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Ma quanto russi!

15/02/2002

Il russamento è ormai un disturbo estremamente comune e diffuso, che colpisce circa il 75% della popolazione al di sopra dei 60 anni, soprattutto di sesso maschile. Spesso erroneamente si attribuisce il disturbo al cosidetto di “naso chiuso” o a recenti raffreddori. In realtà si tratta di un’ostruzione transitoria delle prime vie respiratorie che col tempo può divenire cronica fino ad arrivare, in casi particolarmente gravi, a minacciare la funzionalità respiratoria.

Perché si russa?
“Il tipico rumore noto col termine di russamento è la conseguenza di una respirazione non corretta, causata da un variazione del calibro delle vie aerodigestive superiori (naso, faringe, laringe), che non consente un passaggio lineare dell’aria. Si creano quindi flussi vorticosi che generano un fenomeno vibratorio, soprattutto a livello dell’ugola e del palato molle.
Le cause di queste ostruzioni vanno ricondotte, quasi sempre, ad alterazioni – più o meno gravi e spesso associate tra loro – di tipo anatomico in ambito otorinolaringoiatrico. Dunque, alterazioni del setto nasale, dei turbinati inferiori o dell’orofaringe, aumento di volume dell’ugola, del palato molle e della base della lingua. Si russa di più dormendo in posizione supina, mentre la frequenza di russamento diminuisce sensibilmente se ci si pone sul fianco. Tutto ciò è dovuto semplicemente a motivazioni di tipo biomeccanico, perché in posizione supina l’ugola e il palato molle subiscono il massimo livello di vibrazione”.

Esistono altre cause che contribuiscono al sorgere di questo fenomeno?
“Una delle patologie in più stretto rapporto con il russamento è l’obesità. È stato rilevato, infatti, che tutti coloro che subiscono un aumento considerevole di peso iniziano a russare, poiché in seguito alla crescita della massa ponderale, aumenta di conseguenza anche lo spessore delle pareti delle vie aerodigestive superiori che ostacolano il corretto flusso dell’aria”.

Quali indagini si eseguono?
“La prima fase diagnostica prevede una visita otorinolaringoiatrica allo scopo di osservare la situazione del setto nasale, dei turbinati inferiori e e orofaringea ed identificare i siti critici; successivamente si effettua una fibroscopia delle vie aeree superiori tramite strumenti a fibre ottiche. Infine, può rendersi necessario anche un esame radiologico per misurare le dimensioni della volta palatale e della lingua. Di fatto non esiste un singolo esame ideale e conclusivo”.

Come si cura?
“Nel caso di un notevole aumento di peso – continua il dott. Sampietro – il primo passo per ridurre il fenomeno del russamento è la prescrizione al paziente di una dieta dimagrante. Tuttavia la terapia è essenzialmente di tipo chirurgico e si propone un rimodellamento di quelle sezioni delle vie respiratorie superiori che risultano eccessivamente ristrette o vibranti durante l’atto respiratorio. Gli interventi chirurgici, che si eseguono in anestesia locale e in regime di day hospital, riguardano prevalentemente il naso (settoplastica, turbinoplastica) e l’orofaringe (chirurgia dell’ugola e del palato molle). Più raramente si deve intervenire anche sulla base della lingua per diminuirne il volume. Tutti questi interventi si effettuano, oltre che con tecniche tradizionali, anche con più specifiche strumentazioni chirurgiche, quali il laser e l’impiego di radiofrequenze”.

Il russamento può innescare ulteriori disturbi delle funzioni respiratorie?
“Il semplice russamento è da considerarsi esclusivamente come un disturbo fastidioso per una tranquilla convivenza. Soltanto in una fase successiva delle alterazioni a livello otorinolaringoiatrico si può parlare di pericoli per la funzionalità respiratoria, come la Sindrome dell’Apnea Ostruttiva nel Sonno (definita dagli anglosassoni obstructive sleep apnea syndrome). In questo caso chi russa incorre in momenti di vera e propria interruzione del respiro per alcuni secondi, che possono arrecare al paziente problemi più gravi, quali l’ipersonnia, una sindrome che comporta una sonnolenza persistente durante le ore del giorno”.

A cura di Maria Luisa Viviani

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