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Alimentazione

Se mangi giapponese vivi di più?

20/07/2017

Il sushi come elisir di lunga vita? Sembrerebbe che mangiare giapponese riduca la mortalità generale e quella dovuta a malattie cardiovascolari, in particolare per colpa dell’ictus. Ad associare longevità e abitudini alimentari nipponiche è stato un gruppo di ricercatori provenienti da diversi centri fra cui il National Centre for Global Health and Medicine di Tokyo. I risultati sono stati pubblicati su British Medical Journal.

Per valutare i benefici della dieta giapponese i ricercatori hanno analizzato i dati relativi a poco meno di 80mila persone, di entrambi i sessi, ricavati da questionari piuttosto dettagliati su regimi alimentari e stili di vita seguiti. I partecipanti allo studio non erano affetti da malattie oncologiche o patologie croniche del fegato né erano stati colpiti da ictus o infarto.

Gli studiosi hanno visto come una maggiore aderenza al protocollo alimentare definito dalle linee guida nazionali fosse associata a una mortalità ridotta del 15% in 15 anni. L’alimentazione contribuirebbe dunque a far vivere i giapponesi più a lungo.

(Per approfondire leggi qui: A Milano si mangia più sushi che a Tokyo. Parola di Instagram)

Ma cosa prevedono queste linee guida miracolose? Ce lo dice il grafico a forma di trottola elaborato dal governo giapponese nel 2005. La giornata tipo dovrebbe includere il consumo di due porzioni di latte e suoi derivati; due porzioni di frutta; da 3 a 5 porzioni di proteine animali e vegetali (carne, pesce, uova e piatti a base di soia); da 5 a 6 porzioni di verdura; da 5 a 7 porzioni di piatti a base di cereali e dunque riso, pane, noodles e pasta. Il tutto senza dimenticare un’adeguata idratazione a base di acqua (o tè), un ridotto consumo di snack e altre bevande e l’immancabile quota di esercizio fisico.

Quale il segreto della dieta giapponese?

food-guide japan«La dieta giapponese non nasconde, di per sè, alcun segreto: si tratta di una dieta bilanciata a tutti gli effetti, con un adeguato apporto di cereali, verdure, frutta, carne, pesce, uova, prodotti della soia e latticini. Il segreto, se così possiamo chiamarlo, è l’equilibrio che sta alla base della cultura e della tradizione giapponese. Secondo il loro stile di vita e le loro abitudini quotidiane è infatti di essenziale importanza praticare attività fisica e pianificare pasti semplici, non abbondanti ed equilibrati in tutte le componenti, dando prevalenza agli alimenti di origine vegetale e al pesce», risponde la dottoressa Manuela Pastore, dietista dell’ospedale Humanitas.

Meglio questa o la Dieta mediterranea?

«Dallo studio risulta che la longevità della popolazione giapponese potrebbe avere le stesse basi di quella mediterranea a causa di tradizioni alimentari più simili di quanto potrebbero lasciar immaginare i chilometri che ci separano. Le principali fonti proteiche della dieta giapponese sono il pesce fresco e i legumi (soia ed edamame), ma sono presenti anche la carne magra e le uova. Totalmente assenti invece carne rossa e trasformata. Le fonti di carboidrati sono rappresentate essenzialmente dal riso bianco e dai noodles: si tratta di fonti di carboidrati bilanciate e sane. Le fonti di lipidi non sono rappresentate, come nel caso della Dieta mediterranea, dall’olio extravergine d’oliva, ma sono presenti altre fonti di origine vegetale: olio di soia e avocado in particolare modo».

(Per approfondire leggi qui: Tutti pazzi per il sushi)

«È errato inoltre declinare la dieta giapponese ai soli sushi, sashimi e salsa di soia, molto ricca peraltro di glutammato di sodio. Piuttosto bisogna considerare che è ricca di altre tipologie di alimenti e pietanze, spesso in brodo e arricchite da ortaggi di stagione. Nutrizionalmente parlando – conclude la specialista – si tratta di una sorta di Dieta mediterranea rivisitata in chiave armonica ed estetica».

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