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Dopo una maratona reni sotto stress?

04/05/2017

Correre una maratona potrebbe “affaticare” anche i reni. Nell’immediato, correre sulla lunghissima distanza comporterebbe un danno a questi due preziosi organo, sebbene reversibile nell’arco di pochi giorni. A suggerirlo è una ricerca pubblicata su American Journal of Kidney Diseases. Il commento del dottor Leonardo Spatola, nefrologo di Humanitas.

Ricercatori provenienti anche dalla Yale University (Stati Uniti) hanno coinvolto 22 partecipanti della maratona di Hartford del 2015. Hanno raccolto e analizzato dei campioni di sangue e urine prima e dopo che i runner avessero corso i 42 km circa del percorso. Sono stati analizzati diversi marcatori del danno renale inclusi il livello di creatinina, le proteine presenti nelle urine e osservate le cellule dei reni. È emerso che l’82% dei runner mostrava una insufficienza renale acuta di livello 1 subito dopo la corsa.

(Per approfondire leggi qui: Lo sai che correre la maratona consuma le articolazioni?)

Si tratta di una condizione in cui i reni non riescono a filtrare in maniera adeguata i prodotti di scarto dal sangue, la stessa condizione che può interessare pazienti ricoverati in ospedale quando i reni sono colpiti da complicazioni complicazioni cliniche o chirurgiche.

Reni e disidratazione

Le cause potenziali di questo danno ai reni potrebbero risiedere nelle variazioni a cui va incontro l’organismo correndo su lunghissime distanze: aumento della temperatura corporea, disidratazione, riduzione dell’afflusso di sangue ai reni.

Sebbene i corridori avessero recuperato una piena funzionalità renale – concludono i ricercatori – lo studio solleva importanti questioni che rendono necessario un approfondimento. In particolare è necessario investigare più a fondo gli effetti della maratona sui reni nel lungo periodo e in climi con temperature più alte. Precedenti ricerche, infatti, hanno mostrato come lo svolgimento di attività molto intense come l’addestramento militare in climi molto caldi può causare danni ai reni.

«La conclusione dello studio è assolutamente plausibile», commenta il dottor Spatola. È verosimile che disidratazione, aumento della temperatura corporea e riduzione dell’afflusso di sangue possono avere un impatto negativo sui reni? «Tutti e tre i meccanismi citati – continua – sono possibili cause dell’insufficienza renale acuta “pre-renale” in quanto non è presente ancora un danno d’organo a livello renale ma solo un deficit di tipo funzionale che si manifesta esclusivamente con un peggioramento degli esami di funzionalità renale (azotemia, creatinina, cistatica C, ecc…)».

«Questo perché il rene è un organo con una notevole riserva funzionale. Ciò non esclude che, con il tempo, il perdurare dell’ischemia e della disidratazione possano esitare in un quadro di insufficienza renale acuta con danno d’organo».

Che tipo di stress fisico intenso può avere conseguenze pericolose sulla salute dei reni?

«Bisogna porre attenzione durante le maratone e, in generale, in corso di gare con notevole e prolungato sforzo fisico, in quanto il rischio di disidratazione legato alla variazione della temperatura corporea e alla iperattivazione del sistema simpatico potrebbero alterare la funzione renale».

(Per approfondire leggi qui: Maratona, acqua e zucchero un carburante di energia?)

«In tal senso, la possibilità di reidratarsi nel corso della gara, come è solito vedere in occasione delle maratone, è un ottimo sistema per prevenire il danno d’organo, che chiaramente tende a colpire più facilmente coloro che già soffrono di insufficienza renale. A questo proposito, da quanto evidenziato dagli ultimi dati in letteratura, quanto maggiore è la variazione della velocità corporea nel corso della gara, tanto maggiore sembrerebbe essere il rischio di danno renale ed è quindi opportuno – conclude lo specialista – cercare di evitare sforzi eccessivi, privilegiando, se possibile, un ritmo costante durante la gara, chiaramente nei limiti dell’agonismo».

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