo concentrato in pochi momenti».

Quale significato assume, in particolare, il risultato di questa ricerca?

«Questo studio ci rivela una volta di più che dal punto di vista del “fegato grasso” l’aspetto dietetico è fondamentale. Non è un meccanismo così scontato. Sappiamo da sempre che in genere chi ha un fegato grasso soffre anche di problemi di obesità, ma non è sempre così, ci sono casi di obesi con fegato normale o di non obesi con fegato grasso. Per questo da sempre ci si chiede se a contare non siano più fattori differenti da quello alimentare, come quelli genetici. Lo studio dei ricercatori olandesi, appunto, sembra porre l’accento più sull’aspetto alimentare».

Quindi è sufficiente mangiare nei pasti canonici per ovviare a problemi di ingrassamento del fegato?

«Attenzione, questo è l’equivoco che si potrebbe creare a non leggere bene i risultati ottenuti dai ricercatori olandesi. La loro ricerca dice che a parità di dieta il modo e i tempi con cui ci si alimenta diventano determinanti per aumentare o meno l’ingrassamento del fegato. Ma non dice che è buona cosa affidarsi a una dieta ipercalorica o ricca di grassi e zuccheri da consumarsi nei soli pasti. Questa soluzione conduce infatti comunque all’obesità e quindi con tutta probabilità anche all’ingrassamento del fegato, a lungo andare, e va dunque scartata senza dubbi per le conseguenze patologiche che alla fine è destinata a provocare».

Quali sono, in particolare, i problemi derivanti dalla grassezza del fegato?

«Quando il fegato ingrassa, tende a perdere le funzioni che gli sono proprie. Questo comporta il sorgere di patologie di varia natura, che partono dalla steatoepatite e arrivano anche alla cirrosi, che in genere si manifesta nei fegati di coloro che eccedono nel consumo di alcolici, ma può avere anche questa diversa origine. Infine, il cattivo funzionamento del fegato, causato dall’accumulo di grassi nelle cellule epatiche, aumenta sensibilmente i rischi di contrarre il diabete».

La conclusione, quindi, è che…

«…non bisogna eccedere nel mangiare nel corso dei pasti principali e bisogna evitare di mangiare cibi ipercalorici o bere bevande ipercaloriche fuori da questi. In entrambi i casi le conseguenze sono rappresentate dall’obesità e dai problemi al fegato, da qui non si scappa. Detto questo, resta da sottolineare che la ricerca di cui abbiamo parlato ha la sua importanza, perché può rappresentare un primo passo verso la scoperta di alcuni meccanismi metabolici che forse ancora ci sono ignoti».

 

                                                                          Risposte del dottor Pietro Invernizzi

Responsabile UO Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas

 

 

A cura di Luca Palestra

 

 

 

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