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Alimentazione

Olio di palma, Iss: bene contenere il consumo di grassi saturi

26/02/2016

L’olio di palma fa male? È solo questione di quantità: in un’alimentazione varia ed equilibrata è sempre meglio contenere il consumo di cibi molto ricchi di grassi saturi. A questi infatti, se in eccesso, sono associati effetti negativi sulla salute, in particolare riguardo al rischio di malattie cardiovascolari. È la conclusione a cui arriva il parere dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) sulle conseguenze per la salute dell’utilizzo dell’olio di palma come ingrediente alimentare. Il parere era stato richiesto dal ministero della Salute.

L’olio di palma è un ingrediente a cui l’industria alimentare ricorre per il confezionamento di numerosi prodotti, dai biscotti alle merendine. È fatto per il 50% di grassi saturi (quasi esclusivamente acido palmitico). Il 40% sono grassi monoinsaturi (acido oleico) e il restante 10% grassi polinsaturi (acido linoleico).

(Per approfondire leggi qui: L’olio di palma fa male, vero o falso?)

In premessa l’Iss dice che l’olio di palma di per sé non è “tossico”, come tutti gli alimenti. Non ha componenti specifiche che diano effetti negativi alla salute: questi, come accennato, sono ricondotti dalla comunità scientifica al suo elevato contenuto di grassi saturi rispetto ad altri grassi alimentari. Pertanto l’istituto ha valutato il contributo dell’olio di palma nella dieta all’assunzione complessiva di grassi saturi. Oltre all’olio di palma, infatti, altri alimenti li contengono: latte e derivati, uova e carne.

L’impatto sul rischio cardiovascolare del consumo di olio di palma non diverso da quello di burro

Ma qual è la quantità raccomandata di grassi saturi? I principali organismi sanitari nazionali e internazionali raccomandano un livello non superiore al 10% delle calorie totali. Complessivamente il loro consumo negli adulti è di poco superiore (11,2%, circa 27 grammi al giorno di cui fra 2,5 e 4,7 da olio di palma). Anche il consumo di bambini fra 3 e 10 anni è oltre i limiti (tra 24 e 27 g al giorno, di cui da 4,4 a 7,7 da olio di palma). Tuttavia, precisa l’Iss, con riferimento a queste fasce d’età è necessario “considerare che i dati di assunzione unificano età in cui i consumi si differenziano in maniera significativa e vanno pertanto interpretati con cautela”.

(Per approfondire leggi qui: Olio di palma, ecco le cose da sapere)

Le stime fanno riferimento ai consumi, unici disponibili, degli anni 2005-2006 ed è molto probabile che vadano riaggiornate: “Negli ultimi dieci anni, infatti, si è osservato un trend di crescita delle importazioni in Italia di olio di palma a scopo alimentare”, dice l’Iss.

Qual è dunque la conclusione del parere? Che l’olio di palma non ha un effetto diverso sul rischio cardiovascolare rispetto ad altri alimenti con simili percentuali di grassi saturi e mono/polinsaturi come ad esempio il burro. Il suo consumo non è correlato all’aumento di fattori di rischio cardiovascolare nei soggetti con valori di colesterolo nella norma, non in sovrappeso od obesi, giovani e “che assumano contemporaneamente le quantità adeguate di polinsaturi”. Potenzialmente più vulnerabili invece bambini, anziani, dislipidemici, obesi, pazienti con pregressi eventi cardiovascolari e ipertesi.

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