Prevenire e curare le ragadi al seno

Un problema che può interessare le neomamme, scoraggiandole a volte dal proseguire l’allattamento. Come prevenirle e come curarle? Lo spiega la Ginecologia di Humanitas.

Sono dei taglietti che si formano facilmente sul capezzolo della neomamma proprio nei primi giorni in cui allatta il neonato. Con un po’ di pazienza, di regola si risolvono in breve tempo. Ma a volte possono diventare più gravi e dolorose, tanto da scoraggiare molte mamme dal continuare ad attaccare il bambino al seno o da portare problemi ulteriori come la mastite. Si possono prevenire? Ci sono comportamenti o abitudini di vita che ne facilitano l’insorgere? Servono a qualcosa i prodotti specifici venduti nei negozi premaman o in farmacia? Che cosa davvero si può consigliare per far sì che le ragadi non “diventino” un problema? Abbiamo chiesto ai ginecologi di Humanitas di fare chiarezza sull’argomento.

Innanzitutto, che cosa sono le ragadi?
“In parole semplici, sono dei graffietti che compaiono sulla cute del capezzolo con notevole frequenza nei primi giorni dell’allattamento al seno e che possono esaurirsi in un fastidio temporaneo e sopportabile o aggravarsi sino a sanguinare, con forti dolori nel momento in cui il bambino si attacca, e rischio di conseguenti infezioni”.

Perché vengono?
“Principalmente per due motivi: l’errata postura del bambino durante l’allattamento e le poppate troppo lunghe. Si tratta di seguire alcune ‘regole’ che le ostetriche solitamente insegnano alle neomamme subito dopo il parto. La corretta posizione del bambino deve consentirgli di attaccarsi al capezzolo prendendo in bocca l’intera areola, e non solo la punta sporgente, perché la malasuzione può causare le ragadi. La durata delle poppate non deve superare i 15 minuti per capezzolo e questi devono essere rigorosamente alternati, in modo che la cute ‘resista’ bene, senza infiammarsi o subire lesioni prima di abituarsi”.

Esistono, invece, delle predisposizioni?
“Solo il caso del capezzolo retratto, che rende difficile attaccare il bambino correttamente. Vi si rimedia usando il paracapezzolo”.

È possibile preparare il capezzolo all’allattamento in modo da evitare o ridurre il rischio che vengano le ragadi?
“Le ostetriche consigliano in genere di preparare la pelle con rimedi naturali, massaggiando per esempio il capezzolo con olio di mandorle dolci, per idratare e fortificare la cute. Non è stato peraltro mai provato niente per quanto riguarda i vari prodotti specifici anti-ragadi in commercio. Di sicuro non sono dannosi, ma direi che sarebbe più importante puntare sull’igiene: la pulizia del capezzolo con semplice acqua o con le salviettine apposite aiuta a difendere la cute dalle piccole infezioni che possono essere portate dalla bocca del bambino, per esempio il mughetto. Le piccole infezioni possono provocare le ragadi e le ragadi a loro volta possono portare alla mastite: questa sì, seria causa di abbandono dell’allattamento.”

Le ragadi, invece, non dovrebbero scoraggiare le mamme?
“Sono da mettere in conto e, nella norma, se ci si fa un po’ di forza (fanno male solo quando il bimbo si attacca) e ci si aiuta con prodotti riepitelizzanti o la semplice pasta all’ossido di zinco che si usa al cambio pannolino, passano in breve tempo e difficilmente si ripresentano. Nei casi più gravi si può ricorrere al paracapezzolo finché non si rimarginano i taglietti. Non servono assolutamente a niente gli antidolorifici a cui alcune mamme ricorrono”

C’è, infine, qualche abitudine alimentare o di vestiario che può giovare anche alla buona salute dei capezzoli?
“Valgono regole generali: meglio evitare cibi irritanti delle mucose, come quelli piccanti. Non sono indicati i vestiti stretti che possano provocare sfregamenti e i tessuti non naturali che danno prurito. Mentre si allatta, sono utili i dischetti da inserire tra capezzolo e reggiseno a protezione dello stesso (oltre che per assorbire le perdite di latte)”.

Scopri come proteggere e prenderti cura del tuo seno.

Di Elisabetta Ranieri

Redazione Humanitas Salute: