Giulio Cesare, un grande calvo

Cesare era calvo e non era molto contento di esserlo. E’ uno dei personaggi della storia che hanno convissuto con un difetto, non rispondente secondo la concezione estetica del suo tempo ai canoni di bellezza virile. Ma ha saputo imporsi ugualmente grazie a doti umane che annullavano, agli occhi dei contemporanei, l’imperfezione della figura

Una bella chioma fluente è sempre stata motivo di attrazione; la storia offre una galleria di personaggi famosi, il cui potere di attrazione era esercitato anche da questo particolare. Più vicino a noi, nel XIX secolo, i riccioli alla bohémien di un dandy o lo chignon elaborato delle ragazze, ornato di nastri, pizzi o riccioli, (molto particolari le acconciature dell’epoca biedermaier), contribuivano a dare un particolare tono all’insieme della persona.
Come fare senza capelli? Per le donne il problema non si pone, sembra che ne siano abbastanza immuni. Ma gli uomini? Come reagiscono, soprattutto se sono importanti?

A tutti verrà in mente la calvizie di Cesare, sulla quale si può trovare abbondante materiale. Cesare, è una di quelle figure che sono diventate miti, per il ruolo storico, le gesta, quel non so che di ammaliante. Sappiamo che Svetonio e Plutarco lo descrivono diversamente; per il primo è alto ma con una tendenza all’adipe, per il secondo era il contrario, magro e non tanto alto. Su un particolare sono d’accordo: era calvo, calvo fin da giovane. Sembra che questo non gli abbia precluso la strada verso un’affermazione autorevole nel campo internazionale dell’epoca. E soprattutto, non gli fu d’ostacolo alle relazioni femminili, eclatante su tutte, anche per i risvolti politici, quella con Cleopatra.

Cesare è l’esempio di come sia tutta la persona e il suo carisma a conquistare il prossimo. Un particolare in difetto o di approccio sgradevole, passa in secondo piano se promana forza, determinazione, intelligenza nel saper cogliere l’attimo, imporsi e forgiare il destino.
La calvizie di Cesare, per i contemporanei non esisteva; il grande condottiero era aiutato anche dall’abbigliamento, l’imponente toga che avrebbe reso autorevole chiunque persona sgraziata. Le ampie pieghe, sapientemente disposte, sembravano aumentare la dignità. Cesare era inoltre generoso, sia con i cittadini che con i suoi soldati che stravedevano per lui, alle doti politiche e militari, univa anche una grande propensione per le lettere. Qualcuno ricorderà le sudate traduzioni del De Bello Gallico! Di fronte a tante qualità, la mancanza di capelli, era proprio un particolare irrisorio.
Forse non sarebbe stato così per un coetaneo di Cesare, un uomo della plebe, per esempio, sarebbe (anzi, era) bollato e fatto oggetto di scherno tra i compagni di taverna.

Non si può pensare che un uomo della levatura intellettuale di Cesare si sia fermato su un particolare in fondo irrilevante e che da uomo saggio cercava di risolvere senza sconfinare nel ridicolo. Lo avrebbe preoccupato di più un altro difetto, le “gambe da fantino” (esecrate soprattutto dai militari che nella loro tenuta le avevano sempre esposte) o il ventre prominente, che molti ostentavano con malcelato imbarazzo.

Quali i rimedi? Ben lontani dalle nostre fiale di vetro di grandi marche, gli uomini si affidavano ai miracoli delle misture, delle lozioni, degli impacchi con i più strani ingredienti. La Naturalis Historia di Plinio può fare sorridere il lettore: zafferano, aceto, pepe in polvere, vino, soda e quant’altro sono proposti per venire in aiuto alla zona colpita da caduta. Se proprio nessun espediente non sortiva l’effetto della ricrescita, o quanto meno non riusciva a limitare il danno, estrema ratio, si ricorreva all’uso della parrucca.

In questo, gli Egizi erano davvero maestri e a Roma gli artigiani avevano compreso che poteva essere utile imparare i segreti dei capelli posticci per una clientela esigente e raffinata, confezionati con capelli veri venduti dai poveri o tagliati agli schiavi e alle schiave; per infliggere, soprattutto a quest’ultime un’umiliante punizione.
Gli espedienti alla moda non erano solo appannaggio delle matrone, ma poteva capitare che anche gli uomini volessero i capelli “alla germana”: biondi grazie alla polvere d’oro cosparsa sui capelli. Certi gli uomini avevano meno chances delle donne, tuttavia la corona d’alloro da sola, simbolo sommo di onore, poteva ben nascondere la calvizie o i radi capelli abbassati sulla fonte, come usava fare, finché poté Cesare.

Mentre per certe culture, il cranio rasato e lucente è un attributo di bellezza, in altre i capelli assolvono la loro funzione rispondendo ad un canone estetico che va ben ben oltre la funzionalità del capello stesso, come nella tradizione giapponese o nella cultura degli Indiani d’America. Nei capelli risiede una forza speciale, vi possono avere sede forze malefiche, devono rimanere nascosti durante speciali riti nelle culture indigene ancora legate ad una simbologia carica di significati
Se ne parla peraltro anche nella Bibbia: la forza di Sansone risiede nei capelli, il voto di nazireato (il divieto di tagliare i capelli) era un segno di consacrazione (ved. Libro dei Giudici, 13 e sgg);

Abbiamo accennato a Cesare perché è l’esempio più conosciuto; di fronte alla moda trionfale e tutta romana del suo tempo, risalta l’eccentricità delle parrucche all’epoca di Luigi XIV, il Re Sole. La calvizie dunque, soprattutto dall’uomo “in vista” è sempre stata avvertita con disagio. I capelli sono qualcosa che fa parte di noi, e la loro caduta provoca reazioni molto differenti, presunta perdita di attrazione, di autorevolezza, la sgradevole sensazione di invecchiare.
Ai giovani del nostri tempo, in gran numero afflitti dal problema fin da giovanissimi, non resta che superare il problema pensando che il valore totale della persona, va ben oltre un piccolo particolare, anche se molto appariscente, come quello della calvizie.
Non siamo tutti nella condizione di Cesare per portare una corona di alloro!

A cura di Cristina Borzacchini

Redazione Humanitas Salute: