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Tommasini: oligoelementi, precauzioni per l’uso

14/06/2005

Fiale di rame per il mal di gola, pastiglie al fluoro per i denti, farmaci a base di potassio e di ferro, bevande ai sali minerali per gli sportivi, integratori alimentari per chi fa le diete… Una ‘moda’ naturale per i sani, una medicina tra le più antiche per i malati: gli oligoelementi saltano spesso all’occhio in farmacia e al supermercato, nel passaparola della gente, sulle riviste che dedicano pagine al “benessere” o alla medicina naturale. Ma che cosa sono? Fanno sempre bene? Ha senso l’autoprescrizione? Ne abbiamo parlato con il dott. Maurizio Tommasini, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas.

Che cosa sono gli oligoelementi?
“Oligoelementi, dal greco, significa sostanze presenti solamente in piccole quantità nell’organismo. Il nome stesso fa quindi comprendere che, in generale, il corpo umano necessita per il suo corretto funzionamento solo di piccole quantità di queste sostanze. Sono decine di sostanze naturali presenti spesso anche negli alimenti: metalli, sali minerali, ad esempio potassio, calcio, ioni, fluoro, zinco, manganese… Anche le vitamine possono essere considerate oligoelementi. Per il loro potenziale terapeutico furono già dal ‘600 oggetto di studio e preparazione chimica per renderli utilizzabili in terapia”.

Quindi la loro efficacia per la salute è riconosciuta dalla medicina tradizionale?
“Sono tra le prime sostanze di cui ci si è occupati per ricavarne farmaci, ma se ne conoscono solo alcuni aspetti. In ogni caso vanno considerati come farmaci a tutti gli effetti e quindi non sono privi di controindicazioni”.

Dunque prenderli per “sentito dire” può essere nocivo?
“Può essere addirittura pericoloso. Gli oligoelementi non sono mai innocui. Per esempio: se si beve una quantità in eccesso – maggiore del fabbisogno dell’organismo in quel momento oppure in un tempo troppo breve – di un intergratore idrosalino è facile che compaiano problemi intestinali per l’effetto osmotico e lassativo delle sostanze in essi incluse. Per capire il rischio di effetti nocivi dobbiamo, però, distinguere tre situazioni. Innanzitutto quella della persona sana, che come tale ricorrerà agli oligoelementi nella ricerca della non comprovata efficacia di queste sostanze di migliorare lo stato fisico, in dosi lievi e poco rischiose. In secondo luogo, vi è la situazione della persona con patologia, per la quale occorre assolutamente che l’oligoelemento se necessario venga scelto, dosato e prescritto da un medico, secondo una precisa diagnosi e terapia, ed usato come qualsiasi altro farmaco. Infine, diverso ancora è il caso dei giovani sportivi, che fanno uso di integratori in supporto allo sforzo muscolare o alla eccessiva sudorazione, e che non corrono rischi finché ne fanno un uso limitato e al reale bisogno, per esempio in piena afa estiva”.

Qualche esempio di oligoalimento indicato per il trattamento di particolari patologie?
“I sali d’oro sono stati tra le medicine ‘storiche’ per il loro potenziale antinfiammatorio. Il ferro può assumere l’importanza di cura salvavita nel trattamento terapeutico di alcune anemie, e spesso è utilizzato come terapia di supporto per le donne in gravidanza che diventano anemiche. Lo zinco è stato ed è molto usato in dermatologia: lo troviamo nelle creme per i neonati e anche in veste di farmaco per la cura della psioriasi, ma non se ne sa ancora più di tanto. Il potassio viene impiegato in diversi tipi di patologie renali ed epatiche, nel qual caso può essere necessario sia integrarlo se in difetto sia smaltirlo se ce n’è troppo”.

L’eccesso di queste sostanze può causare problemi come la loro carenza?
“Ogni sostanza ha una storia diversa. Comunque, in linea di principio gli oligoelementi, se assunti impropriamente o in dose eccessiva, possono dare intossicazione con problemi di vario tipo. Rene o fegato sono gli organi principali per lo smaltimento. Analogamente a quanto succede per le vitamine liposolubili – quelle idrosolubili, se in eccesso, si eliminano facilmente con le urine – alcuni oligoelementi in eccesso che non si riescono a smaltire diventano tossici, il rame si accumula nei tessuti, il potassio può addirittura causare arresto cardiaco”.

Quali soggetti sono più a rischio di intossicazione?
“Si devono usare più cautele con le persone che soffrono di patologie croniche; con i bambini, che costituiscono un sistema biologico in miniatura e per i quali, quindi, la pericolosità è in proporzione maggiore; infine con gli anziani, essendo il loro organismo più ’usurato’ e quindi anche più delicato”.

E il fluoro per i denti è davvero utile o addirittura necessario?
“La quantità di oligoelementi mediamente utile e necessaria al nostro organismo sarebbe quella assicurata da una normale alimentazione. Ottimale e prioritario, quindi, è raccomandare alle persone sane una dieta equilibrata, ricca di cibi freschi, verdura e frutta. Il valore di questi alimenti non è affatto paragonabile a quello di dubbia efficacia di integratori o prodotti confezionati con aggiunta di oligoelementi o vitamine varie, in vendita al supermercato oltre che in farmacia, dove il farmacista può consigliare nella scelta e nel corretto utilizzo di queste sostanze e può essere un valido interlocutore per capire gli eventuali rischi a cui ci esponiamo con un uso improprio”.

Di Elisabetta Ranieri

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