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Benessere

Incidenti domestici, come comportarsi

14/04/2006

Cadute, strappi muscolari, ferite da taglio, avvelenamenti: semplici norme di primo soccorso in casa.

Incidenti domestici come le cadute, le ferite da taglio o da punta, gli avvelenamenti e le folgorazioni: eventi accidentali spesso causa di invalidità temporanea o permanente, se non addirittura di morte. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le persone che passano molto tempo tra le mura domestiche, quindi in primo luogo le casalinghe, gli anziani e i bambini. Come comportarsi per poter intervenire nel modo più corretto, limitando i danni? Lo abbiamo chiesto al dott. Stefano Ottolini, responsabile del Pronto Soccorso dell’Istituto Clinico Humanitas. “Innanzitutto – spiega – occorre distinguere il tipo di infortunio. Ferite, ustioni e punture d’insetti appartengono alla categoria delle ‘lesioni aperte’, che interessano lo strato superficiale della cute. Strappi muscolari, distorsioni e contusioni, invece, vengono definite ‘lesioni chiuse’, perché determinano traumi più in profondità”.

Tagli e Ferite
In casa gli incidenti più frequenti sono i tagli e le ferite con fuoriuscita di sangue.
“Le ferite da taglio, causate da oggetti affilati come coltelli o vetri – spiega il dott. Ottolini – sono solitamente lineari e hanno margini netti. Le ferite da punta, invece, determinate da oggetti acuminati come aghi o chiodi, presentano un foro di solito profondo e a margini frastagliati. Le ferite abrase, più superficiali, e le ferite lacere, prodotte da una forza che tira o strappa, hanno margini irregolari, sanguinano molto e possono avere corpi estranei all’interno.
Ogni ferita, anche la più lieve e superficiale, deve essere correttamente medicata per evitare il rischio di infezione. Occorre pertanto che le mani del soccorritore siano accuratamente pulite e protette.
Per prima cosa, se presente, è necessario arrestare l’emorragia, ossia la fuoriuscita di sangue dai vasi (arterie, vene o capillari). Poiché arterie e vene scorrono molto vicine, spesso le emorragie, soprattutto in caso di ferite profonde ed estese, sono miste.
Le emorragie capillari sono le meno gravi: interessano i vasi sottocutanei e superficiali, e il sangue fuoriesce a gocce intorno alla lesione. In caso di lacerazione della cute è utile sciacquare con acqua fredda e raffreddare con ghiaccio. Se la zona contusa è un arto è consigliabile sollevarlo più in alto del corpo per far diminuire l’emorragia, quindi tamponare con una benda sterile e infine fasciare dopo aver disinfettato la ferita e verificato che non siano presenti al suo interno corpi estranei.

Le emorragie venose sono riconoscibili perché il sangue che fuoriesce è di colore scuro e fluisce lentamente e in modo continuo e uniforme lungo i bordi della ferita. Si possono arginare, dopo una buona pulizia e disinfezione, ponendo sulla ferita una garza sterile o un fazzoletto pulito, e tamponando. Può anche essere utile applicare una fasciatura di sostegno al tampone, non troppo stretta per non arrestare la circolazione. Anche in questo caso, se la parte interessata è un arto, si può alzarlo al di sopra del corpo per far diminuire l’afflusso di sangue.
Nel caso infine di emorragie arteriose, il sangue è di colore rosso vivo e fuoriesce a fiotti a intervalli in sincronia con il battito cardiaco. L’intervento deve essere tempestivo perché la quantità di sangue è di solito alta. Se l’emorragia non è molto abbondante è sufficiente tamponarla con una garza sterile o un fazzoletto pulito, dopo aver disinfettato e pulito la parte. Se invece interessa grossi vasi è necessario evitare che l’infortunato si dissangui attuando delle compressioni sulle arterie a monte della ferita e richiedendo immediato soccorso da parte di personale qualificato. Il laccio emostatico (o suoi equivalenti: cinture, cravatte…) va usato solo nei casi più gravi e di assoluta necessità: per esempio davanti a un’amputazione o a una sindrome da schiacciamento”.

Strappi muscolari, distorsioni, contusioni
Lo strappo muscolare è una lesione di uno o più fasci di fibre muscolari causata da uno stiramento improvviso: l’unico rimedio possibile è il completo riposo per qualche giorno.
La distorsione è invece un trauma delle articolazioni, causato in genere da falsi movimenti. La più comune è quella della caviglia. Si verifica quando un osso esce dalla sua sede articolare, rientrandovi immediatamente dopo. Nei casi gravi, questa momentanea fuoriuscita può provocare una lacerazione dei legamenti.
Una distorsione è solitamente molto dolorosa. La parte traumatizzata presenta un gonfiore localizzato e dolore nei movimenti. Questi, anche se faticosi, sono tuttavia possibili.
“E’ consigliabile – spiega il dottor Ottolini – applicare una fasciatura stretta e fare impacchi freddi. Nei casi di lievi distorsioni è sufficiente tenere l’arto a riposo per qualche giorno. Non sempre, tuttavia, è semplice fare diagnosi esatte senza una radiografia o senza una visita medica. E’ perciò consigliabile condurre l’infortunato all’ospedale per una visita di controllo che accerti che non ci siano lussazioni o fratture o complicazioni”.

La contusione, infine, è un trauma prodotto da un urto con un corpo contundente, senza lacerazione della cute.
Dopo il trauma sulla cute compare un’ecchimosi, una macchia inizialmente rossa e poi violacea che con il tempo assume una colorazione giallognola, prima di scomparire. “E’ il risultato – spiega il dott. Ottolini – di una rottura di capillari che versano il sangue nei tessuti superficiali. Se il travaso di sangue è più abbondante si ha invece un ematoma, più esteso, gonfio e scuro.
In caso di ematomi ed ecchimosi è consigliabile applicare degli impacchi di ghiaccio per indurre una vasocostrizione, ed eventualmente un bendaggio non stretto. Si possono inoltre applicare delle apposite pomate.
Se la contusione non interessa zone a rischio, come ad esempio la testa o zone ove sono presenti organi interni, non c’è da preoccuparsi: ecchimosi ed ematomi regrediscono spontaneamente in poco tempo”.

Avvelenamenti
L’avvelenamento avviene a seguito dell’introduzione (in genere ingestione) nel nostro organismo di sostanze tossiche o nocive. I sintomi possono essere immediati, all’atto dell’ingestione, ma possono anche verificarsi sino a 12-24 ore dopo l’ingestione.
“I sintomi – spiega il dott. Ottolini – sono svariati e generalmente riconducibili a nausea, vomito, crampi e dolori addominali.
Qualora le sostanze tossiche siano state ingerite involontariamente, per esempio per intossicazione da funghi, o da alterazioni di cibi che producono tossicosi alimentari come il botulismo, non è sempre facile collegare i sintomi a ciò che si è ingerito, soprattutto se è passato del tempo.
In caso di sospetto avvelenamento è indispensabile individuare la tipologia della sostanza tossica ingerita e consultare immediatamente un medico (Centro Antiveleni) o recarsi tempestivamente in un Pronto Soccorso, a seconda della gravità dei segni e dei sintomi presentati
La gravità dell’avvelenamento dipende dal tipo di sostanze ingerite. In generale è sempre bene recarsi in ospedale con urgenza.
Nel frattempo, è bene evitare di far ingerire al paziente qualsiasi cosa (acqua, latte, etc.) senza prima aver consultato il medico: si corre infatti il rischio di aggravare ulteriormente la situazione”.

Di Cinzia Filoso*

* Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del corso “Metodi e tecniche della comunicazione nell’area salute”, organizzato dall’Università di Milano – Facoltà di Farmacia

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