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Benessere

Colon irritabile, spesso è colpa del glutine

08/04/2015

In un caso su quattro ciò che viene identificato come colon irritabile ritrova una causa specifica nella sensibilità al glutine non celiaca con sintomi che possono essere comuni ad entrambe e che regrediscono alla sospensione dell’assunzione con la dieta di pane e pasta. Non sempre infatti le coliti sono l’espressione di una sindrome del colon irritabile. Nel 5% dei casi a essere responsabile di quei sintomi e di altre alterazioni del funzionamento dell’apparato intestinale è il glutine. Il dato è diffuso dall’Aigo, l’Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri, a conclusione di uno studio condotto per individuare la diffusione della sensibilità al glutine.

Nell’ambito della ricerca, per tre settimane il team ha eliminato dalla dieta dei pazienti coinvolti gli alimenti contenenti glutine, il complesso proteico presente in diversi cereali, dal frumento all’orzo e, di conseguenza, in tantissimi alimenti. Senza questi cibi i sintomi scomparivano per poi fare una nuova comparsa nei pazienti che li avessero riassunti. Pertanto, è possibile ipotizzare il ricorso a un trattamento basato sull’alimentazione per le persone sensibili al glutine.

Eliminare del tutto i cibi contenenti glutine è l’unica terapia in grado di garantire un buono stato di salute a chi soffre di celiachia, l’intolleranza permanente a questa sostanza. Distinta dalla celiachia, che in Italia colpisce una persona su cento secondo l’Aic, Associazione italiana celiachia, è però la sensibilità al glutine. Questo disturbo, all’attenzione della comunità scientifica negli ultimi anni, è sempre causato dal glutine ma non colpisce né persone celiache né allergiche al grano. Secondo le stime citate dall’Aigo, colpirebbe tra il 5 e il 10% della popolazione.

La sensibilità al glutine, una patologia in crescita

La sensibilità al glutine è emersa come nuova patologia negli ultimi anni, con una gamma di sintomi comuni anche alla celiachia e ad altri disturbi dell’apparato intestinale. Questi sintomi regrediscono se si sospende l’assunzione di glutine per 6/8 settimane, sostengono gli specialisti di Humanitas.

Come ci si comporta di fronte a un paziente che lamenta questi sintomi, come i dolori addominali, e che nota un miglioramento se smette di mangiare pane o pasta? «Per prima cosa si effettuano i test per escludere la celiachia e l’allergia al grano. Poi si cerca di individuare il motivo che scatena questi sintomi».

Tuttavia i meccanismi alla base della sensibilità al glutine sono ancora sconosciuti. La ricerca si sta impegnando nella individuazione delle cause. Sono state avanzate diverse ipotesi su quale sostanza contenuta negli alimenti possa essere considerata responsabile dei sintomi rilevati. Oltre alla gliadina, infatti, ci potrebbero essere altre sostanze contenute nel frumento, nella segale e nell’orzo che fungono da trigger, per esempio gli oligosaccaridi e disaccaridi che vengono fermentati in maniera anomale dal microbiota intestinale che sappiamo essere alterato nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile.

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